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Frédéric Bastiat La vita, la libertà, la proprietà

Da Maurizio Picinali @blogagenzie

ECONOMIA
Economista e scrittore, ma anche filosofo e politico liberale, Frédéric Bastiat nasce il giorno 30 giugno 1801 a Bayonne, città francese della regione dell'Aquitania. Rimane orfano molto presto, all'età di nove anni, crescendo poi sotto la tutela del nonno. Adolescente, a sedici anni lascia la scuola per continuare l'attività di esportatore in campo agricolo che era della sua famiglia. L'economista Thomas DiLorenzo sosterrà che l'attività imprenditoriale di Bastiat avrebbe enormemete influito sulle future teorie economiche che questi avrebbe poi elaborato.Frédéric Bastiat La vita, la libertà, la proprietà

IL SUO PENSIERO

Si può certamente considerare Bastiat come uno dei più importanti pensatori liberali del XIX secolo, se non di tutta la storia, e possiamo trovare in lui le basi per il pensiero economico della futura scuola austriaca e libertarian. Considerava il diritto naturale e l'utilitarismo due facce della stessa medaglia.

Certamente Bastiat non può essere inserito nella diatriba anarchici-miniarchici, tipica del mondo libertarian, data la sua morte avvenuta ben prima della nascita di queste distinzioni, ma sicuramente può essere inserito nel filone del classical liberalism.

Convinto sostenitore del giusnaturalismo e quindi dei diritti naturali individuali, difese fino allo stremo, la vita, la libertà e la proprietà, ovvero, i cardini della giustizia umana.

Considerava lo Stato inevitabile nella pratica, anche se concentrò tutti i suoi sforzi nel tentativo di dimostrare come qualsiasi intervento statale nella vita dei singoli privati sia inefficiente, economicamente svantaggioso e fortemente immorale. Sosteneva che l'unico compito del governo è quello di proteggere i diritti di ogni individuo, ossia vita, libertà e proprietà.

In sintesi tutto il suo pensiero e la sua filosofia sono incentrate sulla libertà e sulla responsabilità individuale.

ECCO IL TESTO petizione del 1845 tradotto dal Francese e presentato al parlamento FRANCESE dell' epoca

PETIZIONE

DEI FABBRICANTI DI CANDELE, CERI, LAMPADE, CANDELIERI, LAMPIONI, SMOCCOLATOI, SPEGNITOI; E DEI PRODUTTORI DI SEGO, OLIO, RESINA, ALCOOL ED IN GENERALE DI TUTTO CIÒ CHE CONCERNE L’ILLUMINAZIONE.

(Sophisme èconomiques, I, 1845)
Ai signori membri della Camera dei Deputati

Signori,
Voi siete sulla buona strada. Voi rigettate le teorie astratte; l’abbondanza, il basso prezzo vi toccano ben poco. Voi vi preoccupate soprattutto delle sorti del fabbricante. Voi volete liberarlo dalla concorrenza esterna; in una parola, voi volete riservare il mercato nazionale al lavoro nazionale.
Noi vi offriamo una eccezionale occasione per applicare, come si potrebbe dire, la vostra... teoria? No, nulla è più ingannevole delle teorie; la vostra… dottrina? il vostro sistema? il vostro principio? Ma voi non amate le dottrine, voi avete orrore dei sistemi, e, per ciò che riguarda i principi, voi dichiarate che non ve ne sono nella economia “sociale”; noi diremo dunque la vostra prassi, la vostra pratica senza teoria e senza principi.
Noi subiamo l’intollerabile concorrenza di un rivale straniero posto, a quanto sembra, in condizioni talmente superiori alle nostre, per la produzione della luce, che inonda il nostro mercato nazionale ad un prezzo favolosamente ridotto; perché, fintantoché si fa vedere, le nostre vendite cessano, tutti i consumatori si rivolgono a lui, e una parte di industria francese, le cui ramificazioni sono infinite, è improvvisamente colpita da una completa stagnazione. Questo rivale, che altri non è che il sole, ci fa una guerra così accanita, che noi sospettiamo che alle spalle esso abbia la perfida Albione (buona diplomazia per i tempi che corrono!), tanto più che per quella isola orgogliosa noi abbiamo dei riguardi dei quali essa si esime bene nei nostri confronti.
Noi domandiamo che vi piaccia approvare una legge che ordini la chiusura di tutte le finestre, lucerne, tramogge, puntelli, persiane, tende, imposte, occhi di bue, tapparelle, in una parola, di tutte le aperture, buchi, crepe e fessure attraverso le quali la luce del sole ha uso di penetrare nelle case, con danno delle belle industrie delle quali noi siamo orgogliosi di aver dotato il paese, che non possono senza ingratitudine essere abbandonate oggi ad una lotta così diseguale.
Non vogliate, signori Deputati, prendere la nostra domanda per uno scherzo, e non rigettatela senza ascoltare le ragioni che noi possiamo far valere a suo favore.

