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Fruitori, visitatori, utenti: qual è il pubblico dei musei?

Da Rici86
Ho letto con vero piacere il post di Giancarlo Dall'Ara "I visitatori dei Musei non sono nè spettatori nè consumatori". Mi ha subito colpito la citazione della definizione di Umberto Broccoli delle didascalie riportate sui cartellini accanto agli oggetti musealizzati:
"Armi improprie degli archeologi (come di tutti gli altri specialisti) in grado di far passare ogni voglia al visitatore. Termini derivati dal greco, dal latino e, probabilmente, mai usati come tali da chi adoperava quegli oggetti nel mondo antico. Ma messe là, come mine antiuomo non so con quale funzione se non quella di far sfoggio di cultura specialistica, senza raggiungere minimamente l'obiettivo di ogni museo:  introdurre il bambino visitatore e il visitatore bambino alla conoscenza materiale del mondo antico."
Non potrei trovarmi più d'accordo. Mi è capitato, putroppo non di rado, di leggere sui cartellini esposti nei musei definizioni e paroloni comprensibili appena dagli specialisti della materia in questione. Questo alimenta, a mio parere, l'immagine ormai insita nell'opinione pubblica del museo come di qualcosa di distante, austero, vecchio, sorpassato. Un luogo polveroso e morto, incapace di parlare e trasmettere cultura e conoscenza, incapace di trasmettere emozioni, di lasciare qualcosa. Un luogo completamente separato dal mondo, sia attuale sia passato. Un luogo da evitare. Nulla di più lontano da ciò che il museo dovrebbe essere: un luogo di cultura, di apprendimento, di divertimento, di svago, di interazione, di emozione. Un luogo che parli al profondo del nostro animo con la forza delle nostre stesse radici, un luogo che ci insegni ad imparare dagli errori del passato, che ci insegni a conservare quanto di buono è stato imparato dall'uomo nel corso della sua storia millenaria. Un luogo che ci porti a riflettere sugli altri ma anche su noi stessi, sulle somiglianze e sulle differenze. Un luogo in cui imparare il rispetto degli oggetti per imparare il rispetto delle persone. Un luogo in cui crescere, a qualsiasi età. Un luogo in cui imparare ad essere buoni cittadini del futuro. Già l'ho scritto, ma lo voglio ribadire.
"La cultura è la nostra identità più profonda. Il rispetto e l'amore per la cultura sono prima di tutto il rispetto e l'amore per noi stessi. Amare il nostro passato è amare il nostro futuro. Conoscere il nostro passato è costruire il nostro futuro. Proteggere i nostri monumenti è proteggere ciò che siamo stati, ciò che siamo e ciò che saremo."
Perciò, mi trovo decisamente d'accordo con Giancarlo Dall'Ara: dobbiamo umanizzare i nostri musei. Soltanto così potrà cambiare nel profondo l'immagine che di essi ha la gente. Soltanto così il museo potrà ricominciare a parlare al proprio pubblico. Soltanto così il museo potrà riprendersi il proprio ruolo.
Fruitori, visitatori, utenti: qual è il pubblico dei musei?

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