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Fuoco

Creato il 21 giugno 2015 da 19stefano55

La rivista è chiusa quindi metto in condivisione quello che per più di un anno ho scritto per Luogos.

Altrimenti va su “Chi l’ha visto!” :-)

Fuoco.

Primati è un nome ambiguo per chi cerca nelle parole un momento per uscire dalla limitatezza del proprio io. Un po’ come lo scrivere, un impulso improvviso: testa, dita, tastiera, occhio, erore stop… In quel momento il tuo corpo potrebbe essere chissà dove, anche nel celebre film “Il pianeta delle scimmie” a cui la parola primate conduce con immediatezza.

Ma anche noi, umani e molto più spesso disumani, ne facciamo parte.

La grande Bellezza , accidenti non vado mai al cinema eppure mi vengono sulla tastiera (direttore un’idea pubblicitaria…ma dai suvvia, un pochino? No!!) questi nomi di film che come ipnosi la mia mente ha incluso.

Inclusione multimediale, si questa la possono votare i Nazzareni e i Tommasi, i Francescani e i Giovannei, tutti a tavola a mangiare con i cicisbei.

Ma la tavola ci può ricondurre all’uomo primitivo, dico la tavola imbandita. Probabilmente ci sono strategie socio-economiche che inducono a questo ritorno all’uomo semplice, mangiatore di erba più che di carne, ne indico una : il cibo a km zero.

Parole tutte primarie: cibo, comune al primo e all’ultimo degli uomini, chilometri, unità di misura che ci accomuna per misurare gli spostamenti, ciò che cambia è il come, il perché non il quantum, lo zero, chi si ricorda degli antenati e chi si ricorderà di noi, probabilmente sarà lo zero virgola come percentuale, ma sarà arrotondato all’intero per semplificare i report della pubblica amministrazione.

Oggi la città così ricca di creatività architettonica e ingegneristica vuole riprodurre in essa la vita dell’eden attivando orti urbani, verde sociale, orti verticali.

Si l’orto verticale ci riconduce in alto anche perché il dialogo con certi scimpanzé lo si può fare spesso nascosti dal verde, evitando gli sguardi di primati che amano vestirsi in modo uniforme e quindi poco creativi ma solo esecutori di ordini altrui.

I tetti diventano nuovi habitat per l’uomo che non può scendere più in basso, dove le strade sono piene di acciai abbandonati e ruote stridenti.

Bastano un po’ di terra, delle piantine di alberi da frutta, dei semi di spezie, e firme di architetti che alzata la testa hanno pensato che lo spazio è ancora collegato alla velocità di un nuovo pensiero in un tempo maledetto.

Il gergo si è arricchito con le parole triviali, pardon ha fatto arricchire: i comici, i politici, gli opinionisti, i scrittori veraci.

Sotto il cupolone c’è il ricco epulone e il solito coglione. Lo scambio di beni relazionali oggi è fatto di parole altere e minacciose: ti ammazzo, ti sgozzo et similia.

Sicuramente un vantaggio per i nuovi extra non comunitari che arriveranno sulle tre caravelle : La Libia, la Siria, la Sierra Leone che con parole già apprese durante il viaggio (ti ammazzo, ti sgozzo) potranno richiedere un legittimo asilo (ne abbiamo veramente pochi, lo dicono tutti) e con facilità inserirsi sia in contesti educativi (il bon ton è facoltativo) che di lavoro (meno siamo, meno job act).

No non c’è paragone con il mondo degli avi, avevano paura del fuoco , per noi è essenziale, lo esportiamo (armi) lo importiamo (gas e petrolio) e quando non se ne può più lo facciamo sto fuoco.

Ecco però che il pessimismo mi ha , caro giovin direttore, allontanato dal bene comune e quindi memore degli antichi bisnonni ripeto a voce bassa, con le labbra appena schiuse…..fuoco, fuochino al mio nipotino!



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