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Gigantesse invadono il pianeta

Da Veryfalsenorwegian

Gigantesse invadono il pianetaLo osservo. Si fa sempre più piccolo ad ogni mio battito di ciglia. Mi curvo per cercare di incrociare i suoi minuscoli occhi, per poter guardare oltre quei due oblò e scorgervi qualcosa che ancora  non mi è chiaro dall’esterno. Al più impercettibile segnale di movimento, lui, il piccolo uomo, si incurva e si raggomitola, sprofondando verso il buio. Mi ritraggo un momento, inclinando il capo senza capire con chiarezza il perché del suo gesto. “Perché fai questo?” Gli chiedo. Nessuna risposta. Sospiro rumorosamente, scostandogli i capelli col mio respiro e riformulo la domanda, con chiarezza, scandendo bene le parole, convinta che egli non mi abbia compreso, essendo così raggomitolato, con la testa fra le braccia e il petto poggiato sulle ginocchia. Improvvisamente viene percorso da un fremito, inizia a tremare, tira su col naso. Sue testuali parole: “…P-per f-favore, p-puoi e-evitare d-di r-respirare c-così r-rumorosamente?”.  Divertita da quell’atteggiamento così remissivo, mi chino verso quel piccolo umano, inspiro ed espiro in maniera fragorosa. Il piccoletto ha di nuovo un fremito, quasi uno scossone. Un attimo di silenzio. Attendo la sua prossima mossa, incuriosita. La sua reazione non si fa tardare troppo. “PUOI EVITARE DI RESPIRARE COSÌ RUMOROSAMENTE?! Grazie…” Mi ritraggo, ferita nell’orgoglio, sorpresa, eppure leggermente divertita da quell’atteggiamento comparso dal nulla come un fulmine e subito ritrattosi, con quel “grazie” a malapena udibile, ma carico di sarcasmo da piccolo (eppure grande nel modo di pensare) uomo qual è. “Uhm, interessante… allora questo viaggio non è del tutto uno spreco di tempo e risorse”, penso tra me e me. Nel frattempo il piccoletto si è già rintanato tra le proprie braccia. Sono decisa a dargli una lezione, senza sconvolgerlo troppo. Lo ferirò nell’orgoglio. Ritorno sui miei passi e, sedendomi di fronte all’esserino, mi schiarisco la voce ed inizio il mio sproloquio: “Converrai con me che tra i tuoi simili sei molto rispettato e a volte persino temuto. Sei dotato di un fisico eccezionale, di una volontà indomita e di doti mentali che coloro che ti circondano venerano al giorno d’oggi. Eppure, di fronte a me sei solo un piccolo essere. Cerchi di non darlo a vedere, ma ti offende immensamente il fatto che io non ti consideri poi tanto diverso dai tuoi minuscoli simili. Non è forse così?”. Silenzio. Mi sembra quasi di percepire l’accelerare sempre più acuto del suo battito cardiaco. Il battito di quel piccolo cuore si insinua nella mia mente, diventando un tutt’uno coi miei pensieri, che danzano seguendo il suo ritmo forsennato. L’esserino alza lo sguardo: è sprezzante, colmo di rabbia e amarezza. Stringe i denti e una, una sola lacrima gli riga il volto e cade al suolo, con un fragore che rimbomba in me come mille tempeste. Non ho bisogno di altro. Gli sorrido magnanima, rialzandomi e lasciandolo lì, con uno sguardo interrogativo dipinto sul volto. “Ci incontreremo di nuovo.”



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