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Forse nella nostra vita ci vorrebbe più “kula” -

Creato il 07 settembre 2012 da Ciro_pastore

FORSE NELLA NOSTRA VITA CI VORREBBE PIÙ “KULA” - Cral aziendale e Cassa Capuano dovrebbero recuperare il loro ruolo di cooperazione e di mutuo soccorso che negli anni è andato notevolmente affievolendosi  sostituito da un innaturale spirito mercantile FORSE NELLA NOSTRA VITA CI VORREBBE PIÙ “KULA” È necessario creare una Banca del Tempo per non essere più asserviti alle logiche perverse del mercato capitalistico e combattere la crisi Qualcuno di voi avrà subito pensato che, come mi capita a volte, sto per parlarvi di argomenti pepati con un linguaggio farcito di parolacce. Invece no, sarete costretti a ricredervi. L’argomento che sto per trattare è serio, anzi serissimo. Tanto serio che spero di renderlo meno noioso, provando a dimostrarvi che sarebbero possibili altre forme di organizzazione sociale diverse da quella in cui viviamo, basata essenzialmente sull’inflessibile, e spesso, cinica legge del mercato. Soprattutto, in questo momento di crisi strutturale del capitalismo, c’è spazio, forse, per le cosiddette Banche del Tempo. Si tratta di sistemi di scambio non monetario che consentono ai partecipanti di scambiare beni e servizi pagando essenzialmente con il proprio “tempo”. Da sempre l’umanità ha scambiato beni e servizi, anche prima dell’invenzione della moneta. E siccome, prossimamente, con l’applicazione del Contratto di Solidarietà, di tempo disponibile ne avremo “tanto”, ecco che nasce la necessità e l’interesse di utilizzarlo al meglio. Innanzitutto, però, spieghiamo cosa è il Kula. Come è possibile apprendere da Wikipedia, si tratta di una particolare forma di scambio di oggetti (anelli e bracciali di conchiglie) praticato dalle popolazioni dell’arcipelago delle Trobriand Islands (Oceano Pacifico) consistente in uno scambio “rituale”, apparentemente privo di motivazioni economiche immediate. I partecipanti al Kula compivano viaggi (anche di centinaia di chilometri) in canoa per scambiarsi doni. Gli oggetti dovevano circolare in continuazione, restando nelle mani del possessore solo per un periodo limitato di tempo e venivano poi barattati nel corso di visite che gli abitanti delle isole si scambiavano periodicamente. Non c’è un valore standardizzato esplicito nei beni scambiati. È il giudizio dei partecipanti che sancisce la giusta equivalenza, anche prolungando gli scambi fino a quando non si raggiunge un accordo soddisfacente per entrambi. Avendo un andamento circolare, questi oggetti possono ritornare da dove erano partiti, ma raramente vanno a finire nelle mani del medesimo donatore o ricevente. Il percorso completo nell’anello può richiedere anche parecchi decenni. E non pensiate che la nostra civiltà sia immune da queste forme di scambi di doni ritualizzati. A tutti voi sarà capitato di riciclare regali di nozze, piuttosto che di Natale o compleanno, poco graditi, creando una sorta di sistema Kula in cui bisogna star attenti a come riciclarli e, spesso, dopo innumerevoli passaggi di mano sono ritornati misteriosamente a noi… Quale è l’obbiettivo dello scambio dei doni nel kula ? Ribadire la relazione di amicizia e di collaborazione fra partner economici abituali, rinsaldando rapporti tra gruppi e individui geograficamente lontani, ma legati simbolicamente da un vincolo importante, il kula, che contiene un forte messaggio sociale condiviso: “possedere significa dare”. La ricchezza quindi coincide con la generosità, che a sua volta alimenta il prestigio. Come si vede, non si tende ad accumulare beni ma a condividerne la possibilità d’uso. Un po’ come avviene nella condivisione delle informazioni in rete (es. peer-to-peer, e-Mule ecc. open source software, blogs) dove le notizie, la musica, i film sono prelevabili gratuitamente (anche se questo scatena poi la reazione repressiva delle majors proprietarie dei diritti d’autore). Ma si pensi anche alla donazione del sangue o alle banche etiche, le banche del tempo, i gruppi di acquisto solidale, il mercato equo-solidale, il volontariato nel terzo settore. In periodo di forte crisi strutturale del sistema capitalistico basato sul mercato, ecco che occorre dare più spazio ad iniziative di scambio non basate sulla moneta che hanno la capacità di creare relazioni interpersonali basate su reciprocità e fiducia. Le relazioni interpersonali create dai