Scritto da: Virginia Cerrone 11 febbraio 2014 in Spettacoli, Teatro Inserisci un commento
Per quasi un mese il palcoscenico del teatro Golden di Roma si è trasformato in un campo di calcio, simile a quello degli oratori, per uno spettacolo tributo a quel mitico capitano della Roma che nel 1994 decise di porre fine alla sua esistenza.
Protagonista della nostra storia è Marco un ragazzo che inizia a tirare i primi calci ad un pallone nel campo parrocchiale della Garbatella, uno dei quartieri storici della capitale proprio dove anche Di Bartolomei aveva iniziato quella che sarebbe diventata una carriera strepitosa.
Il sottotitolo dello spettacolo, “Mediano di spinta, riveduto e corretto”, spiega la storia di Marco, giovane alla ricerca delle risposte ai vari interrogativi della vita che decide di andare volontario in Mozambico. Proprio in una nazione dove la criticità è la protagonista della vita, frequentando il calcio insegnato e giocato con i bambini del luogo, riesce a dare un significato all’esistenza.
Conosce una suora, una improbabile suor Genuflessa che in un ancor più improbabile accento tra il ciociaro e il marchigiano gli fornisce i “fondamentali”, per usare un termine calcistico, di come comportarsi nella vita, affermando che quando il Signore dice di scendere in campo, vuol dire che è giunto il proprio momento, ma dobbiamo ricordarci di dare sempre un occhio alla panchina!
In Mozambico conoscerà anche la futura moglie, una giovane con l’ambizione di sposare un calciatore e che lo tradirà col suo migliore amico; il suocero, uno splendido professore di lettere di altri tempi che trasferisce il suo sapere anche sugli striscioni destinati allo stadio, dove si legge: “PER ASPERA AD ASTRA”, ed un ragazzino di nome, non a caso, Agostino che del calcio vuole sapere tutto e di più.
Gli errori in inglese nel titolo, derivano dalla proposta che Marco fa ai ragazzi africani di scrivere le parole come si pronunciano; non è cultura allo stato puro ma è un iniziare a comprendersi.
Lo spettacolo, che inizia sulle note di “La leva calcistica del ‘68”, dedicata da Francesco De Gregori a Di Bartolomei, regala un’ora e mezza per ridere, sorridere, commuoversi e pensare; insomma, il calcio come metafora della vita e, ancora di più, il ruolo del mediano, tanto celebrato da Ligabue in un suo splendido brano, è l’inno a coloro che sono destinati a non passare alla storia, svolgendo tanto lavoro, principalmente per gli altri.
Michele La Ginestra, che negli spot televisivi è una sorta di Amleto della gastronomia, con la sua simpatia ci ricorda che la bellezza della vita risiede nella semplicità delle piccole cose.
Lo spettacolo, di cui l’attore romano è anche regista ed autore insieme a Stefano Bennicelli, è corredato dalla musica, eseguita dal vivo, da: Federica Rizzo alla viola, Carla Tutino al contrabbasso e Stefano Calderano alla chitarra.
Quattro giovani attori: Emanuel Caserio, Isa Basile, Giulio Benvenuti e Alessandra Micozzi animano le splendide sagome a dimensioni umane create da Camilla Cuparo.
Sono quasi venti anni che Agostino Di Bartolomei ci ha lasciato e lo ha fatto a distanza di dieci anni e nella stessa data in cui la Roma subì la sconfitta dal Liverpool nella finale di Coppa dei Campioni.
Questo spettacolo, oltre ad essere un tributo affettuoso, è dedicato a chi ama il calcio ed i campioni, quelli veri, al di là della maglia che indossano.
Garbatella Futbol Cleb Michele La Ginestra spettacoli teatro 2014-02-11