Magazine Diario personale

Giorno libero con disclaimer

Creato il 17 maggio 2014 da Lavostraprof
Nel mio giorno libero, così sono

Nel mio giorno libero, così sono

Si sa che noi insegnanti siamo fortunati. Abbiamo la possibilità di giorno libero.
La possibilità, per inciso, vuol dire che se il giorno libero, per qualsiasi motivo, nell’orario scolastico non salta fuori, amen. È vero che ormai, il giorno libero è diventato prassi, ma, ripeto, se salta, pace all’anima sua (e chi non ha il giorno libero, si rassegni). Il contratto infatti dice semplicemente che il nostro orario in classe deve essere distribuito in non meno di cinque giornate settimanali. “Non meno” vuol dire che, se per caso, nel fare l’orario, didattico, bellissimo, con equa distribuzione delle materie di studio [*], eccetera, se, dicevo, per caso salta fuori che voi avete due giorni liberi… Niente. L’orario si deve rifare, anche se così viene fuori che al sabato i miei virgulti hanno tre ore di lettere e due di matematica perché quel giorno il collega di musica è impegnato in altra scuola o in altre tre o quattro sezioni. Amen.
Oggi sono quasi mistica, lo avete notato?
Comunque, dicevo che noi insegnanti siamo fortunati perché abbiamo il giorno libero.
Può essere lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì o sabato.
Dipende da come viene l’orario.
Ho delle colleghe che si sono strappate i capelli e alcuni indumenti di vestiario quando non hanno avuto come giorno libero il lunedì, e si sono accorte che non avrebbero più potuto frequentare proficuamente il mercato rionale.
Ho delle colleghe che se non hanno il giorno libero di sabato cadono in deliquio perché non possono preparare il pranzetto al maritino.
Per fortuna che io, al sabato, ho il maritino che prepara il pranzetto.
Marito insegnante? Insegnante fortunello con giorno libero al sabato?
No.
Impiegato.
E cosa fa a casa il sabato?
Be’, lavora fino a venerdì.
Ora che ci penso, anche mia sorella (impiegata) lavora fino a venerdì.
E, to’, anche mio cognato (impiegato), lavora fino a venerdì.
E anche mio fratello, anche lui lavora fino a venerdì.
E mio cugino, e mia figlia, e il marito della mia amica, e…
Insomma, mi avete capito.
Tranne coloro che sono costretti a lavorare tuuuutta la settimana, compreso il sabato (e qualche volta anche la domenica), di gente che ha il giorno libero, ce n’è. Giusto?
Sbagliato.
Quando mia sorella sta a casa il sabato, non ha il giorno libero. Ha il giorno di riposo (mater dixit). E’ vero che lava i pavimenti e lucida i pavimenti e compra le pattine per i pavimenti, ma, essendo il giorno di riposo, va dalla parrucchiera o va via venerdì sera e torna domenica sera nella casa affittata in montagna, così si riposa. Appunto. Tanto ai cani e alla mater do da mangiare io, che non ho il giorno di riposo, ma solo il giorno libero.
Quando mio cognato sta a casa il sabato, non ha il giorno libero, ne approfitta per curare l’orto [**] o per girare in canottiera innaffiando tutto quello che può innaffiare (di solito, la sera: tuoni e fulmini).
Quando mio fratello ha il giorno di riposo, dipinge casa o va per mostre.
Eccetera. Non so se ho reso l’idea.
Invece io ho il giorno libero.

Pane di melica, diverso da quello del mio panettiere, ma famo a capisse, eh?

Pane di melica, diverso da quello del mio panettiere, ma famo a capisse, eh?

Perciò, essendo libera come l’aria [***], nel mio ultimo giorno libero:
- Sono andata in panetteria alle otto meno dieci a prendere il pane per la mater; dice: potevi andare più tardi. Rispondo: no, perché vuole un pane speciale (di melica), che verso le otto e già quasi finito;
- Sono andata in posta per la sorella, anche se la posta apre alle otto e mezza, perciò vai a casa e torna; dice: ma non poteva andarci la sorella? Rispondo: no, perché lei “lavora” e sabato è il suo giorno di riposo, poverina;
- E comunque in posta sono andata alle nove, così, al ritorno, mi sono fermata in farmacia per la figlia e il cognato (che, lui, lavora, e il sabato riposa, come giusto);
- Dato che andavo in posta, ne ho approfittato per caricare la lavatrice, che intanto andava;
- Alle undici, ho accompagnato la mater dalla parrucchiera, perché la mater non cammina troppo bene dopo i due bacini [****] e prende appuntamento dalla parrucchiera il venerdì, perché il sabato ci sono le nipoti a casa, che si devono riposare, invece io no, ho il giorno libero;
- Dopo pranzo, ho fatto il giro dei veterinari per il gatto, portando volantini a destra e a manca, anche nel negozio di pasta fresca (perché i figli piangono per il micio, ma non si schiodano);
- Al ritorno, sono riuscita a scaricare la lavatrice e a stenderne metà;
- Poi sono andata al corso di aggiornamento, perché l’ho messo di venerdì, altrimenti non riesco a farlo;
- Alla sera, essendo il mio giorno libero, ne ho approfittato per correggere almeno un pacco di verifiche, mentre cuoceva il minestrone e altro;
- Dopo cena, ho continuato col pacco di verifiche, e quando proprio sono arrivata al punto in cui una non capisce più se davvero gli ebrei fossero ariani, mi son fatta un giro di lavaggio pavimenti.

Vero è che oggi, sabato, sono andata a scuola con un solo pacco di verifiche corretto, e il registro in alto mare, e le relazioni nemmeno abbozzate, ma vuoi mettere la soddisfazione?
Io ho il giorno libero e voi no.

Disclaimer
[*]Ora, va detto che un orario così è difficilissimo da far saltar fuori, anche a lavorarci tutta l’estate, soprattutto da quando la diminuzione delle ore delle discipline in classe ha fatto sì che ci siano colleghi che devono essere presenti in nove, dieci o undici classi; se aggiungete la razionalizzazione e i tagli agli organici, ci sono colleghi che hanno nove, dieci o undici classi ma in scuole diverse.
Onde per cui l’orario diventa il puzzle dove sistemare le ore non in base alla didattica, ma in base ai vuoti lasciati dalle altre scuole (o viceversa: le altre scuole sistemano in base ai vuoti lasciati da noi)
[**] che io non posso curare perché quando ho zappato e preparato la terra e piantato, mia sorella mi ha detto che avevo zappato e piantato troppo vicino ai suoi fiori.
[***] i quattro pacchi di verifiche, non essendo visibili ai più, non contano; i sette fascicoletti di lezioni differenziate di storia, essendo incomprensibili ai più, non vengono considerati; il cambio degli armadi, essendo che lo fa anche mia sorella, non fa testo, eccetera.
[****] Chi mi lesse, sa che intendo rottura di ossa e non gentile e affettuoso omaggio. Tanti bacini a voi, per dire, non sono i bacini della mater.



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