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Funeral house

Creato il 16 novembre 2010 da Dallenebbiemantovane

 

Funeral house

foto:flickr

Ancora nel 1994 Norberto Bobbio si chiedeva pacatamente che cos'erano le categorie di destra e di sinistra, giungendo a concludere che l'unica differenza pregnante e ancora attuale a fine primo millennio erano l'accento rispettivamente sulla libertà e sull'uguaglianza.
Più prosaicamente Giorgio Gaber riteneva che la gente mostrasse una gran confusione e una gran superficialità quando si riempie la bocca di questi concetti ideologici.
Ieri sera Fabio Fazio, volendo ribadire l'esistenza dei due concetti, ne ha in realtà sancito il funerale.
Gli "elenchi" di Bersani e di Fini sono praticamente indistinguibili: non nel senso che i due abbiano detto le stesse identiche cose, ma che un cittadino medio, normale, non può ritrarsi schifato da nessuna delle due liste dicendo "io quelle cose non le toccherei neanche con un guanto". A nessuno, infatti, fa schifo avere uguale accesso alla salute o all'educazione; nessuno disprezza la propria libertà, nessuno ce l'ha con i nostri militari che si sbattono e a volte muoiono per pacificare l'Afghanistan.
Il problema è che da un pezzo Bersani non è più di sinistra così come Fini, che sta costruendo il grande centro con Casini e compagnia bella, non è più da un pezzo di destra.
Sul secondo, le idee me le ero già chiarite da diversi mesi sentendo l'opinione di un amico intelligente che è sempre stato, per tradizione familiare e per convinzione, fascista. Sì, fascista. Il mio amico ritiene Fini un traditore. Alle ultime elezioni ha votato Lega, in generale, pur disprezzando la persona di Berlusconi, è disposto a votare Pdl ma non Fli.
Se una persona dall'ideologia così "forte" pensa questo, non facciamoci illusioni sugli altri. E non chiediamoci, per favore, perché gli operai votano Lega.
Sulla sinistra, poi, premesso che i disastri di una classe dirigente locale che dagli anni 50 agli anni 70 era qualcosa da esportare all'estero mentre oggi litiga, si sfalda, si veste di cachemire e fa le stesse identiche cose dei suoi oppositori, basti il risultato delle primarie milanesi di domenica 15 novembre.
Ha vinto il candidato di sinistra, Pisapia, non quello del Pd. Adesso comincerà la notte dei lunghi coltelli. Invece di essere contenti di essersi espressi democraticamente e di avere quindi un candidato rappresentativo, ancora i dirigenti se la prendono con i compagni che sbagliano.
Sul carisma espresso poi dai due, il mio lato di pancia dice che durante l'intervento di Bersani, ahilui, il telecomando ha irresistibilmente virato verso uno zapping selvaggio per salvarsi dal sopore. E che invece il reading di Fini lo ha tenuto sveglio e financo, qua e là, commosso.
Poi però il mio lato razionale mi ricorda che ho appena letto Eros e Priapo di Gadda laddove il gran lombardo ci rammenta che il narcisismo è il pericolo mortale della democrazia e che i guai spesso cominciano quando sulle idee, sulla legalità, sulla serietà, prevalgono la fascinazione amorale e l'innamoramento acritico delle masse verso il politico narcisista, il quale ovviamente è già innamorato di se stesso e fa quindi prevalere l'eros sul logos.
Tesi che concorda con quella di un amico pidino, di solide radici comuniste, che a cena qualche tempo fa sosteneva la stessa tesi: se ci riduciamo a scegliere solo quello che è telegenico, fotogenico, simpatico, la politica va a farsi benedire.


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