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Forse in omaggio al vate, capace in settimana di espugnare il Camp Nou e griffare “Special One” lo scudetto 2012 in Spagna, Stramaccioni ha proposto un mourinhano 4-2-3-1: il rientrante Maicon dal primo minuto, Chivu al centro per ovviare all’assenza di Samuel, Zanetti a sinistra. Quindi il duo Poli-Cambiasso a fare da diga e spendersi per sostenere la trazione anteriore nerazzurra: Forlan, Alvarez e Zarate dietro Milito. L’eterno dilemma sul primato del gioco di squadra rispetto ai giocatori è stato risolto, nella circostanza, in favore del primo. Non sono bastati quattro giocatori offensivi per creare seri pericoli ai viola. Nessuna occasione nel primo tempo, una supremazia territoriale sterile nei secondi quarantacinque minuti. L’Inter ha cercato di fare la partita, ma Boruc è stato chiamato in causa col contagocce. Zarate e Alvarez hanno avuto qualche buono spunto. Poco e male per potere pensare di fare bottino pieno. L’unica volta in cui Milito è stato pericoloso, a tre minuti dalla fine, ha dovuto fare tutto da solo. Manca l’incisività. E poi comincia a diventare irritante il modo in cui quasi sistematicamente si sbaglia l’ultimo passaggio. Emblematica la bella iniziativa di Alvarez (interrotta comunque per fuorigioco) sul finire della gara, conclusa con un assist incredibilmente fuori misura. Le occasioni migliori sono capitate alla Fiorentina. Il rigore di Ljajic al 68’ neutralizzato da Julio Cesar (terzo su dieci, in questa stagione) e la conclusione di Nastasic che ha sibilato a pochi centimetri dall’incrocio dei pali, dieci minuti dopo. In altri tempi, si sarebbe detto “alla fine è andata bene”. In altri tempi.
PS: non se ne può più di squadre ostaggio dei propri ultras. Quello che è accaduto a Genova è semplicemente vergognoso. Che le tifoserie possano decidere se fare disputare o meno un incontro di calcio, dovrebbe fare riflettere prima di tutto le società che molto tollerano e molto, spesso, strumentalizzano. Non è questione di tessera del tifoso o di ordine pubblico. È il rapporto tra tifosi e squadre che va rivisto.
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