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Gigolò per caso: Woody Allen recita per John Turturro

Creato il 15 aprile 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

15 aprile 2014 • Primo Piano, Vetrina Cinema, Videos •

Summary:

Ci sono molti Woody Allen, non soltanto uno. C’è l’Allen autore e regista, l’Allen musicista jazz. E poi c’è l’Allen attore, quello che recita in film scritti e diretti da altri. Il Woody Allen attore puro non lo vedevamo da 14 anni, da Ho solo fatto a pezzi mia moglie del 2000. Allen torna ora sul grande schermo come attore nel film di John Turturro Gigolò per caso (Fading Gigolo). Allen e Turturro sono Murray e Fioravante, due amici di lungo corso. Il primo sta per chiudere la sua libreria, l’altro si divide tra vari lavori, dal fioraio all’idraulico. Entrambi sono un po’a corto di soldi, quando Murray confida all’amico che la sua dermatologa (Sharon Stone) cerca qualcuno per un menage a trois con lei e una sua amica (Sofia Vergara). Così Murray propone a Fioravante di farlo. E di farsi pagare. Lui obietta che non è bello. “Ma neanche Mick Jagger è bello. Quando apre la bocca per cantare è mostruoso. Ma è sexy”, come dice Murray in una delle sue tante battute. Così i due amici iniziano una nuova carriera: gigolò e… protettore. Ma tra i clienti c’è Avigal (Vanessa Paradis), la vedova di un rabbino. Tra lei e la comunità ebraica per i due le cose si complicheranno.

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Film corale e complesso, Gigolò per caso è strutturato in una serie di passi a due, un po’ come nella ronda schnitlzeriana riletta da David Hare,The Blue Room. E ogni duetto ha le sue peculiarità. Se quelli Allen-Turturro, come si può immaginare, sono scoppiettanti, quelli Turturro-Stone sono intensi e delicati. Le scene tra Allen e Vanessa Paradis sono surreali, mentre quelle in cui lei è con Turturro sono intime e dolorose. E gli scambi tra lui e Sofia Vergara sono, naturalmente, bollenti. La sorpresa è proprio lui, John Turturro. Con quella faccia un po’ così, ruoli da seduttore non li ha quasi mai fatti. Ma qui appare per la prima volta sexy, quasi bello. Oltre che buffo e sensibile. Merito di una regia, la sua, e di uno script che prende un tema delicato e rischioso e lo tratta con estrema leggerezza. Ma senza rinunciare ad approfondire. Si parla di solitudine, di affetto, di bisogno di attenzione. E di sentimenti che non esplodono come di solito accade al cinema, ma sfumano lentamente in qualcosa di diverso.

Gigolò per caso è come un film di Woody Allen senza le sue nevrosi. Siamo nella sua New York, anche se Manhattan si vede di rado, e il centro dell’azione è Williamsburg, a Brooklyn. La storia si muove tra l’ambiente degli ebrei ortodossi del quartiere e l’alta società di Manhattan. New York è quasi un personaggio della storia: fotografata dal nostro Marco Pontecorvo diventa un luogo incantato, un mondo a sé dove tutto sembra possibile. Come tutto è possibile in un film dalle mille sfaccettature, che passa dal comico al malinconico al drammatico. È come la cattedrale di Rouen nei quadri di Monet. È sempre lo stesso, ma è sempre diverso a seconda della luce che lo illumina.

di Maurizio Ermisino per Oggialcinema.net

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