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Gesta e Opinioni del Dottor Faustroll patafisico XI

Creato il 25 settembre 2012 da Marvigar4

Jarry Vignolo

Libro ottavo: EtHernità

A Louis Dumur [60]

Leves gustus ad philosophiam movere
fortasse ad atheismus, sed pleniores
haustus ad religionem reducere.

FRANCIS BACON

60 Louis Dumur (1863-1933)

XXXVII
DEL REGOLO DI MISURA, DELL’OROLOGIO E DEL DIAPASON

Lettera telepatica del dottor Faustroll a Lord Kelvin [61]
   “Mio caro collega,
   È da tanto tempo che non vi ho dato più mie notizie; ma io non penso che voi abbiate creduto ch’io fossi morto. La morte non è che per i mediocri. È certo nondimeno che io non sono più sulla terra. Dove, io non lo so che da pochissimo tempo. Giacché noi siamo ambedue di questo avviso che, se si può misurare ciò di cui si parla ed esprimerlo in numeri, che sono la sola cosa esistente, si sa qualcosa del proprio argomento. Ora fino a questo momento io sapevo d’essere altrove che sulla terra, come so che il quarzo è altrove, nel paese della durezza, e meno onorevolmente del rubino; il rubino del diamante; il diamante delle callosità posteriori di Bosse-de-Nage; e le sue trentadue pieghe, più numerose dei suoi denti, se si contano quelli del giudizio, della prosa di Latente Oscura.
   Ma ero altrove secondo la data o secondo il posto, davanti o di lato, dopo o più vicino? Ero in quel luogo dove si è quando s’è lasciato il tempo e lo spazio, l’eterno infinito, caro Signore.
   Era naturale che, avendo perduto i miei libri, il mio asse in tela metallica, la compagnia di Bosse-de-Nage e di Monsieur René-Isidore Panmuphle, ufficiale giudiziario, i miei sensi, la terra e quelle due vecchie forme kantiane del pensiero, avessi la medesima angoscia d’isolamento di una molecola residuale distante dalle altre parecchi centimetri, in un buon vuoto moderno dei signori Tait [62] e Dewar [63]. E ancora la molecola sa forse d’essere distante parecchi centimetri! Per un centimetro, per me il solo segno valido di spazio, in quanto misurabile e mezzo di misura, e il secondo di tempo solare medio, in funzione del quale batteva il cuore del mio corpo terrestre, avrei dato la mia anima, egregio Signore, quantunque mi sia utile per informarvi di queste curiosità.
   Il corpo è un veicolo tanto più necessario dato che sostiene gli abiti, e con gli abiti, le tasche. Avevo dimenticato nelle tasche il mio centimetro, copia autentica in ottone del campione tradizionale, più portatile della terre o pure del quadrante terrestre, e che permette alle anime erranti e postume dei saggi interplanetari di non occuparsi più di questo vecchio globo e nemmeno del C.G.S. [64], per quanto concerne le loro misure d’estensione, grazie ai signori Méchain e Delambre [65].
   Quanto al mio secondo di tempo solare medio, se fossi rimasto sulla terra io non sarei sicuro di conservarlo ancora e di poter in funzione di esso validamente misurare il tempo.
   Se nel corso di qualche milione di anni io non avrò terminato la mia opera patafisica, è certo che le durate di rotazione e di rivoluzione della terra saranno divenute entrambe differenti dal loro valore attuale. Un buon orologio, che avessi lasciato funzionare per tutto quel tempo, mi sarebbe costato dei prezzi eccessivi, e poi io non faccio esperimenti secolari, me ne impipo della continuità e giudico più estetico serbare in tasca il Tempo stesso o l’unità del tempo, che ne è la fotografia istantanea.
   Ed è per questo che io possedevo un oscillatore disposto meglio, per la costanza e l’esattezza assolute, del bilanciere di un cronometro, e il cui periodo di vibrazione avrebbe avuto lo stesso valore, a 1/1000 circa, in un certo numero di milioni d’anni. Un diapason. Il suo periodo era stato determinato con accuratezza, prima del mio imbarco nell’asse, come voi lo prescrivete, dal nostro collega il professor Macleod, in funzione del secondo di tempo solare medio, le asticelle del diapason successivamente dirette verso l’alto, il basso e l’orizzonte, al fine di eliminare la minima influenza della gravità terrestre.
   Io non avevo più nemmeno il mio diapason. Pensate alla perplessità d’un uomo fuori dal tempo e dallo spazio, che ha perduto il suo orologio, e il suo regolo di misura, e il suo diapason. Io credo, Signore, che sia proprio questo stato che costituisce la morte.
   Ma mi sono rammentato dei vostri insegnamenti e dei miei esperimenti. Essendo
dunque semplicemente NESSUNA PARTE, o QUALCHE PARTE, il che è uguale, ho trovato di che fabbricare un pezzo di vetro, avendo incontrato diversi demoni, tra cui il Distributore di Maxwell, che ha raggruppato dei modi particolari di movimento in un liquido continuo sparso dappertutto ( ciò che voi chiamate piccoli solidi elastici o molecole), ad arbitrio del mio desiderio, in forma di silicato d’alluminio. Ho tracciato i tratti, acceso le due candele, il tutto con un po’ di tempo e di perseveranza, avendo dovuto fabbricare senza neppure l’aiuto di strumenti in silice. Ho visto le due fila di spettri, e lo spettro giallo mi ha reso il mio centimetro in virtù della cifra 5,892 X 10-5.
   Adesso che mi trovo completamente a mio agio, e su terra ferma, secondo la mia atavica abitudine, poiché io porto su di me la miliardesima parte della sua circonferenza, cosa che è più onorevole che l’essere congiunto per l’attrazione alla superficie della sua sfèra, permettete che annoti per voi qualche impressione.
   L’eternità mi appare sotto la forma di un etere immobile, e che di conseguenza non è voluminoso.
   Definirò circolare mobile e perituro l’etere luminoso. E deduco da Aristotele (Trattato sul Cielo) che si debba scrivere ETHERNITÀ.
   L’etere luminoso e tutte le particelle della materia, che io distinguo perfettamente, avendo il mio corpo astrale dei buoni occhi patafisici, ha la forma, a prima vista, di un sistema di listelle rigide articolate e di volani animati da un rapido movimento di rotazione, sostenute da alcune di quelle listelle. Corrisponde così esattamente alle condizioni matematiche ideali poste da Navier, Poisson e Cauchy. Inoltre costituisce un solido elastico capace di determinare la rotazione magnetica del piano di polarizzazione della luce, scoperta da Faraday. Vedrò, nei miei svaghi postumi, di impedirgli di girare nel suo insieme e di ridurlo allo stato di semplice stadera a molla.
   Io credo d’altronde che si potrebbe rendere molto meno complicata questa stadera a molla o questo etere luminoso sostituendo ai girostati articolati dei sistemi di circolazioni di liquidi infinitamente grandi attraverso delle aperture di solidi infinitamente piccoli.
   Non perderà con queste modificazioni alcuna delle sue qualità. L’etere m’è parso al tatto elastico come la gelatina e cedevole alla pressione come la pece dei ciabattini di Scozia.

