Magazine Cultura

Gesebel, lo Spazial-Fumetto di Magnus e Bunker

Creato il 12 giugno 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Gesebel, lo Spazial-Fumetto di Magnus e Bunker

Un pianeta abitato solo da bellissime donne, quelle corsare dello spazio che riconoscono nella spietata e fascinosa Gesebel il loro capo. Un pianeta dove comanda il sesso femminile e l'uomo è soltanto uno smidollato da asservire e privare di qualsiasi diritto. Siamo a Virgin City, capitale di Virgin Planet, Gesebel e le sue ragazze si sono appena impadronite di una sostanza radioattiva molto pericolosa, l'ubanium, e contano di chiedere un generoso riscatto per la sua restituzione al governo della Galassia Uno. I prigionieri catturati durante la missione, o almeno quelli che appartengono alla categoria dei "fustacchioni", finiscono al mercato degli schiavi; l'esemplare maschile grassoccio e con poco sex appeal, indegno di far parte dell'harem di una di queste seducenti amazzoni, fa invece una brutta fine nell'arena...

Così comincia la saga di Gesebel, personaggio nato dalla fantasia di Max Bunker (Luciano Secchi) e disegnato da Magnus (Roberto Raviola) le cui storie vennero pubblicate a partire dal febbraio del 1966 dall'Editoriale Corno.

Paladina di un femminismo smodato e di una sessualità che sfocia nella ninfomania, Gesebel è una donna apparentemente sicura di sé e priva di scrupoli, ma, in realtà, attraversata da elettrica inquietudine ed incapace di provare amore od affetto per chicchessia (uniche eccezioni il suo gatto, Pussycat, e, forse, il suo servo muto, Mabus). Il personaggio, che sicuramente qualcosa deve alla Barbarella di Jean-Claude Forest, è figlio di quei mitici anni '60, decennio di grandi cambiamenti e di grandi utopie, che Bunker e Magnus sanno qui leggere in chiave satirica mostrandone spesso gli aspetti più grotteschi (si veda, ad esempio, in E la Terra scoppiò il modo in cui il nostro pianeta viene distrutto dalla folle ambizione di chi governa USA e URSS).

Le avventure di Gesebel, per quanto vadano sempre contestualizzate nel tempo in cui sono state scritte, risultano ancora oggi piacevoli e ricche di dissacrante ironia, anticipando in alcune divertenti trovate quella che è probabilmente la creatura più famosa di Secchi e Raviola: Alan Ford.

Giusto, poi, rimarcare che gli anni '60 rappresentano anche il periodo d'oro del fumetto nero italiano, filone al quale la stessa Gesebel appartiene. I protagonisti di questi albi (Diabolik, Kriminal, Satanik, Zakimort, solo per citare i più noti), perlopiù complessi antieroi dediti al crimine, danno però lavoro (e parecchio) non tanto agli irreprensibili poliziotti (Ginko, Milton, Trent, Norton) che cercano di catturarli quanto ai tribunali italiani che, temendo che queste pubblicazioni possano "turbare l'ordine pubblico, l'ordine della famiglia e incitare alla criminalità e al delitto", non perdono occasione per istruire processi ed operare sequestri di "giornaletti".

Altri tempi, ma ugualmente si resta stupiti per l'estrema sensibilità dell'italico senso del pudore dell'epoca e per l'evidente ipocrisia dei più (d'altronde va sottolineato che, se è vero che questi fumetti vendevano bene, è altrettanto vero che il business non riguardava gruppi editoriali di una certa valenza). Indubbio è che le vicende giudiziarie e la pressione dell'opinione pubblica hanno influito, e non poco, sullo sviluppo di questi personaggi che man mano si "ammorbidiscono" perdendo quasi del tutto la loro carica eversiva e l'infamante marchio di "per adulti".

Decine di testate invasero dunque le edicole, pubblicazioni che, pur esplorando i generi più diversi (accanto ai neri propriamente detti, troviamo albi che propongono storie di fantascienza, gialli, racconti horror), hanno molto in comune sia a livello di temi (sesso, violenza, sadismo) che di linguaggio (un taglio ancor più cinematografico rispetto al passato nella costruzione delle sequenze di vignette).

Decine di testate, dicevamo, la maggior parte delle quali ebbe vita editoriale breve, se non brevissima. Un triste destino condiviso anche da Gesebel, serie durata purtroppo appena 23 numeri ed interrotta nell'ottobre 1967, circostanza che, causata dallo scarso successo commerciale dell'opera, le conferisce oggi una buona quotazione sul mercato dei collezionisti (difficile, ma non impossibile, da reperire in condizioni da edicola, Gesebel ha nel 21 il suo numero chiave).

Significative le parole dello stesso Bunker che accompagnano la ristampa dei primi sei numeri del fumetto uscita nel 1990: "I critici ritengono che Gesebel sia una delle opere minori del duo Magnus & Bunker. Forse tutti i torti non li hanno. Infatti il concetto di minore è sempre riferito a un modesto esito commerciale e ad una durata limitata. Entrambi gli elementi ci sono stati. [...] Ricordo quando Magnus premeva su di me perché facessi qualcosa di fantascienza, io che di fantascienza ne avevo sempre masticata poca. Mi gettai nella lettura degli autori classici consigliatimi e alla fine avevo una cultura, sia pure superficiale, abbastanza sufficiente per impostare un discorso con le unghie della satira, come si poteva fare ai tempi. Nacquero così sei storie che mi piacque scrivere e che Magnus disegnò ottimamente. Il successo fu scarso e dopo quei numeri, macchina da scrivere e pennello furono passati ad altri. [...] Così per accontentare i miei cari fans pubblico una mini-serie, i primi sei numeri, quelli di Magnus & Bunker, perché la vera Gesebel è questa qui. Breve ma sincero".


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :