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Frammenti milanesi/27 - It was my bike

Creato il 11 giugno 2012 da Mapo
"Ma ti sembra che sono uno che ruba le bici?!"
Arco della Pace, 2.30 am, "brillanti" come calici da vino appena usciti dalla lavastoviglie. Un amico di lunga data, stanco di scarrozzarmi in giro in questi lunghi e fiacchi giorni di inizio estate, mi propone di prendere in prestito una mountain bike adagiata ad una ringhiera al bordo della strada, di fianco al marciapiede. Slegata.Io, lontano mille miglia da casa, con la mia Mingardi strettamente legata ad un palo in Porta Genova, rifiuto l'alternativa con un politically correct "queste cose non si fanno"!Ed eccomi in un baleno sul sedile passeggero di una macchina sparata nell'eterno traffico notturno milanese, a pochi minuti da letto e pigiama.
Frammenti milanesi/27 - It was my bikeIl pomeriggio dopo, chiavi del lucchetto alla mano dopo una giornata in ospedale, sono a due passi dai Navigli, pronto a recuperare la mia nera compagna di tante avventure (un po' malandata ultimamente a onor del vero) e pedalare verso casa.Percorro il marciapiede a lunghe falcate con fare sicuro fino alla vetrina di quel fruttivendolo dove, "ma ero sicuro!", l'avevo lasciata. Vuoto assoluto. Torno sui miei passi, convinto che la mancanza di sonno giochi brutti scherzi alla memoria (e in questo periodo sono particolarmente vicino alla soglia epilettogena), ma niente da fare: della mia due ruote nemmeno l'ombra. Rifaccio lo stesso percorso per l'ultima volta e intanto mi rassegno all'idea: mi hanno fottuto la bici.La conferma arriva dal lucchetto un po' arrugginito e difettoso che trovo lì, impotente e mutilato sull'asfalto, vittima innocente di robuste tenaglie!
A metà tra una specie di umorale rigurgito leghista e la tentazione di rastrellare il quartiere alla ricerca della dispersa, mi siedo sul marciapiede, ancora incredulo.Ce l'avevo ormai da 4 anni. Veniva da un grosso negozio di biciclette bresciano, nemmeno a buon prezzo. L'avevo comprata con i soldi del risarcimento di un tamponamento da parte di un pensionato sgommante uscito bevuto da un bar del quartiere (che era anche scappato dopo avermi distrutto la bici di allora!). Qui il resoconto dell'accaduto. Tra le imprese da ricordare: mille corse sui Navigli, fino anche lungo tutta la Martesana, uno stile indomito nello sfuggire alle rotaie del tram e alle temibili grinfie del pavé, tante notti legate a Porta Romana ad aspettarmi fedele dopo una notte di guardia.Ultimamente cominciava a zoppicare: la luce attivata con la dinamo era ormai solo un ricordo, aveva perduto il campanello, la ruggine si stava mangiando parte del manubrio e qualche cigolio di troppo accompagnava il mio andare per le strade schivando SUV e passeggini. Ma le volevo bene, e ora posso solo ricordarla con questa specie di epitafio, sperando un domani di vedermela sfrecciare davanti, magari riverniciata, magari appoggiata sotto le chiappe di una studentessa di filosofia, venduta a 30 euro alla fiera di Senigallia, magari senza nemmeno riconoscerla, ma pensando semplicemente: "però, che bici!".
PS. Poco male, un motivo in più per mettermi una delle miei magliette preferite (vd foto in questo post)

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