[61] Sir William Thomson, lord Kelvin (1824-1907), fisico inglese. Si è dedicato agli studi sul calore e sull’elettricità. Nel 1852 scoprì il raffreddamento provocato dall’espansione dei gas (effetto Joule-Thomson). Le sue ricerche di termodinamica permisero di stabilire una scala delle temperature assolute indipendente da ogni sostanza termometrica (scala Kelvin); gli si deve una nuova formulazione del secondo principio della termodinamica. Diede un contributo alla teoria matematica dell’elettrostatica e formulò la teoria dei circuiti oscillanti; inoltre studiò il problema della propagazione nei cavi e ottenne risultati di grande importanza per la telegrafia, ch’egli stesso promosse. Di grande rilievo furono anche le sue ricerche condotte per la determinazione di unità elettriche assolute, e numerosi gli apparati
sperimentali che ideò a tale scopo. Nel 1851 ideò il galvanometro a magnete mobile e nel 1867 il galvanometro registratore. Sono rimasti fondamentali i suoi lavori di geofisica: studi sulle maree della crosta terrestre, sulla rigidità della Terra, sull’azione frenante esercitata dalle maree sul moto rotatorio. Notevoli anche le sue memorie sull’età della Terra e sulla contrazione del Sole (1862). Nel 1876 costruì il primo dispositivo di integrazione, che permettesse di giungere a una risoluzione meccanica delle equazioni differenziali. (Dati a cura della Enciclopedia Rizzoli Larousse, RCS Libri, Milano 2001.)[[

[62] Peter Guthrie Tait (1831-1901), matematico e fisico scozzese famoso per le sue ricerche sulla termodinamica e, nel campo della matematica, per importanti lavori sui quaternioni.

