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Foxconn e le reti. Antisuicidi.

Creato il 29 marzo 2011 da Cobain86
20110217_wired_cover_foxconn

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1 milione di lavoratori. 90 milioni di iPhone. 17 suicidi. Questo è il posto da dove pronvengono i tuoi gadget. Dovrebbe importantene?
Meravigliosa indagine di Wired America elaborata da Joel Johnson (redattore su Gizmodo.com, dove blogga gli ultimi gadget tecnologici ndr) che ho deciso di seguire, tradurre e approfondire per capire meglio una stiuazione drammatica: buona lettura.

Da questa mia rielaborazione ho scoperto che la Foxconn è la principale produttrice di componentistica per aziende del calibro di Apple, Nokia, Dell, Samsung, Motorola, Sony, Nintendo, Microsoft e Hewlett-Packard. Praticamente il 90% del nostro armamentario tecnologico proviene da questa potente multinazionale che ha la sua fabbrica principale a Shenzhen, ridente località che ospita questa fonte di reddito e guadagno.

La cosa che però non scrivono sul proprio sito Internet sono i turni massacranti da 12 ore ininterrotti per due settimane, che alienerebbero chiunque: su oltre un milione di lavoratori già 17 si sono lanciati a volo d’angelo (e altri 16 sono stati sventati dall’azienda taiwanese prima che li seguissero nel folle gesto) dai piani alti per la troppa pressione ricevuta. Hanno dovuto mettere le reti e chiamare monaci buddisti per parlare con i dipendenti ed “esorcizzare” le influenze negative che l’edificio aveva in sè.

Le reti di Foxconn (boston.com)

Le reti di Foxconn (boston.com)

Pur rispettando tutte le religioni credo che il buddismo qui sia poco pertinente: quando delle persone vivono in campus simili a quelli universitari e dormono in stanze grosse come un box del garage (ovviamente con altri 7 inquilini), forse, se arrivano a farla finita non è colpa del Feng Shui.

Di recente l’azienda ha aperto le porte ai giornalisti, ha aperto uno spazio con psicologi (ovviamente semi-deserto, visto i turni che devono fare), si dichiara estranea ai fatti. Apple da canto suo se ne lava totalmente le mani, dichiarando con calma impressionante che seguono solamente la normativa locale (che ritiene legittimo e onesto lavorare oltre 60 ore a settimana per una paga da fame, ndr), mentre se avessero un minimo di responsabilità sociale dovrebbero imporre degli orari più umani e paghe accettabili.

La Foxconn quindi ripropone il caso già visto di Nike anni fa: sweatshop a basso costo dove i morti non contano e non fanno notizia, conta la realizzazione di 2 milioni di pezzi entro due settimane altrimenti la multinazionale di turno rescinde il contratto e si rivolge allo sfruttatore vicino.

In questo bieco mercato di esseri umani verrebbe legittimo chiedersi che prezzo hanno i nostri gadget, le nostre utility quotidiane che portiamo in tasca con tanta fierezza e orgoglio, quando poi a farne le spese sono cinesi sfruttati che inseguono la speranza di una vita migliore rispetto a quella offerta dalla provincia campagnola.
I Macbook e gli iMac non compaiono tra la lista di prodotti realizzati dalla Foxconn: è specializzata in schede madri, piccoli devices e minuteria elettronica varia che però movimenta oltre 150 milioni di dollari l’anno.

Rimane comunque la questione che nel 2011 certe notizie siano semplicemente inaccettabili, considerando che queste persone muoiono solamente per una sbagliata gestione del lavoro e per una totale mancanza di responsabilità sociale da chi di dovere. Certe scene si dovrebbero vedere solo nei film e non nella vita reale. Sipario.

Marco


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