SOTTO PARLAMENTO FRANCESE DELL' EPOCA 1845

Frédéric Bastiat La vita, la libertà, la proprietà

Per primo, se voi, per quanto sarà possibile, chiuderete gli accessi alla luce naturale, creando così il bisogno della luce artificiale, quale sarà in Francia l’industria che non sarà a poco a poco incoraggiata?
Se si consumerà più sego, saranno necessari più buoi e più pecore; di seguito, si vedranno moltiplicarsi i prati artificiali, la carne, la lana, il cuoio, e soprattutto i concimi, questa base di tutta la ricchezza agricola.
Se si consumerà più olio, si vedrà estendersi la coltura del papavero, dell’olivo, della colza. Queste piante ricche e bisognose di nutrimento saranno a proposito per mettere a profitto questa fertilità che l’allevamento del bestiame avrà trasmesso al nostro territorio.
Le nostre campagne si copriranno di alberi resinosi. Numerosi sciami di api raccoglieranno sulle nostre montagne dei tesori profumati che oggi evaporano senza utilità, come i fiori dai quali si alzano. Non è dunque solo una parte dell’agricoltura che prenderà un grande sviluppo.
Lo stesso sarà per la navigazione: migliaia di navi andranno alla pesca della balena, e in poco tempo noi avremo una marina capace di sostenere l’onore della Francia e di rispondere alla sensibilità patriottica dei sottoscritti richiedenti, commercianti di candele, ecc.
E che cosa diremo dell’articolo Parigi? Guardate le dorature, i bronzi, i cristalli, nei candelieri, nelle lampade, nei lampadari, nei candelabri, tutti brillare in magazzini spaziosi, nei cui confronti quelli di oggi non sono che negozietti.
Non sono solo il povero raccoglitore di resina, in cima alla sua duna, né solo il triste minatore, in fondo alla sua nera galleria, che vedranno aumentare il loro salario ed il loro benessere.
Vogliate rifletterci, signori ; e vi convincerete che non vi è forse un solo Francese, dall’opulento proprietario di Anzin fino al più umile negoziante di fiammiferi, la cui condizione non sarà migliorata dal successo della nostra petizione.
Possiamo prevedere le vostre obiezioni, signori; ma voi non potrete impiegarne nessuna che non sia ben scritta entro i libri adottati dai partigiani della libertà dei commerci. Noi osiamo, noi vi sfidiamo ad impiegare contro di noi una sola parola che non si rigiri istantaneamente contro voi stessi e contro i principi che guidano tutta la vostra politica.
Ci direte forse che, se noi abbiamo da guadagnare da questa protezione, la Francia non ci guadagnerà nulla, perché il consumatore ne pagherà le spese?
E noi vi risponderemo : voi non avete più il diritto di invocare gli interessi del consumatore. Quando il consumatore si è trovato alle prese con i produttori, voi lo avete sacrificato in tutte le circostanze. Voi l’avete fatto per incoraggiare il lavoro, per allargare il lavoro. Per lo stesso motivo, dovete farlo adesso. Voi stessi siete stati di fronte all’obiezione. Quando vi si diceva: il consumatore è interessato alla libera introduzione del ferro, del carbone, del sesamo, del frumento, dei tessuti – dicevate: si, ma il produttore è interessato alla loro esclusione. Ebbene, se i consumatori sono interessati alla liberalizzazione della luce naturale, i produttori lo sono al suo divieto.
