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Gesù, giuseppe e sils maria, kristen stewart sa recitare!

Creato il 11 marzo 2015 da Cannibal Kid
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GESÙ, GIUSEPPE E SILS MARIA, KRISTEN STEWART SA RECITARE!Sils Maria (Francia, Svizzera, Germania, USA, Belgio 2014) Titolo originale: Clouds of Sils Maria Regia: Olivier Assayas Sceneggiatura: Olivier Assayas Cast: Juliette Binoche, Kristen Stewart, Chloe Grace Moretz, Johnny Flynn, Angela Winkler, Lars Eidinger, Hanns Zischler, Claire Tran, Brady Corbet Genere: metacinematografico Se ti piace guarda anche: Maps to the Stars, Birdman, Demonlover, Il mistero dell'acqua
Ci sono cose che uno non si immaginerebbe mai di dire in tutta la sua vita. Cose tipo: “Maurizio Gasparri ha detto proprio una frase intelligente!”. Oppure tipo: “Che bello l'ultimo film di Paolo Ruffini!”. O ancora tipo: “Kristen Stewart è davvero un'ottima attrice!”.
Quanto alle prime due, niente è cambiato e credo non cambierà mai. La terza invece mi sono ritrovato con mia somma sorpresa a gridarla, al termine della visione di Sils Maria. Che poi è un'ingiustizia, giudicare un'attrice, o in generale un artista, soltanto per il suo lavoro più noto. Come se Kristen Stewart fosse Bella Swan. Come se il fatto che Twilight sia una cagata pazzesca implichi che la colpa sia della Stewart. Come se il fatto che in quella serie di film reciti sempre peggio, fino a raggiungere in Breaking Dawn - Parte 1 e 2 livelli agghiaccianti, significhi per forza che come attrice non valga niente. O come se il fatto di aver recitato in una saghetta vampiresca commerciale significhi che sia insignificante come il personaggio che ha portato sul grande schermo.

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In esclusiva solo per Pensieri Cannibali, Kristen Stewart ride per la prima (e a oggi unica) volta in vita sua.


