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Gianni Vattimo indipendente da ogni verità? E il comunismo?

Creato il 06 luglio 2013 da Uccronline

Gianni VattimoGianni Vattimo è un filosofo ex cattolico, cresciuto negli ambienti intellettuali cattolici, oggi è un paladino del postmodernismo con approccio debole alla verità. Respinge la teologia in quanto pensiero forte, autoritario.

E’ uscito dal cattolicesimo a causa della sua omosessualità ed è fidanzato con un ventenne cubista (almeno fino al 2007). Preferisce autodefinirsi “frocio” che omosessuale, forse non avrebbe approvato allora la censura da parte di Facebook del recente editoriale de Il Foglio scritto da Giuliano Ferrara.

L’europdeputato dell’Italia dei Valori nel 2009 si dichiarava “cattolico praticante”, pochi giorni fa ha scritto: «Io ritengo che Gesù venga da Dio perché le cose che dice sono davvero di origine divina. Io credo nella divinità di Gesù Cristo soprattutto per ciò che lui mi ha detto; anzi, posso persino ammettere che egli sia resuscitato sulla base del fatto che tutte le altre cose che mi dice sono così attraenti che non posso non credergli». Il 23 giugno 2013 ha affermato in un’intervista: «Sarebbe un’affermazione azzardata dire di credere nell’aldilà. Credo di più nella speranza di una giustizia divina senza la quale non muoveremmo neanche un dito nella storia. Le confesso però che la sera, prima di dormire, recito delle parti del breviario. La religione è un’abitudine infantile che ti porti dietro». Il 18 ottobre 2011 ha scritto invece: «Grazie a Dio sono incerto, o anche ateo -non idolatra, non verità-dipendente…e poi, una esistenza tutta certezza, sai che barba».

La sua posizione esistenziale è dunque assai enigmatica, complessa e certamente messa in confusione da un’altra forma religiosa che alberga in lui: il comunismo. Il suo pensiero filosofico è certamente contraddistinto dalla respinta di ogni verità in nome del relativismo (anche questa però è una forma di verità!), eppure dovrebbe spiegarci come può conciliare questa posizione con la “fede” marxista. “Addio alla verità”, è titolato un suo libro di successo, perché la verità è prodotto del potere e dunque non è la verità, secondo il suo pensiero.

Il 22 aprile 2011 ha definito papa Wojtyla un grande reazionario perché ha «distrutto la teologia della Liberazione», ovvero il mischione tra teologia e analisi marxista, legittimando la lotta di classe, armata e quindi inevitabilmente violenta. Pochi giorni fa ha ricordato un giorno mentre viaggiava in auto e ascoltando una canzone in cui si citava Fidel Castro si è messo a piangere. Il 3 luglio 2013 quando i deputati dell’europarlamento hanno consegnato all’attivista cubano Guillermo Fariñas il Premio Sakharov, per la libertà di pensiero (protagonista di 23 scioperi della fame in nome dei diritti fondamentali contro il regime castrista), Vattimo è uscito dall’aula gridando «viva Castro!» e salutando con il pugno chiuso in segno di protesta, perché Cuba non sarebbe uno stato dittatoriale. “Dal pensiero debole alla mente indebolita” è stato il commento sul Secolo d’Italia. Giovanni Sallusti ne ha chiesto le dimissioni «per i torinesi, i piemontesi, gli italiani e i cubani. In alternativa, “L’Intraprendente” è pronto a pagargli un biglietto di sola andata per Cuba».

L’amore verso la “revolución” e Che Guevara vince sempre, la dipendenza dalla “verità” del comunismo, come mostra la sua storia, confuta ogni pretesa relativista del nostro Vattimo. Il celebre filosofo francesce René Girard, nel libro scritto assieme a lui, ha scritto: «Personalmente, concordo con Vattimo quando dice che il Cristianesimo è una rivelazione dell’amore, ma non escludo che sia anche una rivelazione di verità. Perché nel Cristianesimo, verità e amore coincidono, sono la stessa cosa» (R. Girard – G. Vattimo, “Verità o fede debole? Dialogo su cristianesimo e relativismo”. Transeuropa 2006, p. 27)

La redazione


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