Ma, direte ancora, il produttore ed il consumatore non sono che uno. Se il fabbricante guadagna per mezzo della protezione, farà guadagnare l’agricoltore. Se l’agricoltura prospera, aprirà degli sbocchi alle fabbriche. Ebbene, se voi ci conferite il monopolio della illuminazione durante il giorno, subito noi compreremo molto sego, molto carbone, olio, resina, cera, alcool, argento, ferro, bronzo, cristalli, per alitare la nostra industria; di più, noi ed i nostri numerosi fornitori, divenuti ricchi, noi consumeremo di più e spargeremo il benessere in tutti i campi del lavoro nazionale.
Direte forse che la luce del sole è una cosa gratuita e che rigettare le cose gratuite sarebbe come rigettare la stessa ricchezza sotto il pretesto di incoraggiare i mezzi per acquisirla? Ma state attenti, perché conducete la morte nel cuore della vostra politica; state attenti perché fino ad oggi avete sempre respinto il prodotto straniero perché è quasi gratuito, e tanto più quanto più avvicina alla gratuità. Per soddisfare le esigenze degli altri monopolisti, voi non avevate che una mezza ragione; per accogliere la nostra domanda, voi avete una ragione completa; e respingere la nostra richiesta fondandosi proprio su questo, che essa è più fondata delle altre, sarebbe come porre l’equazione + x + = -; in altri termini, sarebbe accumulare assurdità su assurdità.
Il lavoro e la natura concorrono in proporzioni differenti, secondo il paese ed il clima, alla creazione di un prodotto. La parte che ci mette la natura è sempre gratuita; è la parte del lavoro che la fa valere e che si paga. Se una arancia di Lisbona si vende a metà prezzo di una arancia di Parigi, ciò è dovuto ad un calore naturale, perciò gratuito, a disposizione dell’una, mentre l’altra impiega un calore artificiale, perciò costoso. Perciò, quando una arancia ci arriva dal Portogallo, si può dire che ci è data metà gratuitamente e metà onerosamente; o, in altri termini, a metà prezzo relativamente a Parigi.
Ora, è precisamente su questa semi-gratuità (chiedo perdono per il termine) che argomentate per escludere quella arancia. Voi dite: come potrebbe il lavoro nazionale sostenere la concorrenza del lavoro straniero quando il primo deve fare tutto, ed il secondo solo la metà, perché il sole si incarica del resto? Ma se la semi-gratuità vi spinge a rigettare la concorrenza, come la gratuità intiera può spingervi ad ammettere la concorrenza? O non siete coerenti, o voi dovete, rigettando la semi-gratuità come nociva al nostro lavoro nazionale, rigettare a fortori e con doppio zelo la gratuità intiera.
Ancora una volta, quando un prodotto, carbone, ferro, frumento o tessuto, ci viene dall’estero, dove noi possiamo acquistarlo con meno lavoro che se lo fabbricassimo noi, la differenza è un regalo che ci viene fatto. Questo dono è più o meno considerevole a seconda se la differenza è più o meno grande. E’ di un quarto, della metà, dei tre quarti del valore del prodotto, se lo straniero ci chiede i tre quarti, o la metà o un quarto del prezzo. E’ un regalo davvero totale, come quando chi lo fa, come fa il sole con la luce, non chiede nulla in cambio. La questione, noi la poniamo formalmente, è sapere se voi volete per la Francia il beneficio di un consumo gratuito o i pretesi vantaggi di una produzione costosa. Scegliete, ma siate coerenti; perché, nello stesso tempo nel quale rigettate, come fate, il carbone, il ferro, il frumento, i tessuti esteri, e li rigettate proporzionalmente a che il loro prezzo diminuisce, quale incoerenza non sarebbe quella di liberalizzare la luce del sole, il cui prezzo è zero, durante tutto il giorno?

