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Franco Fontana: Fotografie e Colori

Creato il 10 giugno 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine

, retrospettiva dedicata a Franco Fontana, regala ai suoi visitatori l'opportunità di ammirare ben 130 immagini realizzate dal grande fotografo modenese; la mostra, allestita al Museo d'arte moderna "Vittoria Colonna" di Pescara ed aperta al pubblico fino al prossimo 6 settembre 2015, è stata curata da Denis Curti ed ideata da Civita Tre Venezie. Promossa dal Comune di Pescara, Full Color è organizzata da Civita Cultura in collaborazione con Abruzzo Intraprendere.

Le opere di Fontana, attraverso un percorso espositivo diviso in sette sezioni tematiche, si rivelano man mano ai nostri occhi; si parte con Paesaggi, che egli stesso definisce "la radice della storia".

Una storia che comincia negli anni '60 tra Basilicata e Puglia dove l'artista trova quel tipo di paesaggio che gli ha permesso di significare ciò che porta dentro. Quelle spaziature immense introvabili in altre regioni. Campi sconfinati resi ancora più suggestivi dall'idea geniale di spezzare le diapositive ed unirle in un'unica foto.

Si passa poi alla sezione Asfalti con scatti che vanno dal 1986 al 2005, da Houston a Modena. Il tempo e il luogo passano in secondo piano, anzi diventano indistinguibili; rimane appunto solo l'asfalto protagonista con un'inaspettata quantità di forme e di colori. L'unico segno distintivo viene concesso a Londra con la pioggia in una posa datata 1988.

Sulla parete opposta cominciano le istantanee dedicate al mare ( Mari): qui si può ammirare anche la famosa Baia delle Zagare; questa è un'immagine simbolo che Franco Fontana scatta nel 1970. Lui stesso dice: "rappresenta il mio modo di intendere la fotografia. Io credo infatti che questa non debba documentare la realtà, ma interpretarla. La realtà ce l'abbiamo tutti intorno, ma è chi fa la foto che decide cosa vuole esprimere. La realtà è un po' come un blocco di marmo. Ci puoi tirar fuori un posacenere o la Pietà di Michelangelo".

Ma non si può certo dire che le altre non siano rappresentative. Sarà stato il fascino del mare, ma io sono rimasta a fissare quella decina di scatti per quasi un'ora. Ho cercato di capire cosa distinguesse un luogo dall'altro per poter dire il Marocco mi piace di più di Riccione o della Sicilia, ma non è possibile. Ogni foto è un pezzetto di vita interiore di Franco Fontana, uno specchio del suo Io. Come sono inconfondibili le opere di Giuseppe Arcimboldo piuttosto che quelle di Piet Mondrian così lo è anche il modo di fotografare di Franco Fontana. Riesce a trovare se stesso in un luogo, ed ogni luogo sembra che stesse aspettando di essere fotografato da lui. Lo dimostra la forte somiglianza tra le foto degli inizi con quelle più recenti. Si possono riassumere in una sola parola: inconfondibili. Le sue pose sono proprio così: colore pieno.

"Lo scopo dell'arte è di rendere visibile l'invisibile. Quelli che non immaginano amputano la parte creativa del pensiero"; con queste parole si passa ad un'altra sezione: Paesaggi Urbani. Sembra di lasciare il sentiero che prepara alla vera essenza dell'artista. Questo segmento è molto interessante perché lo stesso luogo è stato fotografato più volte a distanza di molti anni. In questa occasione, ho visto una delle più belle rappresentazioni delle quattro stagioni; il protagonista è un albero che viene ripreso in quattro immagini scattate al Giardino Estense, la prima in estate nel 1961, la seconda in autunno nel 1978, la terza in primavera nel 1980 e la quarta in inverno nel 1985.

Da un lavoro su commissione che l'artista dovrà eseguire in bianco e nero, nasce l'idea Presenza Assenza, la quinta frazione di questo fantastico viaggio. Presenza perché l'ombra proietta qualcosa che c'è nella realtà, ed assenza perché rimane comunque immaginaria. L'ombra di Marrakesh (1981) è di lui insieme alla moglie. Spezza l'immaginazione Roma EUR (1979) con il capo di una donna visto di spalle che sembra stia guardando due coppie (di ombre).

Proseguo verso Luci Americane e rimango un po' perplessa quando scopro che le luci a cui si fa riferimento non sono quelle modello Las Vegas e Times Square. Si tratta, invece, dei riflessi del sole che con i suoi raggi rende sempre l'ignaro protagonista illuminato da fulgore tutto suo. Le foto esposte in questa sezione fanno parte della raccolta Sorpresi nella luce americana; sembrano costruite ma in realtà sono state scattate senza preavviso, una addirittura mentre Fontana scendeva da un taxi.

Si conclude il percorso con la sezione Piscine, una successione di corpi nudi ripresi in vasca o al di fuori di essa. Quello femminile non viene però ritratto con una visione moderna della nudità, spesso volgare e denigrante, ma mantiene quell'eleganza antica tipica di un Botticelli.

La prima cosa che ho pensato mentre scendevo la scalinata del Museo "Vittoria Colonna" è stata che tutta la mostra rimbalzasse tra metafisica e surrealismo. Franco Fontana non è un fotografo, è un vero e proprio artista; direi che è la traduzione in italiano di David Hockney. Non rifiuta la manipolazione della diapositiva con gli acidi o la gelatina. È impossibile capire dove finisce l'immaginazione e dove comincia la realtà. E quando ti sembra di aver trovato la linea di confine, la mente cambia argomento suggerendo di lasciar stare.

Per saperne di più

http://www.mostrafrancofontana.it

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