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Il testa-a-testa fra le due posizioni maggioritarie, che a mio avviso potrebbero non essere necessariamente alternative ma che nella pratica lo sono diventate, quella della Fim-Cisl e l’altra della Fiom-Cgil, ha creato quel solco che diventa sempre più profondo fra due ali di lavoratori che se uniti farebbero sicuramente di più i propri interessi, arricchendo la vita all’interno delle imprese ed anche i benefici per chi all’interno di esse presta la propria opera.
Il mittente della missiva, che si definisce sindacalista di lungo corso, analizza quanto la posizione della Fiom sia quella di un Sindacato che tratta e fa’ accordi soltanto se si salvaguardano i principi, mentre quella della Fim al contrario sia quella del Sindacato che pur di raggiungere l’obiettivo finale, l’interesse dei Lavoratori, quando non condivide i principi, prende atto e va’ avanti.
Il nostro sindacalista di lungo corso ha colto nel segno, il prendere atto e andare avanti e ciò che differenzia i due sindacati, in questo momento storico senza questo passaggio molti contratti nazionali non sarebbero stati rinnovati, molti accordi aziendali non sarebbero mai stati siglati, milioni di Lavoratori avrebbero avuto condizioni di lavoro economiche e non solo meno favorevoli.
I dati sono noti, quando un Sindacato, la Fiom, si concede il lusso di non trattare e non firmare ben tre contratti nazionali degli ultimi quattro, significa che c’è qualcosa che non va, che forse la sua “mission” sta venendo meno.
A questo punto bisogna guardarsi allo specchio, anzi negli occhi, lo dico soprattutto ai miei amici fiommini, cosa vogliamo venga al primo posto, specie in questo disastroso momento storico?
Vogliamo che vengano rispettati i principi a tutti i costi, anzi costi-quel-che-costi, oppure siamo disponibili ad una flessibilità, ad andare oltre con intelligenza, al fine di ottenere maggiore concretezza da poter distribuire a tutti noi Lavoratori?
nanni
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