Magazine Solidarietà
La giornata è stata istituita con una risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che nel 2000 ha voluto far coincidere il Giorno del Rifugiato con il Giorno del Rifugiato in Africa.
La Convenzione di Ginevra , sottoscritta il 28 luglio del 1951, ha sancito, con l'impegno degli Stati sottoscrittori (sono 147 gli Stati che hanno aderito alla Convenzione o ai successivi Protocolli), il principio della protezione internazionale di chi fugge dal proprio paese e non può rientrarvi per paura di essere perseguitato.
Solo negli ultimi mesi sono almeno 6 le nuove emergenze profughi nel Mondo, alcune delle quali quasi ignorate dalla stampa: quella della Costa d'Avorio (a seguito degli scontri post elettorali) che coinvolge oltre 500 mila profughi (ci cui 300 mila sfollati interni), quella del Kirghizistan, a causa degli scontri nel Sud del paese (decine di migliaia), quella del Sudan, a seguito degli scontri ad Abyei (oltre 100 mila persone coinvolte), quella del Pakistan, a causa degli scontri tribali al Sud (38 mila i profughi), quella della Libia, a causa della guerra civile e del successivo intervento internazionale (oltre 500 mila) e recentemente quella della Siria a seguito della repressione del regime.
Proprio in questa giornata si riaccendono le polemiche sull'accoglienza dei profughi in Italia, perchè mentre l'azione dell'Alto Commissariato, delle Organizzazioni Internazionali (governative e non) e dei Volontari è intensa e di grande responsabilità e umanità in tutto il mondo, non si può dire altrettanto degli atteggiamenti dei governi, soprattutto di quelli Europei.
Purtroppo quando qualcuno scappa dal proprio paese pensa solo a fuggire, lasciandosi dietro la propria vita, i propri averi, ma anche il lutto, il dolore e l'orrore. Certo non pensa a dove andrà. Purtroppo vi sono esperienze di profughi che non sanno, a distanza di decenni, se mai torneranno nelle loro case o comunque nella loro patria. E' il caso degli oltre 2 milioni di profughi fuggiti da genocidio del Ruanda nel 1994 o dalla guerra civile in Somalia a partire del 1991.
Vi è un popolo quello dei Saharawi che è ritenuto il più vecchio gruppo esteso di profughi ancora fuori dai confini del loro stato (quel Sahara Occidentale, che di fatto non esiste) e che vivono (sono circa 200 mila) in un'oasi nel deserto della Algeria. Fuggirono tra il 1975 e il 1980 e mai hanno fatto ritorno.
Dedicare oggi un pensiero a chi scappa dal proprio paese (sono molte le iniziative in Italia e nel Mondo) vuole essere un modo di dare uno sguardo al mondo che offre magnifiche e straordinarie opportunità, ma anche miserie e orrori indescrivibili. Solo la generazione degli ultra settantenni italiani ha vissuto la guerra (che è la causa che percentualmente provoca più rifugiati, soprattutto grandi numeri insieme) ed ha purtroppo un'esperienza diretta del dramma che essa comporta. Proprio dall'esperienza della seconda guerra mondiale nacque l'esigenza di proteggere e assistere i profughi. Noi non possiamo nemmeno immaginare.
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