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Fra idee politiche e societa': quali (nuovi) paradossi per la "res publica"?

Creato il 15 febbraio 2014 da Alessandro @AleTrasforini
"[...] La politica è un'attività d'insieme che riguarda il governo d'intere collettività.
La si potrà specificare rispetto ai diversi ambiti in cui si applica: politica interna, estera, economica, sociale, culturale, ecc. Ma queste partizioni sono elementi di un'attività pratica [...] riguardante l'insieme, il cui governo sta [...] sulle spalle dei 'politici'.
'Tu ed io, caro amico - scriveva John Adams a Thomas Jefferson [...] - siamo stati inviati al mondo in un tempo in cui avrebbero voluto vivere i grandi legislatori dell'antichità.
Ben pochi della razza umana hanno mai avuto l'opportunità di scegliere un governo per sè e i figli, più di quanta ne abbiano avuta di scegliersi l'aria, il suolo o il clima.'
La libertà della politica, in nome della quale si progettano riforme e si preparano rivoluzioni sociali, nasce precisamente da questo presupposto: che la politica e i politici possano governare le condizioni d'esistenza della società e quindi abbiano potere nello stabilire i caratteri di queste ultime. [...]
si pensi [...] alla definizione di politica e di politico che valeva nell'antichità [...].
La politica si definiva la cura (della felicità) dei cittadini e il buon politico era paragonato al medico che guarisce le malattie, al nocchiero che governa con perizia la sua nave, [...].
Quali sono, in questi casi, le idee che muovono tutta questa gente, governanti compresi? [...]
Quando si usano immagini di tal tipo [...] abbiamo a che fare con idee classificabili in quelle della 'mente che risolve'. Secondo ciò che si pensa nel mondo moderno [...] le idee politiche sono il prodotto della 'mente che progetta'.
Per gli antichi, i problemi erano 'dati' e occorreva risolverli; per i moderni, il compito è innanzitutto quello di porre i problemi, per poi risolverli. La politica è attività progettuale.
Il più grande 'progetto' è la costituzione politica, cioè l'organizzazione della vita sociale secondo ideali generali, riversabili nella pratica del governo.
Per questo, le  idee esclusivamente mitiche e le utopiche non appartengono al pensiero di chi opera politicamente.
Ma tutte le altre, sì: il progetto, per tradursi in pratica, ha bisogno di idee che risolvono problemi, alla luce del progetto; le idee che risolvono, a loro volta, hanno bisogno di idee che conoscono e organizzano le conoscenze in concetti, categorie astratte.
Il compito del progetto è unificare, in una visione d'insieme, la particolarità degli elementi che lo compongono.
L'errore capitale di ogni politico è il difetto di analisi, cioè l'ignoranza delle situazioni condizionanti che trasforma il progetto in utopia velleitaria.
Ora [...] il tempo che viviamo è quello della moltiplicazione degli elementi, fino alla loro frammentazione infinitesimale. Ogni elemento si presenta con le sue caratteristiche, irriducibili [...].
Le scienze naturali hanno scomposto il mondo [...] in elementi minimi che ci conducono vicini al nulla che precede la realtà. Le scienze sociali, sulle quali le idee politiche si appoggiano, a loro volta hanno spezzato le visioni d'insieme delle società. [...]
Oggi [...] le categorie generali della soggettività sociale si sono sbriciolate in mille frammenti che pongono domande alla politica e attendono risposte differenziate.
Le visioni d'insieme arrancano. Le ideologie [...] sembrano cose d'altri tempi. [...]
Ciascuna categoria, frammentata a sua volta fino all'individuo con i suoi problemi personali, si rivolge alla politica, pone le sue domande e la costringe ad arrancare. [...]
Come può la politica tenere insieme tutto questo?
La società si è frammentata e così rischia di mandare in frantumi il quadro d'insieme.
La politica retrocede e, con essa, le idee progettuali, che della politica sono l'alimento.
Esse lasciano il posto alle idee 'problem solving', che tamponano le situazioni critiche.
Le idee che si propongono di cambiare il quadro entro il quale quelle situazioni si sono prodotte non hanno corso.
Non è un caso che i Governi politici cedano il passo a Governi tecnici, ora in forma manifesta, come in Italia, ora in forma appena dissimulata, come in altri Paesi d'Europa.
Ci troviamo in questa condizione: la nostra vista si è fatta [...] acutissima, quanto ai particolari, ma siamo ciechi di fronte a ciò che li dovrebbe tenere insieme, cioè a ciò che è generale.
Ridare vista alla politica: questo dovrebbe essere il compito.
Riacquistare la vista coincide col rincominciare a parlare di idee politiche, cioè di idee  generali e progettuali.
Si dirà: non c'è forse [...] un'idea politica, anzi un'ideologia che domina le società del nostro tempo, condiziona i governi, rende necessaria la loro azione e l'indirizza, chiede ai cittadini sacrifici pesantissimi, come sotto una legge di necessità? Certamente c'è.
Ma è un'idea impolitica: l'assolutezza della legge del mercato, anzi: dei mercati globalizzati, dove il legislatore che ha posto questa legge cogente s'è nascosto nell'invisibilità, nell'incontrollabilità, nell'inevitabilità, cioè nella sfera della necessità o del destino.
Ma questo non è politica: è il contrario della politica, così come la concepiamo: la sfera delle scelte.
Se la possibilità delle scelte non c'è, siamo fuori della politica o, almeno, della libertà politica. [...]"
Fonte: "Fondata sulla cultura - Arte, scienza e Costituzione", G.Zagrebelsky, Vele - Einaudi Editore



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