Magazine Diario personale

Freaks

Da Mizaar

freaks1Incontro D. nell’atrio in compagnia di Sostegno, mia sodale. Con loro M. il “ problema “ della classe. Dove andate, chiedo e la collega mi risponde, Stacchiamo per un po’, visto che il problematico M. aveva deciso, poco prima, di affacciarsi alla finestra e di sputare di sotto – e meno male che di sotto c’è il giardino. Guardo M. e gli chiedo per quale ragione ad un aspetto così dolce – realmente dolce – corrisponde un carattere così esuberante. D. guarda il compagno, ci pensa un attimo e commenta, Ad un ragazzo indisciplinato corrispondono genitori indisciplinati. D. è un ragazzo disabile e M. un “ normale ” alunno indisciplinato. Sorridiamo alla considerazione di D. e a nostra volta ci diciamo quanto sia significativo il fatto che in quella classe, come in altre, la “ risorsa “ Sostegno mette in “ sicurezza “ l’intera classe e la salute mentale del prof di turno. Perché l’equilibrio della mente di molti di noi è diventato un sorvegliato speciale. Deprivati per anni di autorevolezza siamo nella condizione di dar fuori di matto ogni volta ci troviamo in una situazione di stress emotivo. Ma anche in un normale stato di lezione, alla minima intemperanza da parte dei ragazzi, alcuni sanno tirar fuori una aggressività quasi sempre verbale, ma a volte anche fisica, che fa spavento e che spaventa. Succede così che i genitori vengono a fare le loro rimostranze con il preside sulla cattiva condotta di Matematica, che “ ama “ apostrofare i suoi alunni con epiteti coloriti, oppure sui modi non proprio da “ colei che deve insegnare le regole “ di Italiano, che non rispetta regole e alunni. A vederle sembrano “ normali “, come l’alunno indisciplinato, ma non rispettano il ruolo di quelle che devono insegnare per consapevolezza e anche con un minimo di passione. È dissociazione? Ritengo di sì, indubbiamente, e colpisce chi nella scuola insegna ormai da tempo, da troppo tempo – e i più giovani, precari quarantenni perlopiù, per frustrazione sono avviati al peggio. Una condizione lavorativa come la nostra, che ci porta al confronto con persone – piccole persone – non va esasperata. Se penso che queste piccole persone saranno costrette a interagire con “ splendidi sessantacinquenni “ alla fine della carriera, esauriti e fuori di testa, mi prende un senso di scoramento. Che supporti abbiamo per far sì che la scuola non si trasformi in un baraccone di freaks?


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