Magazine Ecologia e Ambiente

Gas Eni: perché è eccezionale il giacimento scoperto in Egitto

Creato il 09 settembre 2015 da Valtercirillo

Gas Eni: perché è eccezionale il giacimento scoperto in Egitto

Ha avuto grande rilievo la notizia del giacimento di gas Eni scoperto nell'offshore egiziano, al largo del delta del Nilo. Nel suo comunicato del 30 agosto l'Eni afferma espressamente di aver "effettuato una scoperta di gas di rilevanza mondiale (...), denominato Zohr il giacimento supergigante presenta un potenziale di risorse fino a 850 miliardi di metri cubi (...) la più grande scoperta di gas mai effettuata in Egitto e nel Mar Mediterraneo".

Alcuni commentatori, interessati a sostenere l'esigenza di ridurre ad ogni costo il ruolo dei combustibili fossili a favore di una costante accelerazione sulle fonti rinnovabili, hanno fatto notare che, a ben vedere, i valori in gioco non sono poi chissà che. Infatti 850 miliardi di metri cubi (Gm 3) sono meno dello 0,5% delle riserve mondiali di gas (oggi stimate in circa 187.000 Gm 3), in grado di coprire non più di 17 anni dell'attuale domanda egiziana: 48 Gm 3 nel 2014 (per un confronto, nello stesso anno la domanda di gas in Italia è stata di 57 Gm 3).

Invece si tratta di una scoperta realmente eccezionale, sia per la portata, sia per la localizzazione, come hanno subito sottolineato i più autorevoli osservatori nazionali (vedi per esempio questa intervista ad Alberto Clò) e internazionali, che si sono sperticati in lodi per la performance di Eni.

Il settimanale Petrostrategies è arrivato a giudicarla epocale: "Nella storia del gas nel Mediterraneo ci sarà un pre e un post 30 agosto 2015" scrive nel primo numero di questo mese. Un giudizio che riguarda tanto la dimensione del giacimento (parecchio superiore a quelli da poco scoperti nel vicino offshore israeliano e cipriota, che pure avevano fatto parlare di possibile rivoluzione energetica per l'intero bacino), quanto la localizzazione e i possibili impatti sugli equilibri geopolitici del Mediterraneo orientale.

Gas Eni in Egitto: potenzialità da sfruttare in tutti i campi

I punti a favore del ritrovamento egiziano di gas Eni sono molti.

► Il gas rinvenuto è di qualità eccellente: metano quasi puro. Inoltre, secondo quanto affermato oggi in Senato dall' ad di Eni, Claudio Descalzi, la stima di 850 Gm 3 è quella più conservativa ed è probabile che le riserve nella zona del ritrovamento siano parecchio superiori: Descalzi ha parlato della probabile esistenza di un secondo grande giacimento sotto quello a gas annunciato nei giorni scorsi.

I costi di sviluppo del progetto ammontano a circa 7 miliardi di dollari secondo stime del Governo egiziano, a meno di 10 miliardi secondo il più prudente Descalzi. Non sono noccioline, ma si tratta di un investimenti relativamente bassi per questo genere di giacimenti.

► Per l'inizio della produzione commerciale sono previsti tempi molto rapidi: probabilmente entro il 2017, anche perché per il trasporto di gas Eni può sfruttare infrastrutture già esistenti.

► Si parla di una produzione a regime di circa 35 Gm3 all'anno, in grado di soddisfare il 70% della domanda interna egiziana. L'Egitto diventa così in grado di azzerare le importazioni di gas liquefatto (Gnl) iniziate lo scorso aprile, e anzi potrebbe esso stesso diventare esportatore, sia di gas Eni prodotto a Zohr, sia di gas proveniente da Cipro e Israele (nei giorni scorsi il Cairo ha rassicurato i due Paesi sulla conferma dei vecchi accordi per lo sviluppo dei rispettivi giacimenti).
Va ricordato che l'Egitto già dispone di due impianti di liquefazione, attualmente fermi per mancanza di materia prima da lavorare: a Damietta (impianto partecipato anche da Eni, con una capacità di 5 milioni di tonnellate l'anno) e a Idku (da 7,2 Mt/anno).
Secondo Petrostrategies è anche possibile che l'Egitto ricominci a vendere gas in Giordania, attraverso il vecchio gasdotto ora inutilizzato.

Gas Eni: perché è eccezionale il giacimento scoperto in Egitto

Insomma, se le aspettative prospettate dal nuovo gas Eni per l'Egitto si concretizzeranno, per il Governo del Cairo sarà una vera manna, considerato che la carenza di energia ha causato regolari black out negli ultimi anni, e che ancora questa estate si è chiesto alle imprese di tagliare la produzione di un'ora al giorno per poter lasciare abbastanza energia da distribuire alle famiglie.

Difficoltà, ovviamente, non si possono escludere. Senza entrare nei problematici aspetti legati alla situazione geopolitica dell'area e del Paese, i ritardi registrati nei grandi e vicini giacimenti israeliani di Leviathan e Tamar devono consigliare prudenza sul fronte dei tempi.

Del resto è anche vero che proprio niente si può dare per scontato quando - come nel caso del gas Eni di Zohr - si parla di un giacimento offshore che arriva a oltre 4.000 metri di profondità, con ogni piccolo errore operativo o di valutazione che può portare a mesi - se non anni - di ritardi.

[ Valter Cirillo]

Leggi anche
Oltre il petrolio: Eni punta anche sulle fonti rinnovabili
Trasporto marittimo: il nodo degli stretti artificiali
Mediterraneo: cooperazione e energia le chiavi di sviluppo
L'energia nel bacino del Mediterraneo: parole e fatti

Condividi...


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog