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Foxcatcher

Creato il 04 febbraio 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Foxcatcher_First_Teaser_PosterUna storia americana, metafora del logorante potere

Presentato a Cannes 67, Foxcatcher è l’ultimo film diretto da Bennett Miller, che utilizza nuovamente lo sport (stavolta la lotta libera) per raccontate gli Stati Uniti. Un film che scava nella psicologia dei personaggi e consegna allo spettatore un prodotto livido e brutale, contraddistinto da uno stile trattenuto e da una carrellata di sconfitti.

Il campione olimpico di lotta Mark Schultz viene contattato dall’industriale John Du Pont. Costui, magnate armaiolo ed erede di un dinastia centenaria, vuole creare un team di lottatori che tenga alto il prestigio degli USA alle successive Olimpiadi di Seul 1988. Mark accetta ed è la possibilità di staccarsi dall’ingombrante figura del fratello Dave, che lo ha cresciuto come un padre.

È indubbia la capacità di Miller di lavorare sui personaggi in modo sublime. Difatti se Larte di vincere mostrava la rabbia repressa di un manager in cerca di rivincita e di affermazione in un modo del tutto nuovo per il mondo del baseball, Foxcatcher mette in fila principalmente due personaggi (facce della stessa medaglia) in cerca di riscatto, proprio perché vissuti all’ombra l’uno (Mark Schultz) del fratello Dave e l’altro (John Du Pont) dell’anaffettiva madre. Tuttavia il romanticismo sportivo di Larte di vincere in Foxcatcher scompare e viene sostituito da un apparato livido e noir, nel quale il dramma fa spesso capolino tra le inquadrature, nelle quali si respira la tragedia, e che richiama un precedente film di Miller che era Truman Capote.

Si è di fronte nuovamente a una storia vera, una vicenda americana che ha sconvolto l’opinione pubblica nel 1996 e che viene riproposta sullo schermo in modo brillante, senza forzature narrative o eccessi stilistici. Foxcatcher è un prodotto che indaga le complessità psicologiche dei protagonisti, i rapporti che intercorrono tra loro e pone su un piatto d’argento una critica alla società statunitense. Al centro della pellicola c’è il potere, quello che sembra il passe-partout della felicità e che è in grado di “comprare” qualsiasi cosa (amicizie, riscatto e uno stile di vita migliore). Quel potere che lentamente si fa strada e diviene morboso, brutale e pieno d’insidie. Ed è su questo che Miller si sofferma e costruisce una pellicola che ostenta tre magnifiche interpretazioni. Difatti lo spettatore si ritrova ad osservare Channing Tatum, silenzioso e “dimenticato” rabbioso dall’imponente presenza scenica, Steve Carrell, irriconoscibile magnate dalla labile psicologia e dalla bassissima considerazione, e Mark Ruffalo, uomo moralmente retto, che non sa mentire a se stesso e che pagherà il prezzo più alto; tre uomini che lottano (in modo diverso) per sopravvivere.

Foxcatcher è un film che si prende la responsabilità di criticare e mettere alla berlina un sistema che ammalia e contemporaneamente diviene ricatto morale. Una pellicola che condanna il “gioco al rialzo” di un rapporto fraterno, tra colui che si spaccia per patriota (Du Pont) e colui che vede nella possibilità di essere qualcuno (Mark) la via di fuga da una vita priva di stimoli.

Miller tutto ciò lo mette in scena con lucida consapevolezza, evitando di forzare il ritmo, ma limitandosi a raccontare effimeri intrecci “acquistati” a peso d’oro. Un prodotto che contiene nel conclusivo grido U.S.A – U.S.A. – U.S.A., una beffarda e amorale presa in giro, un grido di guerra dal sapore rancido.

Uscita al cinema: 5 marzo 2015

Voto: ****


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