G i n o S a r f a t t i Creatore di luce e imprenditore designer (Venezia 1912, Gravedona 1985)
Per il centenario della nascita Triennale Milano ha dedicato a Gino Sarfatti una mostra di 200 degli oltre 600 oggetti prodotti da Arteluce, azienda da lui fondata nel 1939, gran parte dei quali da lui stesso disegnati fino alla data del 1973, anno di cessione a Flos, dando anche alle stampe un ricco e completo catalogo.
Gino Sarfatti, lampadario 2095/12 appeso al centro del corpo-scala a spirale disegnato da Giovanni Muzio, e, sullo sfondo, la Torre Littoria disegnata da Gio Ponti, in occasione della mostra organizzata da Triennale sulla sua opera.
Il brillante creativo-imprenditore veneziano, operativo per quasi tutta la sua vita a Milano, ottenne due volte il massimo premio del design, il Compasso d'Oro, il primo dei quali nel 1954, col modello 559 del catalogo Arteluce, ed il secondo nel 1955 con il modello 1055/S.
Quest'ultima fu la prima lampada che veniva fornita smontata entro una confezione formata con il kit completo per il suo montaggio, il cui design integrava cioè al prodotto finale anche lo stesso package: una formula che ebbe successo.
Fu per molti versi innovativo e fascinoso il percorso di Gino Sarfatti, sia per le innate capacità da lui espresse fin da quando, giovane e intraprendente rampollo di una famiglia ebrea veneziana, giunse a Genova per studiare ingegneria aeronavale, voglioso di fare ma ancora incapace di decidere il destino della sua vita.
L'occasione gli fu data quando, lasciati al quarto anno gli studi per il trasferimento a Milano della famiglia, e iniziando a rappresentare le vendite di un vetraio, trasformò quasi per caso un vaso di vetro in una lampada, così soddisfando un cliente molto esigente. Fu in quel momento che capì d'avere un talento per le luci, abbinando tra loro diversi materiali in modo semplice ma efficace. Iniziò a produrre in proprio degli oggetti facendo nascere Arteluce, che divenne presto fiorente azienda, attorno alla quale si muoveva il giro delle migliori firme milanesi di allora in fatto di arte e design: Gio Ponti, Lucio Fontana, Franco Albini, Albe Steiner, solo per citarne alcuni.
Sopra: un "barattolo pieno di luce", questa lampada di Gino Sarfatti, degli anni '60, prodotta in molti colori non primari ed in vari formati, estrema semplificazione tecnica della plafoniera, è entrata in una miriade di case di quel periodo.Sotto: forse nel prodotto più riuscito di Gino Sarfatti questa idea di unire la rarefazione funzionale (cavo elettrico, portalampade tecnico e lampadina) alla foggia di un lampadario in vetro di murano (allora totalmente fuori moda e poi tornata in auge allo scadere del secolo), ha raccolto amplissimi consensi di critica e di pubblico.
La produzione era partita attorno all'idea di semplificare al massimo, secondo i dettami del Bauhaus, ma anche secondo una intuizione che guidò sempre Gino Sarfatti lungo tutto l'arco della sua attività, l'oggetto-lampada, orientandolo alle principali ed esclusive funzioni che doveva svolgere nelle diverse camere di una casa. L'unica concessione al gusto del tempo, che pure contribuì a determinare, è stato l'uso dei colori puri in talune realizzazioni, che prima di lui non ancora s'era visto adottare.
Sopra: Un'altra idea vincente di Gino Sarfatti fu quella di semplicemente appoggiare una boccia di vetro all'interno di un supporto circolare di circonferenza di poco inferiore. Il successo di questa semplicissima e banale intuizione seppe fare grandi numeri, come si può evedere dalle foto sottostanti. Tra gli anni '60 ed '80 di queste lampade da parete o da soffitto, se ne vendettero a cascata.Sotto: lampadari nati dall'idea della "boccia appoggiata". Il sistema poteva avere infinite varianti, come fu dimostrato nell'allestimento prestigioso, voluto da Carlo Mollino per il Teatro Regio di Torino, coautore dello stesso con Gino Sarfatti, definito "Nuvole di luce".
Ogni suo prodotto era perciò basato su criteri di sottrazione tali, da giungere a smaterializzare, a volte, l'oggetto in una semplice autorappresentazione formale della funzione, come la rappresentazione compositiva determinata dal semplice moltiplicarsi di una lampadina a vista e del suo portalampada, sostenuto da una "tige" o ancor più semplicemente appesa al suo cavo elettrico.Questo principio, assai a lungo studiato, ha contribuito a determinare i suoi prodotti di maggior successo, quali quelli che vennero in seguito adottati, negli arredamenti della motonave Andrea Doria, purtroppo inabissatasi, oppure, assieme a Carlo Mollino, nei progetti di allestimento dell'illuminotecnica dei foyers del Teatro Regio di Torino.
Aspetti della Mostra in Triennale, settembre 2012
Importanti punti di incontro di Arteluce con il pubblico milanese e coi professionisti della città italiana più all'avanguardia in fatto di stile, moda, arte e architettura negli anni '50 e '60, sono stati i due negozi-vetrina che Gino Sarfatti fece realizzare, il primo da Marco Zanuso, in corso Littorio, poi divenuto Matteotti, ed il secondo da Vittoriano Viganò in via della Spiga.
Contestualmente all'apertura della mostra in Triennale è uscito un volume sull'opera di Gino Sarfatti dal titolo "Il design della luce", stampato da Corraini. Un altro volume di oltre 500 pagine, curato da Marco Romanelli, aiutato nelle ricerche da Sandra Sarfatti, contenente tutte le 650 opere dell'imprenditore-designer, uscito successivamente, è ora pubblicato da Silvana Editoriale. Spendida opera, veramente completa di uno dei protagonisti più attivi nel panorama del design novecentista, ed il più attivo sull'intera filiera che porta dall'idea al prodotto finito.Enrico Mercatali Lesa, 23 settembre 2012(aggiornato 26 maggio 2014)