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Gene Gnocchi: la Divertente Vita Condominiale di Johnny Depp

Creato il 06 febbraio 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Gene Gnocchi: la Divertente Vita Condominiale di Johnny Depp

Uno spettacolo surreale e divertente ha recentemente allietato il pubblico del Teatro Dehon di Bologna. Gene Gnocchi ha, infatti, portato sul palcoscenico una pièce dal titolo assai curioso: Gnocchi Recital - La vita condominiale di Johnny Depp.

Il noto comico, in un serrato monologo, impersona, dandogli anima, corpo e sostanza, Zachar, il maggiordomo tuttofare di un tal Johnny Depp, sparito per debiti. Come se nulla fosse Zachar continua a fare le cose di sempre, non rassegnato alla scomparsa del suo padrone, ma sicuramente alquanto turbato per la situazione. Non possiamo poi non notare la sua palpabile irritazione, dovuta al venir meno di una routine monotona, sempre uguale a sé stessa, fatta di lavori in casa, di comparsate fuori, di lunghe comunicazioni telefoniche con fornitori, enti e danti causa vari. Il nostro eroe è dunque completamente disorientato, ma, imperterrito, va avanti per la sua strada nella speranza che Johnny possa tornare e pagargli così tutte le mensilità arretrate. Osserviamo il buon Zachar continuare a fissare appuntamenti, verificare notizie, raccogliere pazientemente informazioni su Wikipedia, Wikiquote, wikiFeet, Wikitravel, Wikitude, tra una telefonata e l'altra, tra un interrogativo e mille risposte mai soddisfacenti ed esaustive. Tutto ciò contribuisce a creare un cortocircuito delirante ed esilarante sul senso della vita, sull'ineluttabilità della morte e... sull'impatto ambientale del Diesel Power.

Si innesca così un crescendo di situazioni che finiscono per travolgere il protagonista mandandolo sull'orlo di una crisi di nervi ed accompagnandolo ad un epilogo aperto, inaspettato ed indefinito. Sorgono, difatti, alla fine, inevitabili quesiti: chi sarà mai questo Johnny Depp? Si tratta veramente del famoso attore protagonista dei Pirata dei Caraibi? Già perché il tutto ad un certo punto diventa fumoso, inintelligibile, tanto da farci dubitare che questo fantomatico padrone esista realmente e pensare che sia solo una proiezione del povero Zachar che finisce per riversare sulla fantomatica figura le sue ansie, i suoi dubbi, le sue frustrazioni. Si ride di gusto per le paradossali battute, pronunciate con la proverbiale faccia di bronzo che è il marchio di fabbrica di Gene, e per le situazioni esilaranti create dalla sua abilità dialettica e gestuale, ma quello stesso riso ci restituisce un retrogusto amaro se si riesce ad andare al di là delle parole e dei comportamenti scenici. Aleggiano, neppure troppo celati in verità, sottili accenni autobiografici, che fanno trasparire afflizioni ed un certo disagio interiore, che non sono tanto quelli di Zachar, quanto, piuttosto, quelli reali dell'attore, che probabilmente non sta attraversando un momento esaltante. Gli applausi finali, convinti e scroscianti, sono indice di sicuro gradimento ed apprezzamento, ma anche di solidarietà e sostegno con l'augurio che il bravissimo Gene possa presto mettersi alle spalle questo periodo per lui poco luminoso.


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