[63] Sir James Dewar (1842-1923), chimico e fisico scozzese. Si interessò in particolare della produzione del vuoto sfruttando il potere di assorbimento dei gas da parte del carbone a basse temperature (1904), dello studio della fosforescenza di vari composti, dell’utilizzazione di vasi isolanti a doppia parete di vetro argentato e sottovuoto per la conservazione dei gas liquefatti (vasi di Dewar). A lui si deve anche l’’esplosivo chiamato cordite. Il suo nome resta però soprattutto legato allo studio delle basse temperature: realizzò infatti la liquefazione di un certo numero di gas che si credevano non liquefacibili, come l’idrogeno e il fluoro, e studiò le loro proprietà alle temperature prossime allo zero assoluto. (Dati a cura della Enciclopedia Rizzoli Larousse, RCS Libri, Milano 2001.)

[64] C.G.S., abbreviazione delle parole Centimetro, Grammo, Secondo. Sistema assoluto di unità di misura adottato nel 1881dal congresso di elettrotecnica, nel quale le tre unità fondamentali sono il centimetro (lunghezza), il grammomassa (massa), il secondo (tempo).

[65] Pierre Méchain (1744-1804) e Jean-Baptiste Delambre (1749-1822) misurarono l’arco di meridiano tra Dunkerque e Barcellona per stabilire il sistema metrico.

XXXVIII
DEL SOLE, SOLIDO FREDDO

Seconda lettera a Lord Kelvin

   Il sole è un globo fredde, solido e omogeneo. La sua superficie è divisa in quadrati di un metro, che sono le basi di lunghe piramidi rovesciate, filettate, lunghe 696999 chilometri, le punte a un chilometro dal centro. Ciascuna è montata su di un dado e la sua tendenza al centro trascinerebbe, se io avessi il tempo, la rotazione d’une paletta, fissata alla sua parte superiore, in alcuni metri dei liquido vischioso con cui è verniciata tutta la superficie…
   Io poco m’interessavo a questo spettacolo meccanico non avendo affatto ritrovato il mio secondo di tempo solare medio e affliggendomi della perdita del mio diapason. Ma ho preso un pezzo di ottone e fabbricato una ruota dove ho intagliato duemila denti, imitando tutto ciò che in tale circostanza hanno realizzato Monsieur Fizeau, Lord Rayleigh e Mrs Sidgwick [66].
   All’improvviso, il secondo ricavato dal valore assoluto di 9413 km per se stesso dell’unità Siemens, le piramidi, forzate a scendere sulle loro viti poiché si trovavano come me nel tempo motorio, hanno dovuto per restare stabili equilibrarsi con una quantità sufficiente di movimento repulsivo presa in prestito da sir Humphry Davy [67]; e la materia fissata, gli alberi filettati e le viti sono spariti. Il sole reso vischioso s’è messo a girare su di sé con giri di venticinque giorni; tra qualche anno voi vi vedrete delle macchie e tra qualche quarto di secolo scoprirete il loro periodo. Ben presto pure la sua grande età si accartoccerà fino a rattrappirsi di tre quarti.
   E adesso io mi inizio alla scienza di tutte le cose (voi riceverete tre nuovi frammenti di due miei futuri libri), avendo riacquistato tutta la percezione, che è la durata e la grandezza. Io capisco che il peso della mia ruota di ottone, che serbo tra l’ebetudine delle dita astratte del mio corpo astrale, è la quarta potenza di otto metri all’ora; io spero, privato dei miei sensi, di riconoscere il colore, la temperatura, il sapore, e qualità diverse dalle sei, con il solo numero dei radianti per secondo…
   Addio: già intravedo, perpendicolare al sole, la croce dal centro blu, le nappe verso il nadir e lo zenit, e l’oro orizzontale delle code di volpe.

[66] Hippolyte Fizeau (1819-1896), fisico francese che fu il primo a effettuare la misurazione diretta della velocità della luce; John William Raleygh (1842-1919), fisico inglese che si distinse per le ricerche sulla densità dei gas e per la scoperta dell’argo.

[67] Humphry Davy (1778-1829), chimico inglese, scopritore del potassio e del sodio.

