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Giochi proibiti (1952)

Creato il 20 novembre 2010 da Julien Davenne
Giochi proibiti (1952)Prologo tragico: carovane di profughi si ritirano frettolosamente in Francia di fronte all'avanzata delle truppe tedesche. In seguito al mitragliamento dell'aviazione nemica, Paulette, piccola parigina di cinque anni si allontana dai suoi genitori per inseguire il suo cane, i genitori andranno in suo soccorso ma verranno colpiti dagli spari del mitra, Paulette rimarrà sola stringendo tra le braccia il cagnolino anch'esso morto. Così incontra Michel Dollè, un contadinello poco più anziano di lei, il quale la guida alla casa dei suoi genitori.I genitori di Michel dopo qualche ripensamento prenderanno in custodia la piccola Paulette, che con morbosa curiosità chiederanno alla piccola di raccontare i tragici eventi della guerra che ha visto da vicino. La piccola Paulette, rimane muta, i suoi occhi ingenui sono perduti, stanca si addormenta, la notte comincia ad avere strani incubi e metabolizza il dramma con un'esasperata e rituale attenzione verso il corpo del suo cagnolino morto, al quale è legatissima, ma inconsciamente sà che in qualche modo deve liberarsene per dar pace a se stessa. Michel poco più grande di lei, le parlerà della morte e della sepoltura, così la piccola il giorno seguente si appresterà a seppellire il suo cagnolino di nascosto. Quando Michel la scoprirà l'aiuterà e le dirà di voler creare un piccolo cimitero, così il suo cagnolino non sarà solo.
- "Cos'è un cimitero?"- "E' la casa dei morti. Così stanno tutti insieme."- "Perchè stanno tutti insieme?"- "Per non annoiarsi!"
I due bambini, all'insaputa degli adulti, si nascondono dentro questo "gioco proibito" dove il cimitero, amaro riflesso dell'angoscia della morte diventa metafora della decadenza umana della guerra, perchè è l'unica fonte di ispirazione, motivazione di creatività, di pensiero, e persino una dura prova d'amore per i due bambini. Questo scenario complesso è diretto da Clèment con grazia, delicatezza ed estrema lucidità, riuscendo a non cadere nel morboso e nell'infantilismo, mostrando una capacità impressionante nel cogliere sfumature emotive sottili che si riverberano nella recitazione dei due piccoli interpreti (Georges Poujouly e Brigitte Fossey) e nel sensibile uso di una colonna sonora di Narciso Yepes, semplice, minimalista, con la quale lo spettatore ne risponde subito con diretta commozione. Ma probabilmente l'entità più riuscita di questo film è lo sguardo d'amore innocente condiviso dai due protagonisti così ben adeguato e contrastante alla diegesi del mondo adulto che ne esalta l'aspetto tragico. E' quell'incomunicabilità tra i due mondi, quello adulto e quello dei giardini dell'infanzia, che ci  mostra senza patetismi Clement fino all'alienante e straziante epilogo del film, dove non c'è la grazia di una rassegnazione ma l'abbandono con tutta la sua disperata ricerca di volti famigliari.
Il film vinse il Leone d'Oro. Rimane uno dei film più asciutti e tristi su cui mi sia mai capitato di scontrarmi nell'orizzonte del cinema sui minori.
Giochi proibiti (1952)

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