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Flash Fiction: cos’è e perché è importante per i nuovi scrittori digitali

Creato il 04 settembre 2014 da Scrid
Posted on 4 settembre 2014 by in scrittura creativa | Leave a comment

Un articolo di Debbie Young dell’Alliance of Indipendent Authors

Come qualcuno che ha trascorso gran parte della sua carriera scrivendo articoli relativamente brevi, dal giornalismo, ai comunicati stampa, alle brochure, e come fervente blogger, ho naturalmente virato verso la narrativa di forma breve.

Ho scoperto la Flash Fiction grazie al National Flash Fiction Day, fondato due anni fa dallo scrittore inglese Calum Kerr, e mi è venuto subito ad abbracciare ciò che sembrava a prima vista un formato incredibilmente restrittivo: in genere tra le 75 e le 1.000 parole, talvolta ancora meno.

La Flash Fiction non è nuova: da tempo si scrivono storie di questo genere chiamandole con vari altri nomi, come micro-fiction o racconti ultra-brevi. Ernest Hemingway, una volta ha scritto un classico in sei parole che è spesso citato come l’esempio perfetto di tale scrittura.
Parte dell’intrigo della flash fiction risiede in quello che non dice. Rivela quanto basta per coinvolgere l’immaginazione del lettore e fare in modo che collabori con l’autore sullo sviluppo di dettagli e retroscena della storia.

Ironicamente si potrebbe scrivere lunghi saggi per spiegare tali racconti. C’è potere in tale brevità.

Perché adesso è un buon momento per scrivere Flash Fiction.

Si tratta di una forma ideale per l’era digitale, in cui un ampio accesso a Internet rende facile il download e la lettura di narrativa breve su piccoli schermi in qualsiasi momento.

I cinici potrebbero anche dire che è la lunghezza ideale per catturare l’attenzione di breve durata presunta della gioventù moderna, ma penso che sia ingiusto. Se si prende in mano una buona antologia di flash fiction, può essere come aprire un pacchetto di caramelle: ne assaggi una o due, e prima di rendertene conto hai consumato tutto il pacchetto in una sola volta.

Personalmente preferisco collezioni in cui le piccole storie sono unificate sia nel tema che nella struttura, come nella flash fiction di Helena Mallet, che comprende 75 storie ciascuna di 75 parole, o in “Lunch Hour” di Calum Kerr, che ruota intorno a tutto ciò che potrebbe succedere in quella breve frazione del giorno. In “Quick Change” ho messo le storie in ordine crescente secondo l’età dei personaggi chiave, letteralmente, dalla culla alla tomba.

Nonostante i vincoli del suo basso numero di parole, la flash fiction può adattarsi al racconto tradizionale, come alla sperimentazione creativa, se lo si desidera. Con le forme brevi è, infatti, molto più facile sperimentare di quanto lo sia con un romanzo lungo.

Perché scrivere Flash Fiction?

Non fatevi ingannare dalla brevità di questa forma d’arte. Ci vuole abilità e sforzo per adattare una grande storia ad un piccolo spazio. Credo che scrivere flash fiction è un esercizio molto utile per gli autori che vogliono esercitarsi ad esprimersi attraverso un numero limitato di parole, ad esempio giornalisti e blogger, o chiunque cerchi di rafforzare la propria scrittura eliminando il superfluo.

Spesso scrivere più parole ogni giorno è percepito come un passo essenziale sulla strada per vendere più libri, eppure il messaggio chiave racchiuso in questo piccolo ma perfetto genere narrativo è che “meno è sicuramente di più”.


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