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Francesca Morelli ha vinto la seconda serata di 8×8

Creato il 21 marzo 2012 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

Francesca Morelli, con il racconto Il vestito buono, ha vinto la seconda serata di 8×8, con il punteggio più alto sia della giuria sia del pubblico.
«Un racconto letterario, dove chi scrive sa dove ci vuole portare, un racconto sapientemente condotto» hanno commentato i giurati. «Una narratrice in ascolto» la venticinquenne Morelli di Castellamare di Stabia, laureata in Giurisprudenza e con un romanzo pubblicato da Arduino Sacco. Il secondo classificato è stato Federico Falcone con Paperi e dinosauri e Paolo Mensitieri con Bar automatico ha ottenuto il terzo punteggio migliore.

Proponiamo una breve recensione di Il vestito buono di Alessia Caputo.

Il vestito buono lo indossa il signor Pellegrino, di mestiere operatore ecologico, la mattina in cui deve testimoniare davanti al procuratore. Ha trovato un cadavere durante il solito giro all’alba, mentre svuotava i cassonetti con il suo collega. Ha voglia di raccontare la verità ma l’avvocato, uno di quelli che difendono «la schifezza della gente» cerca solo di mettergli in bocca le parole giuste per coprire il cliente degli “Scannacristiani” di turno.
Un vestito come uno scudo, portato in modo timido, ma non da un timido, questo racconta Francesca Morelli con la disinvoltura di chi sa come vanno certe cose. Una consapevolezza che un po’ commuove e un po’ turba per quanto sia scontata. Lo stile e la lingua usati colorano il racconto, lo incorniciano in una dimensione familiare e sconosciuta allo stesso tempo, in cui i personaggi sono eroi moderni e la città un luogo da conquistare e difendere.
«Mo’ sto seduto dietro al banco dei testimoni e penso alla giacca che non si chiude, ad Annarella che mi sta cucinando la pasta col sugo e al libro di biologia di mia figlia. Ma penso pure che l’avvocato qui non lo sa che io non tengo paura e nemmeno c’ho bisogno che lui mi offra il caffè. E non sa nemmeno che quando è inverno, e mi sveglio che è ancora buio, scendo per strada e questa città è vuota. Non c’è anima viva. Ci siamo solo io e Peppe e ci sembra tutto nostro e lui, l’avvocato, pure se si mette la cravatta ogni giorno una città tutta sua non l’avrà mai».


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