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Fu davvero crudele l’Inquisizione medievale?

Creato il 24 agosto 2015 da Webrex
Fu davvero crudele l’Inquisizione medievale?Un grande falso storico, qual è il famosissimo romanzo di Umberto Eco Il Nome della Rosa (ma ancor di più la sua riduzione cinematografica), presenta l’Inquisizione medievale con caratteristiche a dir poco criminali. Ora, non è certo mia intenzione santificare l’Inquisizione o solamente parlarne bene, piuttosto dire e far conoscere la verità, e cioè come veramente sono andate le cose.
Dicevo, l’idea dell’Inquisizione (in genere) e di quella medievale (in particolare) è quella di pensare a qualcosa di intollerante, di violento e criminale. Si dice che essa operasse senza regole, secondo il capriccio degli inquisitori; anch’essi descritti più come assassini bramosi di sangue che non per quello che effettivamente erano, cioè dei giudici imparziali.
Faccio parlare i fatti, perché solo i fatti possono rendere giustizia. Il funzionamento dell’Inquisizione medievale avveniva secondo precisi passaggi e secondo il rispetto di regole altrettanto precise.
1.Prima di tutto, l’inquisitore arrivava in città e, dopo aver presentato le sue credenziali tanto al vescovo quanto al signore locale, chiedeva alle autorità di aiutarlo nella lotta all’eresia.
2.Questa richiesta (in realtà una vera e propria ingiunzione) era accompagnata da minacce di scomunica. Il che fa pensare che non sempre questi inquisitori trovavassero autorità disposte ad aiutarli.
3.Fatto questo, l’inquisitore invitava gli abitanti della città ad una specie di “sermone”, in cui esponeva solennemente le verità fondamentali della Fede e denunciava, confutandoli, gli errori degli eretici.
4.Veniva quindi stabilito un tempo –detto “tempo di grazia”- durante il quale gli eretici potevano presentarsi all’inquisitore per essere assolti dai loro errori ed essere riconciliati con la Chiesa. Coloro che non si fossero presentati, sarebbero caduti sotto le pene dell’Inquisizione.
5.La ricerca veniva fatta d’ufficio, nel senso che ci si muoveva indipendentemente dalla denuncia. Si invitavano i presunti eretici a chiarire la loro posizione dinanzi all’inquisitore; se non si presentavano, venivano dichiarati contumaci e condannati alle pene previste.
6.L’inquisitore non poteva agire a capriccio personale, ma era tenuto ad attenersi scrupolosamente alle norme giuridiche; in caso contrario, si sarebbe esposto al ricorso al Papa, ricorso a cui aveva sempre diritto l’inquisito (tutti inquisiti, senza distinzioni!), in ogni fase del procedimento.
7.A dimostrazione del fatto che il giudice non poteva fare quello che voleva, doveva sempre essere affiancato da un notaio che era lì a verbalizzare tutto ciò che accadeva. Aveva inoltre l’obbligo di chiedere la collaborazione di interpreti (se gli imputati erano stranieri), di traduttori (se si trattava di libri sospetti), di esperti di religione ebraica o musulmana; perché, se l’Inquisizione aveva il diritto di intervenire solo sui cristiani, certi aspetti dell’Ebraismo e dell’Islam potevano essere confusi per eresie.
8.Si era scrupolosi anche sull’età. L’inquisitore non doveva essere inesperto, ma avere almeno quarant’anni. Doveva essere competente in utroque iure (cioè tanto in diritto comune quanto in quello canonico); doveva essere persona integerrima e non si dovevano avere sospetti di inimicizie passate nei confronti dell’imputato, altrimenti quest’ultimo avrebbe potuto rifiutare tanto l’inquisitore quanto i testimoni che secondo lui erano prevenuti nei suoi riguardi.
9.A differenza di quanto si fa vedere nei film o si racconta nei romanzi, la sentenza dell’Inquisizione doveva essere preceduta (sempre!) dalla confessione di colpevolezza dell’imputato, anche se sull’imputato convergevano prove schiaccianti.
10.Chi vuole attaccare l’Inquisizione fa riferimento al fatto che essa non permettesse all’imputato di avere un avvocato difensore per la sua eresia. Ma ciò era del tutto logico! Come si potevano difendere le ragioni dell’eresia? Se qualcuno lo avesse fatto, sarebbe stato anche lui accusato! Piuttosto l’accusato poteva chiedere un difensore che lo aiutasse a dimostrare la sua innocenza. Si pensi che l’inquisitore teneva una lista di accreditati tra i quali l’imputato poteva scegliere; e tale scelta era gratuita se l’imputato non poteva pagare. E –diciamolo- questo sistema del difensore gratuito e d’ufficio era davvero innovativo per quei tempi.
11.Così come nuovo era anche il rito inquisitorio, che prevedeva che il giudice ricercasse da sé le prove, anche nell’assenza della cosiddetta “querela di parte”. Nei tribunali civili del tempo, invece, vigeva il rito accusatorio: i litiganti si presentavano davanti al giudice presentando prove e testimonianze.
12.L’Inquisizione, inoltre, avvalendosi sempre più spesso di esperti, finì col creare una vera e propria giuria popolare, che in pratica decideva le sentenze insieme all’inquisitore e al vescovo.
13.Con l’Inquisizione nasce anche quello che oggi si chiamerebbe “avviso di garanzia”. Il sospettato veniva informato del fatto che si stava indagando su di lui.
14.C’è da dire che fare l’inquisitore non era né comodo né gratificante. Faccio un solo esempio. Come abbiamo detto, l’accusato aveva il diritto di far ricorso al papa contro le decisioni dell’inquisitore. Ebbene, se questo avveniva, la cosa obbligava l’inquisitore ad uno spostamento a Roma, con spese e lungaggini di non poco conto!
In conclusione, va detto (ma nessuno lo dice!) che l’Inquisizione medievale procedeva con il rispetto del principio di uguaglianza di tutti dinanzi al giudice, principio non certo diffuso nei tribunali laici, non solo di quei tempi ma anche dei successivi. E, inoltre, procedeva con il principio –senz’altro già “moderno”- della territorialità come criterio di distinzione amministrativa.
Corrado Gnerre

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