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Twixt USA, 2011 di Francis Ford Coppola Con Val Kilmer, Ellen Fanning, Bruce Dern, Ben Chaplin USCITA ITALIANA: autunno Se ti piace guarda anche: Il mistero di Sleepy Hollow, Misery non deve morire
Uno scrittore di romanzi gotici di serie B (un Val Kilmer appesantito ed eccellente) arriva in uno sperduto paesino americano per firmare qualche autografo. In realtà ne firma solo uno, per l’ex sceriffo (Bruce Dern, perfetto), che lo vuole coinvolgere nelle indagini di un efferato omicidio che serva da spunto a un romanzo da scrivere insieme. Lo scrittore, prima titubante, finisce per cedere in seguito alle pressioni finanziarie della moglie e a sogni ispiratori in cui compaiono una misteriosa ragazzina (Ellen Fanning che conferma lo straordinario talento già rivelato con la figlia del regista in Somewhere) e lo spirito di Edgar Allan Poe (Ben Chaplin, sempre ottimo caratterista). A 40 anni esatti da Il Padrino, Francis Ford Coppola è ancora in grado di stupirci: incurante oramai del successo commerciale delle sue opere, il regista di Apocalypse Now da qualche anno a questa parte (Un’altra giovinezza, Segreti di famiglia) firma pellicole fuori dagli schemi, in cui traspare quanto la sua passione e il suo talento siano rimasti intatti. Twixt è un piccolo divertissement che non ha nulla a che fare con i titoli che resero celebre il maestro italo americano e che sicuramente passerà inosservato, complice anche una distribuzione che si dimentica volentieri dei grandi; eppure questa piccola opera merita una visione e un’attenta analisi. Coppola infatti firma un film spiazzante ed eccessivo, per tecnica e tematiche. Visivamente magnifico, con una fotografia deliberatamente sospesa tra il Kitsch e il sublime, con il rosso del sangue sempre in evidenza (nulla di nuovo, dopo Sin City e tim Burton), scenografie quasi teatrali, luci e colori fantasiosi e irreali. C’è spazio anche per il 3D, ma solo in due scene, ragione per cui sarà piuttosto difficile vederlo in questa versione. Ciò che più stupisce sono però le tematiche, perché anche il vecchio Coppola ha ceduto alla moda dei vampiri, proprio lui che 20 anni fa aveva firmato il Dracula di Bram Stoker. Questa volta affronta il tema in modo divertito e divertente, mescolando giallo, horror e humour. Ma un altro tema fondamentale è quello della creatività, dell’ispirazione: irresistibile la scena in cui Val Kilmer scrive e riscrive l’incipit del suo romanzo. Dal film si deduce che per il regista l’ispirazione è l’incontro di due elementi: il sogno e l’esperienza personale che rende la scrittura catartica. Per l’occasione Coppola parla perfino della tragica scomparsa di suo figlio, avvenuta in circostanze identiche a quelle della figlia del protagonista. Il film è anche una satira dell’industria delle storie: l’editore vuole un grande colpo di scena per il finale, ma il nostro scrittore vaga invano nei suoi sogni per trovarlo, improvvisandone alla fine uno pessimo, decisamente splatter e sopra le righe, che non ha nulla a che fare con le eleganti atmosfere gotiche del resto del film. Ovviamente l’editore ne è entusiasta. Ma Coppola fa di più, in un gioco di scatole cinesi senza via di uscita che dopo lo stupore finisce per irritare lo spettatore con una didascalia conclusiva che lascia interdetti. Può una semplicemente didascalia rovinare un intero film? In questo caso la risposta sarebbe sì, ma è meglio leggere quelle righe finali come l’ennesima provocazione, più divertita che divertente, di un film traboccante di stravolgimenti narrativi (o meglio twist, come allude lo stesso titolo). Un film che all’inizio stupisce piacevolmente per il suo meraviglioso mix di follia e libertà, ma che nel finale scivola nel ridicolo con vampiri metallari e follie religiose: provocazione, film nel film, o semplicemente il regista, proprio come il suo protagonista, non sapeva come finire? In ogni caso, applausi a Coppola, eterno giovane, per la voglia di mettersi in gioco.
VOTO: 7,5
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