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Gianmarco Tognazzi in scena con "Die Panne - ovvero la notte più bella della mia vita"
Creato il 21 marzo 2010 da TeatrochepassioneE' in scena fino al 28 marzo al teatro San Babila di Milano "Die Panne - ovvero la notte più bella della mia vita", spettacolo di Friedrich Durrenmatt rappresentato per la prima volta in Italia a testo. Protagonista è Gianmarco Tognazzi. "Giustizia, superficialità, predominio dell'apparire sull'essere e anche pena di morte. In questo testo c'è tutto - spiega Tognazzi a Tgcom - per renderlo più attuale oggi di quando fu scritto nel 1956".
L'auto in panne costringe il rappresentante di tessuti Alfredo Traps a cercare riparo per la notte, trovando ospitalità presso un vecchio giudice che, con due suoi amici, un avvocato e un pubblico ministero in pensione, ha il curioso passatempo di ricelebrare alcuni processi storici. Tra una bottiglia di vino e l’altra il gioco diventa realtà e Traps si ritrova imputato. Parlando e confessandosi, infatti, emerge che Traps ha davvero commesso un delitto diventando l’amante della giovane moglie del suo principale e, in seguito, provocando il suicidio di quest'ultimo, quando con una telefonata anonima lo ha messo al corrente del tradimento della moglie e assumendo egli, in seguito, il suo incarico lavorativo. Traps, messo davanti alla prova della sua colpevolezza, si autoinfligge la condanna a morte che i commensali gli avevano sanzionato per gioco.
Portato sul grande schermo per la prima volta nel 1972 da Ettore Scola ("La più bella serata della mia vita", con uno strepitoso Alberto Sordi come protagonista), il progetto di "Die Panne" nasce proprio dall'idea di farne una nuova versione cinematografica, più aderente al testo di Durrenmatt. Progetto poi tramontato per questioni di diritti. "E' rimasta la lettura di questo testo che ho scoperto non essere stato mai portato in teatro in Italia - spiega Tognazzi - e perciò ci è sembrata un'ottima occasione.
Cosa ti ha particolarmente intrigato in questo testo?
Quando faccio uno spettacolo nuovo cerco qualcosa che non sia stato rappresentato o che comunque rimanga attuale. Già il sottotitolo della novella diceva "una storia ancora possibile". Era il caso di capire quanto e perché lo fosse ancora. Direi che sentendo parlare di giustizia, vedendo un protagonista che è vittima di un fenomeno forse più dei nostri giorni che non di allora, cioè del vivere sull'apparenza invece che sulla sostanza, e considerando il tema della pena di morte che aleggia in sottofondo, questo spettacolo è più attuale oggi che non nel 1956 quando è stato scritto.
Il protagonista però, pur con tutti i suoi aspetti nagativi, nel finale sembra avere un riscatto, una assunzione di responsabilità...
Dipende dai punti di vista. In realtà si può anche pensare che il personaggio in questo modo esalti ancora di più la sua personalità: meglio essere riconosciuto come un geniale criminale piuttosto che passare per un mediocre innocente. Non è detto che ci sia una consapevolezza di ciò che ha commesso, ma proprio il contrario, l'espressione massima della superficialità. Il finale rimane aperto. La cosa che lui richiede, e che lascia spiazzati tutti, è che lui pretende di essere dichiarato colpevole. Per lui è quasi un punto d'onore. E oggi, pur di passare alla cronaca, si è pronti a dichiarare qualsiasi cosa.
Non pensi che uno spettacolo di questo tipo richieda un pubblico piuttosto preparato?
La cosa fondamentale è che bisogna entrare nel meccanismo del grottesco. In genere il pubblico si diverte molto nella bizzarria dell'atmosfera in cui è ambientata la storia e nella realtà del personaggio che prende tutto e si trova in questo ambiente che potrebbe sembrare surreale. La linea del grottesco è proprio questa sottile linea tra il surreale e l'iperreale. Dopo 130 repliche posso dire che, se entra in questo meccanismo, il pubblico, giovane o adulto che sia si diverte molto. E allo stesso tempo rimane spiazzato da certe sorprese che il testo stesso e i personaggi rivelano.
Hai sottolineato la tua ricerca costante di testi nuovi o inediti. Non sei mai stato tentato dall'andare sul sicuro come fanno molti?
No. Da vent'anni mi impongo di battere strade nuove, a costo di rischiare. Dagli spettacoli underground agli autori italiani al musical. Dopo le esperienze teatrali fatte con Gassman, quando ho ripreso da solo ho fatto "Closer", che è uno spettacolo inglese molto duro. Cerco di variare molto i generi e le cose, evitando in qualche modo di ripetere quello che è stato un successo precedente. Anche al cinema passo dal cinepanettone a un film drammatico come il prossimo "Le 56 ore". Cerco di fare cose proprio diametralmente opposte.
Non temi di disorientare un po' chi ti segue?
Forse perdo un po' di riconoscibilità. Anche perché mi obbligo ad andare più io verso i personaggi che non portare loro su di me. Forse sotto il profilo della popolarità questo può essere un handicap, soprattutto oggi come oggi dove si tende un pochino, direi troppo, a proporre sempre se stessi. Però credo che il mestiere dell'attore sia divertente e affascinante proprio per il processo contrario. Anche perché, per permettersi di tramutare tutti i personaggi in se stessi, bisogna avere un carisma e un influenza sul pubblico fuori dal comune.
Massimo Longoni
FONTE : http://www.tgcom.mediaset.it/spettacolo/articoli/articolo476909.shtml
PER INFORMAZIONI
Teatro San Babila
Piazza San Babila - Milano
Tel. 02795469 - 0276002985
www.teatrosanbabila.it
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