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Géométrie variable di un triangolo amoroso – India, Russia e Stati Uniti

Creato il 23 marzo 2015 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Géométrie variable di un triangolo amoroso – India, Russia e Stati Uniti

La storia d’amore tra Modi e Obama non durerà, giacché la relazione con gli Stati Uniti non ha quel tipo di dimensione e peso strategici che contraddistinguono il legame tra Nuova Delhi e Mosca. La Russia è un Paese con cui l’India intrattiene relazioni strategiche da decadi. L’America è il posto dove migrano gli Indiani in cerca di uno stile di vita migliore. È questa la visione che gli Indiani hanno delle due più grandi potenze del mondo. È molto semplice. La recente visita in India del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama non cambierà lo stato delle cose, e coloro che fanno speculazioni sugli impressionanti cambiamenti nella politica estera indiana o sono sciocchi o sono dilettanti, oppure ambedue le cose.

«Le buone relazioni con gli Stati Uniti riflettono un’aspirazione, i legami con la Russia sono una solida realtà», spiega Bharat Karnad, professore di studi sulla sicurezza nazionale presso il Centre for Policy Research. «Non è in ballo nessun cambiamento politico sostanziale, certamente nulla che vada a discapito delle relazioni dell’India con Mosca, soprattutto perché, a differenza degli Stati Uniti, la Russia è stata partner dell’India, e continuerà a esserlo, in progetti tecnologici strategicamente sensibili che vanno da missili, navi sommergibili e sottomarini nucleari fino ai caccia di quinta generazione», ha dichiarato a “Defense News”.

Nel corso dei decenni, una schiera di Presidenti statunitensi sono venuti in visita in India. Allo stesso modo i Primi Ministri indiani si sono recati in America. Nondimeno le dinamiche nelle relazioni India-Stati Uniti non sono molto cambiate. E perché dovrebbero? Gli Stati Uniti sono alla guida di un mondo occidentale la cui prosperità risiede perlopiù nella dominazione della restante parte del mondo. L’India invece è membro dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), gruppo che mira a porre fine alla dominazione da parte del blocco guidato dall’America.

Modi operandi

Sorge dunque una questione: perché il Primo Ministro Narendra Modi e Obama hanno organizzato in fretta e furia questa storia il Giorno della Repubblica? La posizione degli Stati Uniti si capisce facilmente. Dopo aver vietato a Modi l’ingresso negli Stati Uniti per un decennio – una decisione a cui gli Americani erano arrivati grazie all’intensa attività di lobby esercitata dalla sinistra indiana, dai cristiani indiani, dai gruppi evangelici americani e dalle organizzazioni musulmane indiane – gli Stati Uniti sono voluti entrare nelle grazie del neoeletto, e altamente popolare, capo di Stato. Non si resta senza parlare con il capo del secondo Paese più popoloso al mondo quando lo Stato più popoloso (la Cina) e quello con più bombe atomiche (la Russia) hanno rapporti sempre più stretti.

Le ragioni di Modi per perdonare e dimenticare l’affronto – che irrita ogni Indiano patriottico – non si può spiegare con la filosofia indiana “Il mio ospite è il mio dio”. Modi è troppo realista per sciocchezze simili. Abbiamo a che fare con il fatto che se non ci fosse stato un disgelo nelle relazioni di Modi con gli Stati Uniti subito dopo la sua elezione a Primo Ministro, anche il resto del mondo, imbeccato dagli Stati Uniti, avrebbe continuato a trattarlo come un intoccabile. I media indiani avrebbero volentieri esaudito le richieste dei loro capi e sarebbero corsi dietro a Modi. Gli infiltrati della CIA avrebbero ripescato ancora una volta storie false sul coinvolgimento di Modi nelle rivolte anti-musulmane del 2002. Che la Corte indiana lo abbia assolto non importa a queste componenti antinazionali. È stata pertanto la politica interna a forzare il nuovo Primo Ministro a invitare Obama alla parata. C’è un’altra ragione cruciale per cui una storia d’amore tra India e Stati Uniti è come la primavera nella Tundra: gli Americani s’immischiano negli affari interni dell’India, mentre i Russi no. Ovvero, come diceva il nostro Presidente, prof. Anis Bajrektarevic, «La biologia e la geopolitica hanno in comune una regola di base: rispettare o morire».

Il 27 gennaio, ore prima di prendere il suo aereo per l’Arabia Saudita, Obama si è introdotto in un territorio in cui non aveva ragione di addentrarsi. «Ciascun individuo ha il diritto di praticare la propria fede, di sceglierla, o di non praticare affatto alcuna fede, e di farlo libero da persecuzioni e paure», ha predicato davanti a un pubblico di giovani indiani. Obama si riferiva chiaramente al programma del BJP di riconvertire gli Indiani musulmani e cristiani all’Induismo. É senza dubbio una questione controversa, ma gli Stati Uniti non hanno assolutamente alcuna credibilità su questo argomento. Avendo quasi annientato i nativi americani e ghettizzato la popolazione nera, agli Stati Uniti non resta nessuna legittimità morale. Non sarebbe grandioso, in realtà, se Obama parlasse di tolleranza religiosa anche in Arabia Saudita? Ma nessun Presidente degli Stati Uniti lo farà mai. Ovviamente questi sermoni sono rivolti a “Stati morbidi” come l’India. È stato inoltre davvero poco raffinato da parte di un capo di Stato esprimersi con una frase di commiato di questo genere dopo aver goduto dell’ospitalità e delle incensature indiane. Il Presidente russo Vladimir Putin si è recato in visita in India numerose volte, ma quando è stata l’ultima in cui ha imbarazzato i suoi ospiti come hanno fatto gli Americani?