XXXIX
SECONDO IBICRATE IL GEOMETRA

(Piccoli abbozzi di Patafisica secondo Ibicrate il Geometra e il suo divino maestro Sofrotato l’Armeno, tradotti e messi in luce dal dottor Faustroll.)

I. – Frammento del Dialogo sull’Erotica.

MATETE

   Dimmi, o Ibicrate, tu che noi abbiamo nominato il Geometra perché tu conosci tutte le cose per mezzo di linee tracciate in differenti sensi e ci hai dato il ritratto veritiero delle tre persone di Dio per tre scudi che sono la quarta essenza dei segni del Tarocco, essendo il secondo barrato di bastardaggine e rivelando il quarto la distinzione del bene e del male incisa nel legno dell’albero della scienza, io desidero tantissimo, per piacere, di sapere i tuoi pensieri sull’amore, tu che hai decifrato gli imperituri perché ignoti frammenti, tracciati in rosso su papiro color del zolfo, delle Patafisiche di Sofrotato l’Armeno. Rispondi, ti prego, giacché t’interrogherò, e tu m’istruirai.

IBICRATE

Questo certo è almeno esattamente giusto, o Matete. Così dunque, parla.

MATETE

   Anzitutto, avendo notato come tutti i filosofi hanno incarnato l’amore in esseri e l’espressero in differenti simboli di contingenza, insegnami, o Ibicrate, il significato eterno dei questi.

IBICRATE

   I poeti greci, o Matete, attorniarono la fronte di Eros con una benderella orizzontale, che è la bando o fascia del blasone, e il segno Meno degli uomini che studiano la matematica. Ed Eros essendo figlio d’Afrodite, le sue armi ereditarie furono ostentatrici della donna. E contraddittoriamente l’Egitto eresse le sue stele e obelischi perpendicolari all’orizzonte crocifero e distinguendosi con il segno Più, che è maschile. La giustapposizione dei due segni, del binario e del ternario, dà la figura della lettera H, che è Cronos, padre del Tempo o della Vita, e così ritengono gli uomini. Per il Geometra, questi due segni si annullano o si fecondano, e sussiste solo il loro frutto, che diventa l’uovo o lo zero, identici a maggior ragione, poiché lo sono i contrari. E della disputa del segno Più e del segno Meno, il R.P. Ubu, della Compagnia di Gesù, antico re di Polonia, ha fatto un gran libro che ha per titolo César-Antechrist, ove si trova la sola dimostrazione pratica, attraverso il congegno meccanico detto bâton à physique, dell’identità dei contrari.

MATETE

Questo è possibile, o Ibicrate ?

IBICRATE

   Assolutamente, in verità. E la terza figura astratta dei tarocchi, secondo Sofrotato l’Armeno, è ciò che noi chiamiamo fiori, che è lo Spirito Santo nei suoi quattro angoli, le due ali, la coda e la testa dell’Uccello, o rovesciato Lucifero in piedi cornuto con il suo ventre e le sue due ali, simile alla seppia officinale, questo principalmente almeno quando si sopprimono dalla sua figura tutte le linee negative, ossia orizzontali; – o, in terzo luogo, il tau o la croce, emblema della religione di carità e d’amore; – o il fallo infine, che sta dattilicamente alla verità tripla, o Matete.

MATETE

   Dunque in certo qual modo nei nostri templi attualmente, l’amore sarebbe ancora Dio, quantunque, ne convengo, sotto forme un po’ ascose, o Ibicrate.

IBICRATE

   Il tetragono di Sofrotato, contemplando se stesso, inscrive in se stesso un altro tetragono, che è uguale alla sua metà, e il male è simmetrico e necessario riflesso del bene, che sono unitamente due idee, o l’idea del numero due; bene di conseguenza fino a un certo punto, credo, o indifferente per lo meno, o Matete. Il tetragono per l’intuizione interiore, ermafrodita genera Dio e il maligno, essendo parto ermafrodita …

XL
PANTAFISICA E CATACHIMICA

II. – Altro frammento.

   Dio è trascendente è trigono e l’anima trascendente teogona di conseguenza parimenti trigona.
   Dio immanente è triedro e l’anima immanente parimenti triedra.
   Vi sono tre anime (Cfr. Platone).
   L’uomo è tetraedro perché le sue anime non sono indipendenti.
   Dunque è pertanto solido, e Dio spirito.
   Se le anime sono indipendenti, l’uomo è Dio (MORALE).
   Dialogo tra i tre terzi del numero tre.
   L’UOMO: Le tre persone sono le tre anime di Dio.
   DEUS : Tres animæ sunt tres personnæ hominis.
   ENS : Homo est Deus.