È anche su questo che riflette Sils Maria. Su questo e su un sacco di altre cose, visto che è uno dei film più densi e ricchi di significati che mi sia capitato di vedere da parecchio tempo a questa parte. Sils Maria è una pellicola molto metacinematografica, incentrata sul mondo del cinema e del teatro e sulla recitazione in generale. Un film se vogliamo radical-chic e autoreferenziale, fatto apposta per piacere agli appassionati di cinema, meno magari ai fruitori occasionali. Un lavoro che in qualche modo si aggiunge alle riflessioni sul mondo attoriale fatte, in maniere molto differenti tra loro, dal film premio Oscar Birdman, o dal corrosivo Maps to the Stars di David Cronenberg, o anche dal simpatico thriller-horrorino Open Windows con Sasha Grey ed Elijah Wood. Anche qui si parla di vita di attori e del rapporto che hanno con i loro personaggi.
Nel caso di Sils Maria, a essere messa in scena è la vita di Maria Enders, un'attrice francese cresciuta con il teatro e con il cinema d'autore che però poi si è trovata ad avere a che fare anche con la macchina hollywoodiana. Un percorso un po' inverso rispetto a quello del Michael Keaton di Birdman, ma pure in questo caso possiamo vedere riflessi piuttosto evidenti della carriera dell'attrice che la impersona, ovvero Juliette Binoche. Va detto in ogni caso che la Binoche, rispetto al suo personaggio in Sils Maria, nonostante qualche film hollywoodiano o vagamente commerciale nel corso della sua carriera non ha mai ceduto del tutto ai blockbusteroni. Al punto da aver rifiutato il ruolo di protagonista femminile in Jurassic Park per girare Gli amanti del Pont-Neuf di Leos Carax e la trilogia dei colori di Krzysztof Kieślowski.
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In Sils Maria, la sua Maria Enders è un'attrice di mezza età che si reca a Sils Maria, un paesino svizzero in cui si celebra il regista che l'ha lanciata e che tra l'altro, per una sfortunata coincidenza, muore proprio in quei giorni e quindi l'evento si trasforma in un omaggio postumo nei suoi confronti. La diva Maria Enders partecipa a questa trasferta svizzera che a tratti sembra quasi una gita scolastica insieme all'assistente, una Kristen Stewart ENORME. Ebbene sì, l'ho detto, e tra l'altro questa parte le è valsa il meritato premio di miglior attrice non protagonista ai César, gli Oscar del cinema francese. In mezzo agli affascinanti paesaggi alpini, Maria Enders si troverà a prendere in considerazione l'idea di riprendere il ruolo che l'aveva lanciata una ventina d'anni prima, in una nuova versione teatrale in cui però è chiamata a interpretare l'altra protagonista femminile della storia, ovviamente questa volta quella più anziana.
Il film a questo punto si gioca le sue numerose altre carte. Non solo quelle della vita di un'attrice, non solo quella del rapporto intimo con il personaggio che le ha regalato la popolarità, ma anche il confronto con il tempo che passa e con un personaggio differente, uno con cui non avrebbe mai pensato di potersi cimentare e invece... Invece le cose cambiano. Gli attori cambiano. La percezione che abbiamo di loro cambia. Kristen Stewart può passare dall'essere qualcosa di inguardabile come negli episodi conclusivi della serie di Twilight all'essere un'attrice valida, come notato di recente in Still Alice, fino a poter essere considerata addirittura un'ottima attrice. Qui in Sils Maria Juliette Binoche è brava, ma la Stewart è bravissima, anche perché la prima è chiamata a impersonare una variante di quella che può essere la sua vera vita, mentre la Stewart si trova a interpretare quella che può essere la vita di una sua assistente. E tra l'altro in questo film esibisce un fondo schiena da paura. Pure questo non credevo l'avrei mai detto.
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Il rapporto tra i loro due personaggi è davvero complesso e articolato. La si potrebbe definire una relazione di tipo lesbo, ma sarebbe limitativo e forse non del tutto corretto. Innanzitutto perché non assistiamo purtroppo a lesbicate epocali come quelle tra Natalie Portman e Mila Kunis ne Il cigno nero, e poi perché il loro rapporto è un po' uno specchiarsi della “vecchia” Binoche in una versione giovane di se stessa, senza dimenticare che a complicare ulteriormente il quadro ci sono i due personaggi della finzione teatrale, con Maria Enders/Juliette Binoche che prova le battute con la sua assistente Valentine/Kristen Stewart e quindi la loro relazione può essere considerata davvero un casino colossale.
Un casino bellissimo, per una delle pellicole recenti più stratificate e complesse in cui vi possa capitare di imbattervi. Il fatto che sia una pellicola parecchio incasinata non significa comunque che non sia fruibile. Merito del coinvolgimento emotivo che le due protagoniste riescono a creare e merito della regia parecchio efficace di Olivier Assayas, che ci regala scene di notevole bellezza come quella del viaggio in auto di Kristen Stewart sulle note di “Kowalski” dei Primal Scream, una delle canzoni più fighe di sempre, o quelle con protagoniste le nuvole serpentineggianti svizzere. Merito inoltre di uno sguardo ironico al dorato mondo di Hollywood che riesce ad alleggerire la pesantezza delle tematiche affrontate ed è qui che gioca un ruolo fondamentale il personaggio di Chloe Grace Moretz, terza grande interprete femminile di questo Sils Maria. Un film capace di scaraventare lo spettatore per due ore dentro la vita di un'attrice e in mezzo ai paesaggi svizzeri, ma capace di provocare inoltre una serie di riflessioni che possono far continuare il viaggio anche dopo i titoli di coda.
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Tutto bene, tutto benissimo? Non proprio. La pellicola è divisa in due capitoli più un epilogo e io personalmente l'epilogo l'avrei evitato. Non che sia terribile. È solo che il finale del secondo capitolo è così splendido ed evocativo e ricco di significati e perfetto che il film si sarebbe dovuto chiudere lì. Olivier Assayas ha invece voluto fare l'esagerato e metterci dentro un epilogo non del tutto necessario. Così come il mio post si poteva chiudere con: “Kristen Stewart è davvero un'ottima attrice!” e fine. Un'affermazione del genere poteva bastare e avanzare per incuriosire a vedere il film e forse non era necessario aggiungere altro. (voto 8-/10)

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