Date le sue teorie fortemente liberali, viene considerato da molti il precursore della Scuola austriaca. Recentemente l'economisa Luciano Priori Friggi nel suo saggio Ricominciare da Bastiat ha contestato questa rivisitazione moderna e lo considera come un liberale di sinistra.

Liberale in politica, prende parte alle iniziative della sua città durante i moti del 1830; si candida numerose volte in diverse elezioni, divenendo deputato nazionale più di una volta: particolarmente significativa è la sua presenza alla Costituente del 1848. Bastiat dal punto di vista politico e sociale si batte per la libertà nei commerci internazionali, per la riduzione dello stato e delle sue spese, per la partecipazione delle donne alla politica, contro le avventure coloniali e per la libertà delle associazioni operaie.

Vive quasi ritirato nella sua provincia fino al 1944, periodo in cui inizia la carriera di economista. La carriera dura tuttavia molto poco, solo sei anni, considerata la precoce morte causata dalla tubercolosi nel 1850.

Si può annoverare il nome di Frédéric Bastiat tra i più importanti pensatori liberali del XIX secolo: nel suo pensiero si possono trovare le basi del futuro pensiero economico della scuola austriaca e del libertarismo. In una estrema sintesi si può affermare che Bastiat considerava il diritto naturale e l'utilitarismo due facce della stessa medaglia.

Considerava lo Stato inevitabile nella pratica, anche se concentrò tutti i suoi sforzi nel tentativo di dimostrare come qualsiasi intervento statale nella vita dei singoli privati fosse inefficiente, economicamente svantaggioso e fortemente immorale. Sosteneva inoltre che l'unico compito del governo era quello di proteggere i diritti di ogni individuo: la vita, la libertà e la proprietà.

Le opere di Bastiat spaziano dalla teoria economica alla filosofia politica e sono caratterizzate da una forte argomentazione e da un intuito molto acuto. La sua opera più importante e nota è "Sofismi economici", lavoro nel quale si possono trovare diversi attacchi alle diverse politiche seguite da vari governi. Sempre in "Sofismi economici" troviamo un pezzo satirico molto tagliente, conosciuto anche come "Petizione dei produttori di candele", dove ironicamente e con chiaro intento provocatorio, Bastiat chiede al governo di bloccare il sole attraverso un decreto, in modo da evitare l'ingiusta concorrenza delle altre fabbriche, sottolineando l'allergia governativa alla concorrenza.

Un'altra opera importante di Bastiat è "La legge", pubblicata nel 1850, dove viene presentato un giusto sistema di legge, e dove si dimostra come una società libera agevoli la creazione del diritto.

"Quello che si vede e quelo che non si vede" è il titolo di un suo saggio del 1850, nel quale si trova un importante racconto: il "Racconto della finestra rotta", pagine dalle quali Bastiat cerca di spiegare la nozione di costi occulti (o "incidentali").

Nei suoi viaggi che lo portano in giro per la Francia, Bastiat ha modo di divulgare le proprie idee liberali e libertarie. Diviene sempre più noto, vivendo una frenetica attività di politico, di giornalista e di scrittore di economia, che ha molta influenza sulla Francia del tempo.

Muore a Roma il 24 dicembre 1850: sul letto di morte indicherà nell'economista belga Gustave de Molinari il proprio erede spirituale.


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