XLI
DELLA SUPERFICIE DI DIO

   Dio è per definizione inesteso, ma ci è permesso, per la chiarezza del nostro enunciato, di supporre attribuendolo a lui un numero qualsiasi, più grande di zero, di dimensioni, benché non ne abbia alcuna, se queste dimensioni spariscono nei due membri delle nostre identità. Ci accontenteremo di due dimensioni, affinché si rappresentino agevolmente figure di geometria piana su di un foglio di carta.
   Simbolicamente Dio si significa tramite un triangolo, ma le tre Persone non devono esserne considerate né come vertici né come lati. Sono le tre altezze di un altro triangolo equilatero circoscritto al tradizionale. Questa ipotesi è conforme alle rivelazioni di Anne-Catherine Emmerich, che vide la croce (che noi consideriamo come simbolo del Verbo di Dio) in forma d’Y, e la spiega solo per questa ragione fisica, che nessun braccio di lunghezza umana avrebbe potuto essere teso fino ai chiodi dei rami di un Tau.
   Dunque, POSTULATO:
   Fino a più ampie informazioni e per nostra comodità provvisoria, noi supponiamo Dio in un piano e nella figura simbolica di tre rette eguali, di lunghezza a, aventi origine da uno stesso punto e formando tra di loro angoli di 120 gradi. È dello spazio compreso tra esse, o del triangolo ottenuto congiungendo i tre punti più distanti di queste rette, che noi ci proponiamo di calcolare la superficie.
   Sia x la mediana prolungamento di una delle persone a, 2y il lato del triangolo a cui la mediana è perpendicolare, N e P i prolungamenti della retta (a + y) nei due sensi all’infinito.
Abbiamo:

x = ~ – N – a – P

Ora

N = ~ – 0

e

P = 0

Da cui

x = ~ – (~ – 0 ) – a – 0 = ~ – ~ + 0 – a – 0

x = – a

D’altra parte, il triangolo rettangolo i cui lati sono a, x e y ci dà

a² = x² + y²

Ne deriva, sostituendo a x il suo valore (- a)

a² = (- a) ² + y² = a² + y²

Da cui

y² = a² – a² = 0

e

y = v0

Dunque la superficie del triangolo equilatero che ha per bisettrice dei suoi angoli le tre rette a sarà

S = y (x + a) = v0 (- a + a)

S = 0 v0.

COROLLARIO. – A prima vista del radicale v0, noi possiamo affermare che la superficie calcolata è al più una linea; in secondo luogo, se noi costruiamo la figura secondo i valori ottenuti per x e y, noi constatiamo:
   Che la retta 2y, che sappiamo essere adesso 2v0, ha il suo punto d’intersezione su una delle rette a in senso inverso alla nostra prima ipotesi, poiché x = – a; e che la base del nostro triangolo coincide con il suo vertice;
   Che le due rette a fanno con la prima angoli più piccoli almeno di 60°, e anzi non possono incontrare 2v0 se non coincidendo con la prima retta a.
   Ciò che è conforme al dogma dell’equivalenza delle tre Persone tra loro e alla loro somma.
   Noi possiamo dire che a è una retta che congiunge 0 a ~, e definitivamente Dio:
DEFINIZIONE. – Dio è la più corta distanza da zero all’infinito.
In che senso? Si dirà.
- Noi risponderemo che il suo nome non è Jules [68], ma Più-e-Meno. E si deve dire:
± Dio è la più corta distanza da 0 a ~, in un senso o nell’ altro.
   Ciò che è conforme alla credenza nei due principi; ma è più esatto attribuire il segno + al principio della credenza del soggetto.
   Ma Dio essendo inesteso non è una linea.
   – Notiamo in effetti che, dall’identità

~ – 0 – a + a + 0 = ~

la lunghezza a è nulla, a non è una linea, ma un punto.

Pertanto, definitivamente:

DIO È IL PUNTO TANGENTE DI ZERO E DELL’INFINITO.
La Patafisica è la scienza…

[68] “Jules”, che normalmente in francese sta per “chiunque”, in questo caso si riferisce alla voce dell’argot militare che indica il pitale.



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