Magazine Cultura
A cura di Federica Frezza Niente, io non sono capace di scrivere al plurale.
Se in Zoolander c'è chi non sa girarsi da un lato io non so scrivere usando "voi", un secolo fa sarei stata rovinata, checché ne pensi la mia anacronistica sensibilità.
Quindi TU potrai trovare qui brevi (farò del mio meglio in merito) descrizioni dei libri più
bizzarri che io riesca a scovare, quelli che per una ragione o per l'altra non rientrino nei videobooks, onde evitare ridondanti ripetizioni, che aiutano solo in palestra, da leggere non sono altro che una noia pazzesca.
Orsù, andiamo ad incominciare.
Titolo: Che t'importa di ciò che dice la genteAutore: Richard P. FeynmanPrezzo: 18.50€
Dati: 2007,232p.,brossura
Editore: Zanichelli (collana Saggi)
Il primo esemplare di cui ti parlerò è Che t'importa di ciò che dice la gente? Altre avventure di
uno scienziato curioso, uscito nel 1988.
Ne è autore e protagonista allo stesso tempo Richard P. Feynman, del quale ho letto tantissimo
nel tentativo di essere minimamente preparata nella stesura del mio ultimo libro, di cui la fisica è
argomento centrale.
Ciò che dice la gente è il secondo di due libri che raccolgono memorie del premio nobel per la
fsica del 1965, il primo è Sta scherzando Mr. Feyman! uscito nel 1985; in entrambi i casi le
chiacchierate e i ricordi di Feynman sono stati registrati e trascritti dal biografo ed amico Ralph
Leighton. Mentre il primo libro ha una sorta di trama più strutturata, questa seconda stramba
biografa descrive la vita di Feynman attraverso una serie di bizzarri episodi, e trovo
particolarmente commovente che sia l'ultimo suo lavoro autobiografico. I ricordi del padre, sua
prima fonte di conoscenza e spinta verso la curiosità universale, sono tenerissimi.
Non solo era uno studioso eccezionale, doveva essere uno spasso. Aveva un gran senso
dell'umorismo, un'avidità senza paragoni per la scoperta e un'insaziabile fame di vita. Poteva
preoccuparsi con la stessa attenzione dei motori dello Shuttle, di come rimorchiare una cameriera
e dei piccoli problemi del quotidiano di un uomo qualunque, come aggiustare la radio che
fschia.
Eppure nel suo DNA, come forse in quello di tutti i fisici, c'era un piccolo invisibile comando che
lo portava, inevitabilmente, a sfidare qualsiasi potere costituito, una caratteristica ancora senza
nome che lo rendeva allergico alle nozioni predigerite. I fsici insegnano la libertà, e Feynman era
un feroce oppositore del nozionismo. Mentre lo leggevo mi faceva pensare ai Beatles che non
conoscevano i nomi degli accordi delle loro canzoni.
Gli piaceva scherzare, aprire casseforti solo per dimostrare che si potevano aprire, adorava
prendere in giro tutto quello che, nella massima segretezza (molto inefficace ai suoi attacchi),
circondava la bomba all'uranio.
Inoltre quasi metà del libro tratta del suo coinvolgimento con la Commissione Rogers, che si
occupò di investigare il disastro del Challenger, ed è un argomento così drammatico e forte che
vederlo descritto ed esaminato da chi si sentisse coinvolto in prima persona ti mette addosso una
gelida sensazione, come se fossi tu ad essere sdraiato su un tavolo autoptico e studiato al
microscopio. Quando racconta dei suoi progetti ti senti piccolo come una delle sue formiche.
Tra queste pagine trovi anche storie brevi, fotografie e disegni. Il titolo è una frase che sua moglie era solita ripetergli quando lui si preoccupava delle opinioni dei colleghi, ed è questo forse
l'argomento principale dell'intero libro, il fatto che sia molto diverso conoscere il nome di
qualcosa e conoscere quel qualcosa. Eppure, incoraggiante com'è, questa frase torna in un
momento particolare della vita di Feynman, a fargli presente che la verità va sempre tenuta sopra
ad ogni cosa, anche se trovarla è un'impresa all'apparenza disperata; è la verità di cui sei custode
nei confronti di coloro che ami.
Leggere della sua inestinguibile passione, dei passi falsi e delle probabilmente false indagini della
NASA, il tutto fnisce per comporti in testa un ritratto così umano di uno dei più grandi,
certamente il più anticonformista degli scienziati del secolo passato che ti sembrerà di avergli
personalmente stretto la mano. E vorresti che potesse raccontarti altre meraviglie, perché chissà
quante ne avrà scoperte, nel frattempo.
Il secondo esemplare un po' strano credo sarebbe contento di sentirsi sintetizzare così.
In questo caso parlo di un libro che non è ancora stato tradotto in italiano e che peraltro mi sento di consigliare a chiunque voglia iniziare a leggere in inglese, perché è scritto in modo molto fluido, semplice ed é privo di sintassi arzigogolata, senza per questo risultare eccessivamente infantile.