La frase di commiato di Obama non è una questione banale. N.V. Subramanian, direttore del “Newsinsight”, ha affermato: «Va ricondotta al nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in India, Richard Verma, che ha suggerito di introdurla nel discorso presidenziale probabilmente su incitamento dello staff dell’ambasciata statunitense che aveva partecipato alla precedente campagna contro il Primo Ministro Narendra Modi. Il governo ha preso con filosofia questa deviazione del protocollo». Inoltre, il fatto che Obama abbia sollevato il delicato argomento in occasione di un viaggio che era finalizzato a costruire un ponte [fra i due Paesi] è indicativo della pressione a cui è sottoposta la leadership degli Stati Uniti da parte delle Chiese americane in direzione di una conversione massiccia degli Indiani a una forma particolarmente aggressiva di Cristianesimo evangelico. Il pericolo per l’India è che queste Chiese sono collegate direttamente a gruppi cristiani indiani.

Circolo vizioso

Ogni volta che un capo di governo statunitense si reca in India, i media sono sovreccitati per come la visita rimodellerà i rapporti fra India e Stati Uniti.
Si tende a dimenticare che questo tipo di visite non ha prodotto molto, in passato. Ricordate Jimmy Carter? Quando il Presidente americano venne in visita in India nel 1978, il governo ribattezzò con il suo nome un villaggio dell’Haryana. Che Carterpuri sia ancora in circolo o sia stata riconvertita in Daulatpur Nasirabad è irrilevante, ma quando Ronald Reagan prese il posto di Carter le relazioni tra India e Stati Uniti colarono a picco.

Stavolta la leadership indiana non ha esagerato. Ma gli impreparati media indiani fanno congetture sul fatto che le relazioni di Nuova Delhi con Washington acquisiranno portata strategica. Per coloro che hanno previsto una pioggia di tecnologia militare americana nel settore manifatturiero indiano, ecco la novità: tutto quello che gli Stati Uniti stanno offrendo all’India è tecnologia per sviluppare droni di media portata. Sì, stanno gettando all’India un giocattolo.

Il direttore di una rivista indiana ha raccontato a chi scrive di aver appreso da “fonti ai vertici del governo” che l’Amministrazione Obama offrirebbe all’India i caccia stealth F-35 e forse anche i super segreti F-22. Gli è stato riferito con garbo che l’India non sa che farsene dei falliti F-35, e che la legge degli Stati Uniti vieta l’esportazione degli intercettatori stealth F-22 e della loro tecnologia. In aggiunta, Russia e India stanno sviluppando congiuntamente i caccia di quinta generazione, che saranno probabilmente superiori ai due jet americani.

La realtà è che l’equipaggiamento militare indiano continuerà a essere massicciamente russo-centrico. Così come per i caccia stealth, India e Russia stanno lavorando insieme anche su progetti di fabbricazioni di armi ad alto numero di ottani, come il sottomarino nucleare Arihant e il missile da crociera supersonico BrahMos. Poi c’è la temutissima classe di sottomarini nucleari d’attacco Akula che Mosca ha noleggiato alla Marina Indiana. Un secondo sottomarino a propulsione nucleare dovrebbe essere noleggiato a breve. Come sostiene l’ambasciatore russo Alexander Kadakin, nessun Paese eccetto la Russia offrirà all’India un sottomarino nucleare.

E infine, perché mai ogni Presidente americano che viene in India dichiara che lui, sua moglie, la sua famiglia, i suoi amici, il suo maestro, il suo maggiordomo e praticamente gli interi Stati Uniti si ispirano a Gandhi? Quando a casa loro s’ispirano a generali come Alessandro Magno, George Patton e George Washington. Ad ogni modo, è una menzogna bella e buona. Perché se gli Stati Uniti se ispirassero a Gandhi non si combatterebbero guerre ventiquattro ore al giorno sette giorni su sette. Purtroppo nessun indiano si offende per la costante riproposizione del binomio “India-Gandhi” fatta dagli occidentali, come se nei suoi oltre 5.000 anni di storia documentata il Paese non avesse avuto alcun grande leader. Al contrario a molti Indiani sembra piacere. Questo è proprio quello che vuole l’Occidente: rinchiudere l’India in una mentalità pacifica e indebolire il suo spirito guerriero. Perché se gli Indiani restano pacifisti è più facile per l’Occidente insinuarsi in India un’altra volta. Obama è rimasto fermo a quello stanco, vecchio copione.

(Traduzione dall’inglese di Letizia Trinco)


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