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Free bar o free drink: nel nome del denaro tutto è lecito?

Creato il 23 marzo 2013 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

Free bar o free drink: nel nome del denaro tutto è lecito?
Questa lettera (vedi sotto) pubblicata sulla Gazzetta di Parma di giovedì 21 marzo, primo giorno di primavera, è una coraggiosa e necessaria denuncia di una incresciosa situazione che si è venuta a creare nel nostro territorio. L'estensore è Don Stefano Bianchi, responsabile dell'Associazione di Promozione Sociale "Progetto Link" e del Centro Giovani nonché parroco della parrocchia del Duomo in Fidenza.
Conosco don Stefano, so del suo impegno verso i giovani in età post-adolescenziale, so che questo suo impegno non si esaurisce nei locali della parrocchia o del centro giovanile Don Bosco, ma si esprime anche in strutture non certo abituali per un prete. Da qui possiamo partire per leggere la sua nota che suona come un segnale d'allarme: e lo è!  Forse la sua denuncia sarà scomoda per molti, ma credo che sia a questi e a molti altri nota. Come è possibile ancora far finta di non sapere?
Free bar o free drink: nel nome del denaro tutto è lecito? Egregio Dr. Giuliano Molossi Direttore Gazzetta di Parma
Fidenza, lì 16 marzo 2013
Gentile Direttore, Ci è facile metterci nei sentimenti di chi proverà a leggere le prime righe questa nostra lettera, che ha la cortesia di ospitare. “I soliti cattolici bacchettoni e perbenisti che ci fanno la morale”. Ci spiace deludere alcuni dei suoi lettori anche autorevoli ma non è proprio così. Siamo uomini di mondo e sappiamo bene che, soprattutto in periodo di crisi come questa, il profitto viene prima di tutto e che un locale pubblico come qualsiasi azienda per sopravvivere se le deve inventare proprio tutte, in molti casi è questione di sopravvivenza. Così come sappiamo che una “bevuta” nel week end viene addirittura considerata come un dovere civico per sfogare una pesante settimana. Come ci sentiamo vicini ai tanti che considerano fuori dal mondo, chi ritiene l’alcool l’ultima delle droghe legali nel nostro paese.
Non bisogna a nostro parere scomodare l’apostolo Giovanni per sentirsi nel mondo ma non del mondo. Basta mantenere alto oltre ai sopracitati sentimenti patrimonio comune della nostra società anche un altro sentimento, che preso in dosi moderate riesce a non mandare il cervello al definitivo ammasso, la sana indignazione. Allora chiediamo a lei e ai suoi lettori se non ci si debba indignare di fronte a locali del territorio fidentino, che somministrano liberamente alcoolici a tredicenni contravvenendo non solo a norme di legge in vigore ma anche a comuni regole di buon senso. Non ci si deve indignare di fronte a tecniche di marketing antiche ma passate come nuove come free bar o free drink. Si paga una quota e poi si beve finché si vuole e quindi vince chi beve di più poco importa se è sotto i 18 anni. Non era molto simile a chi tempo fa offriva lo spinello gratis fuori dalla scuola per avviare ad un percorso che spesso sfociava nell'eroina. Se permette noi ci indigniamo a vedere ogni venerdì e sabato sera ragazzi uscire da questi locali distrutti, se va bene dopo aver abbondantemente vomitato. Non crediamo che il volto pulito dei nostri giovani si possa sporcare in questo modo rubandogli dignità e futuro. Certo c’è chi non si indigna e ritiene tutto questo normale, salvo poi piangere lacrime di coccodrillo al primo incidente mortale frutto ovviamente del caso o della crudele fatalità. Siamo bacchettoni se riusciamo ad indignarci prima che questo accada? Se è così, lo ammettiamo vogliamo annegare nel nostro essere retrogradi e antiquati, perché il bene della vita per noi rimane ancora oggi nel 2013 il più importante.
Perché siamo noi i soliti cattolici ben pensanti ad alzare il polverone, perché non si indignano le istituzioni, le forze di polizia, la scuola e le famiglie. Onestamente è una domanda che ci facciamo anche noi. Crediamo che ci siano persone capaci e consapevoli in tutte le categorie elencate, con molte di esse abbiamo collaborato in diversi progetti ma su questo tema sembra che tutti alzino bandiera bianca. Certo non per cattiva volontà solamente forse per mancanza di risorse o più semplicemente perché ritengono il problema più grande di loro. Noi ci siamo e siamo pronti a collaborare con tutti. Conosciamo i locali e i ragazzi che li frequentano. Sappiamo come finiscono spesso i week end e pensiamo che qualcosa si possa fare.
Le crociate sono un errore come cattolici ne sappiamo qualcosa, per questo non riteniamo i gestori dei locali degli “orchi” ma degli imprenditori che cercano, con più o meno etica, di portare avanti la loro impresa a cui spesso sono legati posti di lavoro e quindi futuro delle famiglie. Per questo vorremmo iniziare con loro un dialogo e vedere insieme se questo è l’unico modo di fare impresa sulla pelle dei giovani. Per questo invitiamo loro, le istituzioni, le forze di polizia, la scuola e le famiglie ad iniziare un dialogo senza chiudere gli occhi su quanto accade nella nostra città o nella prima periferia. Tutti gli strumenti sono validi e noi siamo a disposizione magari già a partire dalle colonne del suo giornale che ha usato la cortesia di ospitarci.
Cordiali Saluti Don Stefano Bianchi Presidente di Progetto Link A.p.S.
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PROGETTO LINK: 10 ANNI CON I GIOVANI


Su questo stesso blog abbiamo dedicato due post alle tematiche connesse alla condizione giovanile a Fidenza:

“Condizione giovanile nel territorio di Fidenza 1”

“Condizione giovanile nel territorio di Fidenza 2”







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