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Gheddafi che non molla e il timore di una "nuova" Somalia che avanza

Creato il 12 aprile 2011 da Marianna06

In effetti le cose diventano ogni giorno più complicate sul suolo libico, dove ormai si combatte ovunque.

La proposta di mediazione avanzata dall'Unione Africana(UA) ,di cui si è fatto portavoce Zuma, il presidente del Sudafrica, che ha incontrato personalmente Gheddafi  ieri, è andata fallita.

E non poteva che essere come è stato.

Né la Nato, né i ribelli ,ritengono possibile un "cessate il fuoco" di Gheddafi, che possa considerarsi credibile.

E sappiamo tutti  il perché.

Parlare di vere "trappole" è solo minimizzare. Bisognerebbe parlare di autentica "macelleria", messa in piedi con la frode ben architettata del predone di professione.

Che dire, infatti, dei famosi mercenari, strapagati e con licenza di uccidere, entrati in Libia attraverso l'Algeria?

Inoltre, cosa molto più grave e seria, la proposta di mediazione dell'Unione Africana, secondo il responsabile-capo del Consiglio nazionale transitorio libico(CNT),  argomenta di far rimanere  comunque, a guida della Libia, Gheddafi e i suoi figli.

Proposta inaccettabile da parte dei ribelli, che non la prendono, per ovvie ragioni, neanche lontanamente in considerazione.

Saif al Islam, figlio del rais, è invece del parere che, con la guida della famiglia Gheddafi e con l'inserimento di giovani generazioni fedeli al regime come quadri dirigenti del Paese, si avrà ,a breve, una "nuova" Libia unita e prospera.

E' un ostinarsi a non voler  vedere - continua il figlio del colonnello- che  Gheddafi , per quanto personalità fortemente carismatica per la sua gente,è un uomo anziano.Ha fatto il suo tempo.E la guida della Libia passerebbe inevitabilmente di "padre in figlio".

Un figlio certamente coadiuvato da politici e amministratori di nuova generazione.

Discorsi  però che  non convincono nè in Libia, né fuori dalla Libia.

Piuttosto da Londra, intervistato, l'ex-ministro degli Esteri libico, Kussa, riparato all'estero perché in disaccordo con il "regime" avverte che, se le cose dovessero andare avanti così come adesso, cioé i due fronti contrapposti e la Nato con la sua missione pro-civili in base alla risoluzione ONU, il rischio certo è  quello di trasformare la Libia in una nuova Somalia.

E Kussa, che ha visto e sa più di noi, non è poi così lontanto dalla realtà nell'analizzare i fatti.

Fatti che, trasformati in notizie per la stampa estera, arrivano sempre contradditori e con molta difficoltà.

Intanto i combattimenti, anche mentre scriviamo, continuano e la gente muore o è ferita gravemente.

Gli ospedali sono da tempo stracolmi di persone bisognose di cure e non riescono, quasi dappertutto, a fare fronte alla situazione.

Cibo e acqua scarseggiano.

Ed é  delle ultime ore la nuova minaccia del colonnello e dei suoi accoliti, la nota ingorda teppaglia, di bloccare il passaggio a qualsiasi carico si presenti sotto forma di aiuto umanitario.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

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