Credo sia anche un eccellente apripista per chi non sia (ancora) appassionato di fantascienza et similia.
I consigli di Amazon sono come un gratta e vinci, anche se in un certo senso li hai pagati qualsiasi cosa ti regalino sembra sempre un regalo.
E' grazie ad uno di loro che ho scoperto 0.4 di Mike Lancaster.
Titolo: 0.4Autore: Mike LancasterPrezzo: 6.99£Dati: 2011.304p.,paperbackEditore: Egmont Books Lingua: Inglese Nulla lasciava presagire che sarebbe stata una scoperta fortunata: stigmatizzato dalla categoria YoungAdults, già parte di una saga, copertina che evoca memorie nere e rosse dure a morire. Ero pronta a farlo in pezzetti piccolissimi.
Invece mi sono trovata davanti un'altra di quelle storie che leggo in poche ore senza accorgermi del tempo che passa.
L'idea è buona. Ti accorgi subito che è buona e andando avanti si rivela essere meglio del previsto. Il libro prende le mosse da una serie di nastri (esatto, audiocassette) su cui un tale Kyle Straker ha inciso i propri ricordi. Kyle ha sedici anni quando si occupa di raccontarsi, e non parla tanto di sé (anche se quando si lascia andare è capace di essere molto onesto), quanto di una serie di eventi di scala globale che l'hanno visto... Qual è il contrario di coinvolto? Eventi che lo hanno trascurato, lasciato indietro.
Suddetti nastri sono in mano a qualcuno che non è Kyle e che ricostruisce attraverso la sua voce un passato lontano. Il gusto di intravvedere il futuro che guarda il passato che è il nostro presente è delizioso. Il tocco di genio sta nel fatto che la testimonianza di Kyle sia diventata negli anni oggetto di studi di enorme rilevanza accademica (i titoli dei testi sono uno spasso continuo; esempio: Kyle non è pratico di musicassette e mangianastri, quindi continua a parlare sulla striscia che non viene incisa alla fine e all'inizio del nastro. Cervelloni e studiosi d'ogni tipo si affannano ad interpretare i suoi goffi silenzi, il migliore secondo me è The Importance of What Isn't There: Finding Truth In The Gaps e la critica che lo accompagna); l'eco del tempo e delle personalità che si sono consumate su di essa prende la forma di note squisitamente polemiche (tieni gli occhi aperti per quella che si riferisce al misterioso termine Coldplay, o al "frammento di un testo chiamato Stargate SG-1").
E' un libro che poteva essere scritto solo da un inglese. Non tanto per la lingua usata, né per la tematica o l'umorismo, né per il fatto che i suoi personaggi sentano tutti i loro problemi dissolversi al primo sorso di tea; ma piuttosto per via dell'inevitabile sfumatura color Tardis che lo attraversa.
I debiti alla fantascienza con cui è cresciuto vengono tutti saldati, incluso un accenno ai supereroi al di là del pond, a "la ben pianificata vendetta dei delfini" e al Dottore, naturalmente.
Ci sono inesattezze, dettagli che ne contraddicono altri, i tempi verbali fanno un po' quello che vogliono (dopo essersi autodenunciati, in realtà) e la conclusione è forse un po' troppo veloce per i miei gusti. Ma è un'idea semplice, affascinante ed estremamente efficace che riesce a dare una nuova lettura a quei momenti in cui ti sembra di vedere qualcosa muoversi con la coda dell'occhio, ti volti e non c'è niente di strano. Non solo, è capace di sintetizzare un eccellente senso dell'ignoto senza riuscire davvero a descriverlo, ma dicendoti tutto quello che non è. Il che ti lascia addosso un senso di irrequietezza e di vago pericolo che funziona incredibilmente bene. Sei nelle mani di un narratore che è spaventato e confuso quanto te, ognuno si impegna come può per capire cosa stia succedendo. Da un lato somiglia ad un episodio di Doctor Who: non deve necessariamente avere senso in ogni minuscolo dettaglio. E alla fine viene tutto risolto al di là di ogni possibile incertezza, lo ammetto, con un effetto un po' spiegone.
Alcune frasi sono incredibilmente felici, altre affondano le radici in verità universali, come il fatto che i genitori ti chiamino con il tuo nome intero è certamente segno di guai in vista. Altre ancora fanno sì che tu ti ponga le stesse domande che tormentano i protagonisti e ti chieda cosa faresti al loro posto e soprattutto perché.
Pur con quelle pecche di cui ho parlato credo di poter affermare che certamente sarà un'avventura che ricorderai: forse perché a tratti lascia filtrare un profondo amore per la razza umana, con tutti i suoi limiti e i suoi difetti.
O forse te ne ricorderai perché ti sarà facile ritrovarti in alcune confessioni di Kyle.
O perché hai intravisto almeno una volta quei piccoli villaggi che spuntano da secoli tra una città inglese e l'altra e ti sei chiesto se avessero internet, laggiù.
Oppure te ne ricorderai perché il libro te lo chiede. Perché Kyle te lo chiede, e sentirai di dovergli almeno questo.
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