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Giornali in saldo, furbizia o svilimento del lavoro intellettuale?

Creato il 13 luglio 2013 da Sulromanzo
Autore: Daniele DusoSab, 13/07/2013 - 14:30

Giornali, saldiLa notizia è stata segnalata nei giorni scorsi da Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera. Fuori da un'edicola di Castellammare di Stabia il giornalista ha visto una locandina che riportava l'annuncio di uno sconto del 10% su tutti i quotidiani, periodici, mensili, ecc..

Pochi probabilmente se ne saranno accorti, d'altronde siamo in periodo di saldi, e se possiamo comprare a prezzo scontato maglie, gonne e scarpe, perché dovrebbero essere esentati da questo trattamento i giornali? Eppure Antonio Polito ha giustamente notato: «È la prima volta che vedo i giornali in saldo», e lo ha scritto su Twitter, dove a seguirlo sono quasi in 43mila.
In poche ore, la riflessione è stata ritwittata da alcune decine di follower dell'editorialista, e la foto che l’accompagna, che rappresenta la curiosa locandina, è diventata virale, scatenando riflessioni a 360 gradi.

C'è anche chi pensa si tratti di una furbizia, del classico "specchietto per le allodole" per attirare clienti, e qualcuno chiede a Polito, sempre tramite il social network, se questo sconto sia legale. «L’edicolante mi ha detto di sì, taglia solo il suo profitto sperando di vendere di più», la risposta. Ed effettivamente la cosa può anche essere fattibile.

Certo, una rondine non fa primavera, ma pensare che dopo i libri anche i quotidiani, in continuo calo di vendite, debbano essere venduti in saldo lascia un po' perplessi. La rivoluzione epocale che internet sta portando ha di certo notevoli aspetti positivi, ma porta con sé, almeno in questo primo periodo, una concezione del "tutto gratis" che sfiora l'assurdo. E mentre si continuano a comprare oggetti sopravvalutati solo perché attratti dal brand, non si ragiona sul fatto che il lavoro intellettuale, che porta a valutare, a discernere, a sintetizzare e analizzare, ha un suo valore che non può essere ulteriormente svilito.

Per questo c'è da sperare che la locandina di Castellammare di Stabia sia solo una boutade. In caso contrario, sarebbe un fulmine in un cielo da tempo tutt'altro che sereno. Se un capo di abbigliamento in saldo può essere un ottimo affare, ciò non si può dire per l'informazione, che non può essere paragonata a un prodotto commerciale e già vive, non solo nel nostro Paese, una delle stagioni più nere. Un tema sul quale torneremo nei prossimi giorni.

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