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Geotermia o Biomassa?

Creato il 17 luglio 2013 da Bioenergyitaly_blog
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GEOTERMIA O BIOMASSA per riscaldare le serre?

La geotermia richiede spese di energia elettrica aggiuntive per riscaldare ulteriormente l’acqua della falda e garantire un’adeguata temperatura in serra.

La biomassa prevede invece una centrale alimentata a cippato di legno, non comporta costi aggiuntivi e gode di sovvenzioni statali.

L’utilizzo delle energie alternative in serra

Con i prezzi attuali del gasolio e del metano scaldare 20mila metri quadrati diventa proibitivo, sfruttando invece le fonti rinnovabili si possono abbattere i costi e, soprattutto, si può usufruire dei contributi pubblici di portata tale da diventare, talvolta, più vantaggiosi di una fonte di energia totalmente gratuita come il geotermico.

Geotermia o Biomassa?

Acqua calda e terreno cedevole

A Galzignano, vicino ad Abano Terme (PD) hanno la fortuna di avere un tesoro sotto i piedi: acqua a 65° in abbondanza e disponibile tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24. Trent’ anni fa la cooperativa di floricoltura Euganea impiantò una delle più grosse serre del circondario: oltre tre ha coperti, riscaldati con l’acqua del sottosuolo. L’idea era di coltivare a basso costo piante tropicali, che richiedono ovviamente temperature costanti (e gradevoli) in estate e inverno. La coop, che raggiunse livelli di eccellenza per il panorama italiano, ha chiuso i battenti sette anni fa, ma l’idea della serra resta valida e la struttura è stata ritirata da uno dei vecchi soci, Lorenzo Bano.

Lorenzo Bano sostiene che: “Il principale vantaggio è anche il problema principale di questo impianto. Mi riferisco alle condizioni geologiche che ci permettono di avere acqua a un costo bassissimo, praticamente con la sola spesa per la concessione statale. Quest’area  insiste infatti sul cratere di un vulcano e il terreno è soggetto a bradisismo, ovvero all’abbassamento costante del livello del suolo, sebbene a 30 metri di profondità vi sia della buona roccia.”

Il movimento del terreno non comporta rischi per le strutture, tutte palificate, ma genera comunque diversi ostacoli a una coltivazione razionale: il rischio principale è l’irregolarità del pavimento: le serre sono piene di saliscendi che rendono praticamente impossibile la meccanizzazione. Poi ci sono anche vincoli colturali: il sistema del flusso e riflusso, per esempio, è impraticabile. Detto francamente, sarebbe un sito da abbandonare, se non fosse per l’acqua.

Il riscaldamento

Lorenzo Bano dice che nel sottosuolo: ”c’è l’acqua a circa 60 gradi di temperatura. La peschiamo con un pozzo e attraverso uno scambiatore di calore la usiamo per riscaldare l’acqua che poi facciamo circolare nelle nostre strutture». Un sistema di condutture aeree porta acqua e calore in tutte le serre, distribuendolo attraverso tubi radianti. «In aggiunta abbiamo il riscaldamento basale, effettuato con un reticolo di tubi di ferro e polipropilene posti sotto ai vasi», spiega Bano, sottolineando che da quando è entrato in possesso della struttura, dopo qualche anno di gestione in affitto, ha potenziato il riscaldamento basale, considerato più efficiente di quello aereo. «Questo anche a causa del bradisismo: rispetto a quando furono costruite, le serre hanno infatti subito un abbassamento del suolo di oltre due metri”. In altre parole il volume da scaldare si è moltiplicato esponenzialmente e i tubi radianti si sono allontanati dalle piante.

Un altro problema è legato alla temperatura dell’acqua: buona, ma non eccezionale. Per mantenere un ambiente adatto alle piante tropicali anche nel periodo invernale, quando si va sotto zero, bisogna far circolare l’acqua di continuo, con notevole spesa elettrica. Questo problema viene in parte risolto con il fotovoltaico.

A Galzignano c’è anche un altro impianto più recente: Florida di David Gamberoni. Al momento, questa azienda che produce solo Orchidee, scalda 14mila metri coperti con l’acqua termale, pescata a circa 63° di temperatura. La giusta temperatura viene assicurata tramite il geotermico ed il risparmio è molto elevato.

Biomasse e certificati bianchi

I certificati bianchi possono portare nelle casse di un’azienda centinaia di migliaia di euro e contribuire dunque in maniera determinante a fare bilanci in utile.

Lorenzo Bano ha un’altra azienda a Campodarsego, pochi km a Nord di Padova. Non essendo più ad Abano Terme, non è possibile usufruire gratuitamente dell’acqua calda. Per sostenere i costi energetici, l’imprenditore ha scelto la strada delle rinnovabili, realizzando una centrale a cippato di legno che riceve sovvenzioni con il già citato metodo dei certificati bianchi. Una soluzione che fa sempre affidamento alle energie rinnovabili, ma tecnicamente ed economicamente ben diversa da quella di Calzignano: là una fonte di energia praticamente gratuita, gentilmente offerta dal pianeta Terra; qui un sistema ad alta tecnologia ma che presenta, ovviamente, dei costi di realizzazione e poi di alimentazione.

Lorenzo Bano spiega che: “Al riguardo, abbiamo fatto una scelta ben precisa: abbiamo preferito spendere di più per la tecnologia della centrale per poter poi risparmiare qualcosa sul combustibile. In altre parole abbiamo fatto una centrale in grado di lavorare bene anche con materiali di bassa qualità e basso prezzo, come ramaglie e scarti di vivaio o potatura”. Il cippato proviene dunque dal mercato, ma grazie all’alta efficienza della centrale non è necessario che sia di prima qualità. “Certamente, usando cippato migliore saremmo più tranquilli, ma grazie alla nostra scelta possiamo contenere ulteriormente i costi.”

Due soluzioni a confronto

  • Soluzione a costo zero e a basso potenziale energetico e con problemi di logistica non indifferenti;
  • Soluzione più costosa ma realizzata nella miglior collocazione possibile.

Lorenzo Bano sostiene che: “con le sovvenzioni che ci sono oggi conviene di più scaldare con la centrale a cippato che con il geotermico. Parlando di puro costo energetico, la differenza tra i due sistemi è quasi annullata dal regime delle sovvenzioni statali, che pesano sulla bolletta di tutti gli italiani, bisogna ricordarlo, ma che per noi imprenditori sono un grosso aiuto.”

Le energie alternative, che siano di tipo tradizionale o più innovativo e con maggior contenuto tecnologico, rappresentano per la serra una reale possibilità di abbattere i costi energetici, anche se questo avviene, talvolta, attraverso un equilibrio economico artificiale.

Lorenzo Bano conclude dicendo che: “Con le energie rinnovabili, oggi una serra può essere energeticamente autonoma, senza alcun problema. Bisogna però dire, per onestà, che in parte quest’autosufficienza è pagata dai contribuenti.”

Nella prossima edizione della Fiera BioEnergyItaly – che si terrà a Cremona Fiere dal 5 al 7 marzo 2014 – nella sezione Eventi si farà il punto sulla situazione e le prospettive dei finanziamenti pubblici alle rinnovabili per aiutare gli agricoltori a fare le migliori scelte per il medio periodo.


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