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FOMC poco rilevante, ecco come reagiscono dollaro e euro

Da Mrinvest

Il FOMC statunitense non ha fornito, come era lecito attendersi, riscontri particolarmente vivaci. Anzi, è lecito riassumere come la riunione del comitato sia stata piuttosto interlocutoria e di conseguenza la reazione del dollaro sia stata prevedibilmente moderata. Come era fortemente scontato (quasi nessun osservatore ci ha scommesso sopra, consapevole – anzi – che il prossimo rialzo sarà presumibilmente spostato in avanti), i tassi sono rimasti invariati.

La novità più rilevante è tuttavia che la Federal Reserve non ha voluto trasmettere alcun messaggio che, dati gli sviluppi recenti, un rialzo alla prossima riunione di marzo potrebbe essere meno probabile. Ne consegue che agli occhi degli stakeholders l’istituto monetario ha preferito lasciarsi aperte tutte le porte possibili, marzo incluso (anche se in realtà appare abbastanza improbabile, lasciando invece più probabile la possibilità di un incremento nel mese di aprile).

Ulteriormente, la Fed ha indicato che la ripresa dell’economia statunitense potrebbe proseguire ma non ha omesso di rilevare che gli sviluppi internazionali potrebbero avere effetti negativi sullo scenario domestico. Pertanto, al momento la Federal Reserve non se la sente di trarre delle conclusioni ragionevoli sugli effetti dei recenti sviluppi internazionali e fino al prossimo FOMC (seduta che, a nostro giudizio, non dovrebbe apportare ritocchi ai tassi di interesse di riferimento) la Fed sarà pertanto a guardare l’evoluzione dei dati e degli scenari, per poter valutare meglio la situazione.

Per quanto attiene la riunione di marzo, è prevedibile che, anche se non ritoccherà i tassi di interesse di riferimento, quell’occasione sarà utile al FOMC per poter affermare se il quadro dei rischi sia rimasto pressoché invariato, oppure se sono aumentati quelli verso il basso. In questa seconda ipotesi, il sentiero dei rialzi dei tassi di interesse di riferimento sarà ancora più cauto di quanto ipotizzato a dicembre e di quanto si sta evolvendo in questi giorni. Alla luce di quanto sopra, il dollaro si è ulteriormente indebolito, ma in misura contenuta e in assenza di sorprese verso l’alto dovrebbe mantenersi nella parte medio-bassa del range dell’ultimo mese.

Per quanto invece riguarda l’euro, la risposta della valuta unica europea al FOMC è stata modesta, con lieve risalita sul dollaro, ma sotto i massimi pre-BCE di metà mese. I rischi di una salita verso quota 1,1000 rimangono aumentati, ma la permanenza su questi livelli dovrebbe essere di breve durata, perché a marzo la BCE potrebbe aumentare lo stimolo monetario.

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