partecipanti sono caratterizzate da una componente strumentale, il vantaggio economico reale prodotto dagli scambi, e da una componente relazionale, che nella maggior parte dei casi tende a prevalere sulla prima. Ma come funziona esattamente una banca del tempo? Fondamentalmente, si basa sullo scambio simmetrico di servizi non professionali che intercorrono tra i soci il cui valore è misurato in “ore” ed è pari alla durata del servizio fornito, a prescindere dalla tipologia, per cui tutti i servizi sono uguali: un’«ora» di lezione di inglese è uguale a un’«ora» dedicata alla compagnia a un socio anziano o a un’«ora» dedicata alle attività amministrative e organizzative della banca stessa. Ogni socio, al momento dell’adesione ad una banca, apre un conto sul quale sono registrate le ore corrispondenti ai servizi che offre (crediti) e che chiede (debiti) agli altri soci. Il tipo di reciprocità che opera tra i soci di una banca del tempo non può essere spiegata con le teorie dell’altruismo, al contrario, il comportamento di un socio altruista, cioè che fornisce più servizi di quanti ne chieda agli altri soci, non rispetta le caratteristiche della reciprocità. Le esperienze finora realizzate hanno dimostrato che i soci si comportano in maniera affidabile, non opportunistica, e sono disposti a fidarsi reciprocamente. Una banca del tempo facilita l’adozione di comportamenti affidabili non solo attraverso la ripetizione degli scambi, ma soprattutto attraverso l’aspettativa reciproca che tutti gli altri si adeguino. All’opposto, un comportamento di tipo opportunistico è quello del socio che chiede servizi agli altri e, una volta raggiunto il limite massimo di ore di debito consentito dalla banca, decide di lasciare l’associazione senza prima aver reciprocato le ore ricevute. In tal caso, il socio opportunista ottiene un guadagno materiale dato dai servizi di cui ha beneficiato e dalla moneta convenzionale, gli euro, che ha risparmiato ma sicuramente il suo prestigio ed affidabilità personale saranno distrutti. È vero, invece, che partecipando agli scambi in una banca del tempo i soci sviluppano una rete di relazioni fondate sulla fiducia e sull’aspettativa di comportamenti affidabili. Incentivando le relazioni fiduciarie tra i soci e stimolando alla partecipazione alla vita della nostra comunità aziendale, la banca del tempo potrebbe diventare uno strumento per recuperare quel prezioso capitale che è il “senso di appartenenza”, oramai quasi del tutto depauperato. Cral aziendale e Cassa Capuano potrebbero, così, recuperare il loro ruolo di cooperazione e di mutuo soccorso che negli anni è andato notevolmente affievolendosi, sostituito da un innaturale spirito mercantilista. Inoltre, una banca del tempo è contraddistinta da una particolare visione del tempo e soprattutto del tempo dedicato alle relazioni interpersonali. Tale visione è antitetica rispetto a quella delle società avanzate e a quella propria della teoria economica dominante, che considera il tempo la risorsa scarsa per eccellenza ed è centrata sulla dicotomia tempo di lavoro e tempo di non lavoro. La partecipazione agli scambi consente ai soci di migliorare l’allocazione del loro tempo e valorizzare il tempo dedicato alla cura e alle relazioni, schiacciato dalla pressione che la scarsità di tempo esercita sulle relazioni interpersonali. Sono indubbie, infatti, le potenzialità delle banche del tempo come strumenti per contrastare il progressivo indebolimento relazionale che caratterizza le società postmoderne, in cui individualismo e nichilismo hanno preso il sopravvento. Attraverso le banche del tempo, fondate sulla reciprocità e sulla fiducia, gli enti locali possono ideare politiche per la conciliazione dei tempi della città innovative, puntando alla valorizzazione del tempo individuale e delle relazioni interpersonali. Inoltre, le banche del tempo incidono sul benessere dei soci, ma puntano anche ad espandere le reti di reciprocità e fiducia al di fuori del gruppo dei partecipanti, con effetti positivi sulle comunità in cui operano attraverso la diffusione di comportamenti socializzanti. Quindi, non resta che sperare che ci sia più kula nella nostra vita… Ciro Pastore Il Signore degli Agnelli (mail: [email protected] - FACEBOOK: Ciro Pastore - TWITTER: @ciropastore62)   leggimi anche su http://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.com/

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