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Franco Casadei: Il bianco delle vele

Da Lindapinta

Recensione di Ninnj Di Stefano Busà

 

Franco Casadei: Il Bianco delle vele, Raffaelli Editore, Rimini, 2012-11-04

La voce lirica di Franco Casadei si è distanziata ora dal coro del banalismo letterario e si è fatta distintiva di una personalità autonoma, la messa in opera di un discorso poetico che è storia ed è scrittura rivelative di un’accensione che si fa sentire anche da molto lontano. A mio giudizio, il bianco delle vele è un luogo di approdo, in cui Casadei ha raggiunto la libertà espressiva con una scrittura composita e si può bene affermare, ora, ben consolidata da anni di esperienze e di prove. Un libro in cui si sono andati affinando il suo garbo estetico, la sua piena consapevolezza e le sue molteplici emozioni, tensioni, suggestioni.

Casadei oggi è un poeta maturo, sa cogliere le immagini e farli splendere di nuova luce, di intensa e calda umanità, di florilegi inconsueti, ricomponendo i limiti della scrittura con un andamento che ne determini la tessitura, ne ricompatti le frammentazioni e ne dia risultati pienamente raggiunti.

È molto probabile che questo testo sia una tappa importante del suo repescage poetico, una sorta di revival di toni e di stratificazioni che sanno innescare il cambiamento, sperimentare nuovi processi mentali, metafore e ispirazioni dai quali si evincono l’accelerazione e lo sviluppo verbali.

Questa nuova raccolta si presenta coniata da una forza evocativa inequivocabile, che possiede una forza ascensionale originante da una rivisitazione interiore della sua vicenda personale. Vi si intuisce dietro un lavoro di lima e di (ri)strutturazione encomiabili, un’appagante pacificazione col mondo esterno, come ansia emozionale, impegno e matrice di luoghi di fantasia che necessitano di essere ricompattati e mostrati alla polifonia del tutto, a cominciare dai registri linguistici per trovare la misura esatta dell’archetipo: ogni poeta lo ha, e ne consegue da esso il linguaggio più o meno limpido che possa contenere il dettato della fascinazione e della bellezza in arte: “In questi tempi di anime arrese/ cosa sta all’inizio, cosa in fondo giace/  si tace in omertosa intesa/ resta un buco nero, /la sorda malinconia che ci accompagna.” (Smarriti, pag 22)

Parte da qui, dunque il viaggio lirico d Franco Casadei, per proporsi ad una rivisitazione dei paesaggi consueti, in una nuova ottica di consapevolezza della parola salvifica, come in questi versi di eccezionale potenza: “dovremmo accettarci come i fiori,/ non disdegnare di morire.”(Anche il cielo è nudo, pag.20)


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