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Gabriele Lavia Recita Pirandello: Sei Personaggi d’Autore

Creato il 01 dicembre 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine

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Un palcoscenico disadorno, spoglio, con fondali di tessuto chiaro, drappi che sembrano vele. E poi corde, cantinelle sospese, paraventi, sedie e tavoli di legno. E un pianoforte. Il sipario è aperto, un macchinista sta allestendo la scenografia de Il giuoco delle parti di Luigi Pirandello. Arrivano il Direttore di scena, il Capocomico e la compagnia, tutti indossano abiti dai colori chiari, quasi crema, in stile della borghesia degli anni Venti. Iniziano le prove, ma, all’improvviso, dal buio della sala emerge l’usciere seguito da sei personaggi. Alle domande del Capocomico «Chi sono lor signori? Che cosa vogliono?», i personaggi, vestiti di scuro, rispondono: «Siamo qua in cerca d’un autore». Inizia il dramma.

Gabriele Lavia Recita Pirandello: Sei Personaggi d’AutoreSei personaggi in cerca d’autore – Fotografia di Tommaso Le Pera

Per inaugurare la sua prima stagione come consulente artistico del Teatro della Pergola di Firenze, Gabriele Lavia sceglie di dirigere il più noto, forse, tra i lavori teatrali di Pirandello. Un dramma che era già stato rappresentato proprio qui nel 1948, nell’immediato dopoguerra, in piena ricostruzione, con lo storico allestimento di Orazio Costa. Una scelta, dunque, ricca di un forte significato simbolico per Lavia, di cui Costa è stato maestro.

Gabriele Lavia Recita Pirandello: Sei Personaggi d’AutoreSei personaggi in cerca d’autore – Gabriele Lavia – Fotografia di Tommaso Le Pera

Sei personaggi in cerca d’autore è un testo in cui si passa in continuazione dalla narrazione alla riflessione sul teatro, dalla finzione scenica alla realtà e viceversa, in un gioco di rimandi tra attore e personaggio che per sineddoche rinvia al dualismo inconciliabile tra realtà e finzione. È un testo difficile che contiene, nelle sue righe, tanta teorica teatrale. Oltre a segnare un vero momento di svolta per la scena italiana, incarnando il momento di passaggio dal teatro ottocentesco del grande attore al moderno teatro di regia, l’opera rappresenta l’opposizione, sempre attuale, tra autore e interprete. Portato in scena per la prima volta al Teatro Valle di Roma nel 1921, ricevette una pessima accoglienza e fu fischiato sonoramente. Al grido di «Manicomio! Manicomio!», il pubblico, che ancora era completamente impreparato alla totale rottura delle convenzioni teatrali, contestò violentemente la rappresentazione, tanto che Pirandello stesso rischiò di essere aggredito uscendo dall’edificio. Ottenne finalmente il successo nel 1923, due anni dopo la stesura e la tribolata prima romana, e da allora, forte della sua componente metateatrale che si andava sempre più affermando nella prima metà del Novecento, è diventato un classico.

“La particolarità di questo spettacolo è che non vuole avere nessuna particolarità”

Lavia, di fronte a questa complessità e alla molteplicità di tematiche, sceglie la via della fedeltà a Pirandello e porta sul palco l’ultima delle quattro edizioni uscite tra il 1921 e il 1925, con alcune aggiunte dalla prima. Riguardo a questo spettacolo, egli stesso dichiara che «la particolarità è che non vuole avere nessuna particolarità». La fedeltà e il rigore quasi filologico scelti dal regista sono subito evidenti, soprattutto nell’inserimento della sua voce fuori campo che recita la didascalia iniziale. La stessa voce poi, quasi a suggerire una sorta di opprimente circolarità, tornerà anche nel finale, prima della chiusura del sipario. Lavia, quindi, usando ancora le sue parole, “serve” Pirandello, non ne dà interpretazioni né lo altera.

Gabriele Lavia Recita Pirandello: Sei Personaggi d’AutoreSei personaggi in cerca d’autore – Fotografia di Tommaso Le Pera

Il suo lavoro si focalizza perciò tutto sul significato profondo e filosofico del testo. Un testo non facile, come detto, che egli riesce a far funzionare perfettamente, seppur con qualche momento di affaticamento, inevitabile in più di due ore di spettacolo. Dal punto di vista registico, egli riesce rigorosamente a gestire l’orchestrazione della coreografia dei movimenti di ventuno attori sempre in scena e, specialmente, a mantenere l’equilibrio tra dramma e commedia umoristica, rendendo contemporaneamente la teatralità dei sei personaggi (in opposizione alla “realtà” della compagnia degli attori), ma anche il loro spessore psicologico.

Sei personaggi in cerca d’autore è innanzi tutto il dramma dell’incomunicabilità tra i suoi protagonisti, ciascuno con la propria storia e la propria disperazione, e dell’impossibilità di mettere fine al tormento di una vita. Personaggi che parlano senza ascoltarsi, ognuno principalmente per sé stesso, ciascuno parte di una storia comune da cui vorrebbe distaccarsi, ma ne è impossibilitato. La mancanza di comunicazione si riflette nell’opposizione insolubile tra realtà e finzione che raggiunge il culmine nell’incontro dei personaggi con il Capocomico e i membri della compagnia, la cui interpretazione risulta inadeguata e priva di veridicità se impietosamente confrontata con quelle figure presenti in carne ed ossa. Il tema pirandelliano del doppio e della scissione dell’Io raggiunge l’apice in questa scena: qui la rappresentazione diventa palesemente altro da sé, un atto quasi burlesco che avviene tra le risa dei personaggi che si vedono “deformati” attraverso attori così dissimili da loro.

Gabriele Lavia Recita Pirandello: Sei Personaggi d’AutoreSei personaggi in cerca d’autore – Lucia Lavia e Gabriele Lavia – Fotografia di Tommaso Le Pera

Lavia è per l’occasione sia autore che mattatore, avendo il ruolo del Padre, capofila di quel gruppo di personaggi/familiari infelici protagonisti delle disgraziate vicende. Lo interpreta con maestria e sicurezza, sapendo variare di tono e di intensità, e regalando anche alcuni momenti ironici, se non propriamente comici, coadiuvato soprattutto dall’ottima performance di Michele Demaria nei panni del Capocomico. Lucia Lavia, figlia d’arte nella realtà e figliastra marchiata dalla vergogna del meretricio nel dramma, corre e si strazia senza posa, mattatrice e istrionica, tutta sfrontatezza ed eccessività, talvolta forse troppo accentuate. A completare la teatrale “famigliaccia” dei personaggi (sempre usando parole del regista), Andrea Macaluso nei panni del Figlio e Rosy Bonfiglio in quelli della Madre, una madre vestita a lutto che modula canti lamentosi, perfetta incarnazione della “Mater Dolorosa” voluta da Pirandello. Le musiche di scena sono di Giordano Corapi e completano sonoramente l’essenziale ma imponente scenografia di Alessandro Camera, in cui spiccano, disegnati da Andrea Viotti, i tenui costumi della Compagnia degli attori, contrapposti a quelli severi e scuri dei sei personaggi.

Fotografie di Tommaso Le Pera

Gabriele Lavia Recita Pirandello: Sei Personaggi d’AutoreSei personaggi in cerca d’autore – Fotografia di Tommaso Le Pera

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