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Funzione del booksystem

Creato il 18 settembre 2010 da Bruno Corino @CorinoBruno

Carl Grossberg, Macchina di cartiera, 1934 

Il booksystem ignora intenzionalmente tutto il travaglio che la forma-letteraria ha subito nel corso del Novecento, che diventa addirittura motivo di fastidio per la sua stessa esistenza, e si specializza sempre più nella creazione dei generi letterari da portare al "successo" di vendita. Il “genere” infatti ha soprattutto il compito di porre ordine nella vita sociale: categorizzandone ogni aspetto, assegna ad ogni specifico contenuto della vita un suo ambito particolare entro il quale il consumatore/lettore può costruire le sue certezze e rassicurato nella sua condizione. I motivi di inquietudine non devono assolutamente riguardare la forma espressiva, tutt’al più possono essere trattati a livello di contenuto, ma non devono assolutamente intaccare la forma espressiva, che nella sostanza deve essere esclusa; devono tutt'al più funzionare come elemento di traino per decretarne il successo editoriale. Cosicché le correnti che inquietano la società moderna, lungi dal turbare le coscienze, sono incasellate e circoscritte in un particolare ambito, in modo da essere staccata dalla propria vita, e di essere trasformate soltalto in motivo ispiratore e di intrattenimento. Soltanto così l’inquietudine viene “esorcizzata” o “narcotizzata” e, paradossalmente, tradotta in qualcosa di tranquillizzante. È come se il disagio di vivere non riguardasse mai direttamente chi lo esperimenta, ma riguardasse sempre l’altro. Tutto ciò accade perché l’arte è caduta totalmente sotto il dominio del mercato, di cui il booksystem ne è l’espressione a livello editoriale.
Il romanzo come merce soddisfa certi bisogni dell’uomo moderno: il bisogno di svago, di vivere ad occhi aperti, di occupare un intervallo di tempo, di accrescere la propria formazione culturale, ecc. Non è detto che questi bisogni nell’universo della comunicazione non siano soddisfatti diversamente: dipende dal tipo di bisogno che il consumatore vuole soddisfare. Accade allora che quando il consumatore vuole soddisfare un bisogno preciso decida di rivolgersi a un particolare prodotto che meglio riesca a soddisfarlo. Il romanzo non si presenta più come prodotto di fruizione capace di soddisfare i bisogni differenziati del pubblico. Possiamo immaginare ogni espressione estetica come uno spazio che in sé racchiude tante aree corrispondenti a bisogni diversi: mano mano che accanto a quell’espressione estetica se ne affiancano altre, ne consegue che ognuna di quelle aree si specializzi nella soddisfazione del singolo bisogno, e che con la crescita della sua diffusione quell’area comincia a restringersi. La tendenza che si è affermata nella nostra epoca è quella di far corrispondere ad ogni espressione artistica un preciso bisogno, proprio in ragione della concorrenza. Il cinema come possibilità di svago o i radiodramma sono più efficaci di un romanzo. Soltanto che a differenza della lettura di un romanzo non può avvenire in ogni luogo o in ogni momento. Per rispondere alla concorrenza, originata da un diverso prodotto di consumo, diventava necessario frazionare anche nel genere romanzo le sue varie aree (romanzo psicologico, poliziesco, giallo, sentimentale, storico, ecc.) in modo da corrispondere meglio ai bisogni specifici dei lettori.
Il booksystem analizza con attenzione la qualità del bisogno e, nella gamma dei prodotti di cui dispone, seleziona quello che riesce a soddisfare al meglio la richiesta del consumatore/lettore. Io credo che i cosiddetti generi romanzeschi siano nati proprio su questo terreno, cioè per una ragione anzitutto commerciale: servono in primo luogo ad orientare anticipatamente la scelta del consumatore/lettore verso un prodotto particolare ritenuto idoneo a soddisfare il suo bisogno specifico. Dal punto di vista dei generi romanzeschi, il romanzo come tale non conoscerà mai crisi: ogni formula narrativa sarà ripetuta in eterno senza accusare stanchezza. Quando appunto si dice che il romanzo in quanto tale non è in crisi, inconsapevolmente si sta pensando al romanzo come prodotto di consumo, e non al forma-romanzo. Le storie da narrare non mancheranno mai. Le storie e i moduli narrativi di questi romanzi saranno riproposti come le storie e i moduli narrativi dei fumetti o dei film, storie che nella loro varietà sembrano riproporre un ritmo sempre diverso e mutevole della vita, ma che in realtà sono soltanto immagini caleidoscopiche e che di quella varietà costituiscono l’illusione. Il booksystem agisce seguendo la logica del mercato, la quale per imporsi ed affermarsi ha bisogno anche del critico letterario o del “lettore di professione”, addetti a promuovere e a lanciare il prodotto. Lo scrittore si trasforma in operatore commerciale tutto concentrato nel corrispondere alle esigenze dell’editore e del pubblico e per nulla interessato a chiedersi se quel che ha scritto soddisfa i suoi bisogni estetici.


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