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Genetica, ambiente e destino

Da Dhiirananta
Se per interpretare le vite umane riconduciamo tutto alla genetica (i cromosomi dei miei genitori) e ai fattori ambientali (ciò che i genitori hanno fatto o non hanno fatto nei primi anni di vita) allora la vita sarebbe una storia già scritta, un copione da recitare, una sceneggiatura scritta da un codice genetico, da traumi infantili e incidenti sociali. La storia di una vittima.
Ma in realtà si è vittima di una teoria, non della realtà.
James Hillman afferma che esiste un’altra spiegazione : l’immagine o impronta di se (la ghianda) che guida la nostra vita, che determina il nostro destino, carattere, vocazione.
l’idea che ciascuna persona sia portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente prima di poter essere vissuta
Nè genetica, nè ambiente, ciò che contradistingue la nostra vita è la ghianda, immagine di ciò che siamo veramente, che scegliamo prima di nascere (e di conseguenza scegliamo quando nascere, dove nascere e i nostri genitori) , che ci porta a fare delle scelte nella nostra vita e che chiamiamo destino, che non può essere ignorata altrimenti può procurarci solo dolori (l'irrequietezza dei bambini, la follia, forse anche la malattia)
La strada è nuova ma l’idea è antica:
ciascuna persona viene al mondo perché è chiamata."
L’idea viene da Platone, dal mito di Er che egli pone alla fine della sua opera più nota, la Repubblica.

Genetica, ambiente e destino

William Blake, la pietà (1795 ca), Tate Gallery, Londra


Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di esserci venuti vuoti. E’ il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto. È lui dunque il portatore del nostro destino.
Secondo Plotino (205-270 d.C.), il maggiore dei filosofi neoplatonici, noi ci siamo scelti il corpo, i genitori, il luogo e la situazione di vita adatti all’anima e corrispondenti, come racconta il mito, alla sua necessità. Come a dire che la mia situazione di vita, compresi il mio corpo e i miei genitori che magari adesso vorrei ripudiare, è stata scelta direttamente dalla mia anima, e se ora la scelta mi sembra incomprensibile, è perché ho dimenticato.

(cit. tra virgolette tratte da: “Il Codice dell’anima”, James Hillman, ed. Adelphi)

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