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Giovanna D’Arco, radici umili e volontà d’acciaio

Creato il 14 ottobre 2013 da Tipitosti @cinziaficco1

Quando le radici sono umili, la volontà è d’acciaio.

E’ nata a Domrémy, in Lorena, nel 1412, quando la Francia, a causa di feudatari intenti a superare il potere del proprio Re e fomentati dalla Monarchia inglese, l’avevano piegata e piagata da 50 anni di subbugli e guerre interne.

Giovanna D’Arco, radici umili e volontà d’acciaio
Non è servita istruzione alcuna, lei era analfabeta. Non è servito nessun eroe, suo padre era un semplice contadino. Quando fu processata per eresia (Rouen 1431), ha raccontato di essere stata guidata da voci celestiali. Qualche maligno dice che si era persuasa di essere stata prescelta da Dio. Particolare poco rilevante In realtà: lei ha cambiato un pezzo di storia!

Qualcuno s’è mai chiesto cosa ne sarebbe stato di quel lasso di tempo della Guerra dei Cent’anni? Chi poteva dirlo che da una ragazza caritatevole, che spesso donava il suo giaciglio ai senzatetto, sarebbe cambiata una parte del percorso storico?

Guidata dalla fede, volle fortissimamente difendere il suo popolo, la sua terra!

Fu data come promessa sposa ad un giovane, ma rifiutò e questi la citò in giudizio dinanzi al tribunale episcopale che, fortunatamente, le dette ragione, dal momento in cui non c’era mai stato il suo assenso. Uomini! E’ risaputo che non accettano un rifiuto.

Lei di contro, fece voto di castità finché fosse piaciuto a Dio. Sì proprio così! Da quel momento in poi, davanti a se,solo libertà d’azione. Riuscì a convincere anche i suoi genitori e fu aiutata da uno zio. Dunque, sfatiamo la storia dei parenti serpenti. Durand Laxart questo il nome, riuscì a metterla in contatto con il capitano Robert De Baudricourt (Maggio 1428).

Costui era il classico fusto della ‘Piazzaforte’ … quando la vide arrivare e dopo averla ascoltata, la mandò via a suon di rimbrotti ed offese. Sì, era folle e pertanto doveva tornarsene a casa! Ma Giovanna non si perse d’animo e ci tornò altre due volte, più convinta e decisa che mai. Nel frattempo la sua popolarità cresceva ed il consenso tra il popolo aumentava sempre più. Forse per questo e con la paura di inimicarsi la gente, il capitano accettò e le affidò una scorta che la accompagnasse dal Sovrano. Per arrivare alla Corte di Carlo VII, ci vollero giorni e giorni di duro viaggio.

Il 22 febbraio del 1429, ci fu la partenza per Chinon; l’arrivo seguì nella prima quindicina di marzo. Seguirono altri giorni d’attesa e finalmente ci fu l’incontro. Alla presenza di ben trecento nobili, senza indugio alcuno, inginocchiatasi, sostenne che era lì per volere di Dio. Suo era il compito di salvare il Re ed il suo reame. Caos! Ovviamente chi le credeva? Il ‘Gentil delfino’ come lei amava chiamarlo (unico sovrano non ancora consacrato e aggiungerei anche un po’ sfigato), non fidandosi, la sottopose ad esami in materia di FEDE. Ecclesiastici di fama con domande a tappeto e lunghi colloqui.

Il resoconto fu eccellente! Non ancora contento, però, la inviò a Poitiers, dove un gruppo di teologi (di quelli tosti), la sottopose ad un lungo esame della durata di tre settimane. Eccelse anche qui. Fu così che la donzella ottenne di cavalcare senza comando e di accompagnare l’esercito che andava in soccorso ad Orléans.

In realtà le furono affidate le sorti della Francia, cosa non detta, ma che lei sapeva benissimo. In poco tempo riformò la ‘sua’ armata: cacciò le prostitute che erano solite seguire eserciti, vietò i saccheggi, niente bestemmie, niente violenze. Abituò i suoi uomini alla confessione ed uno stile di vita rigoroso che, in seguito, fu preso come esempio da quasi tutte le truppe francesi. Divenne in pochissimo tempo un punto fermo per tutti, pur non ricoprendo nessuna carica. Vestita da soldato ed in groppa ad un cavallo bianco, portava con se oltre alla spada, un vessillo che ritraeva Dio benedicente con incisi i nomi di Maria e Gesù nella speranza di non ammazzare mai un nemico, ma di agire in la Pace. (Cosa da suggerire a molti capi di stato attuali come modus operandi …”in pace e per la Pace”).

Giovanna D’Arco, radici umili e volontà d’acciaio

In pochi mesi lei impavida, a capo del ‘suo’ esercito, liberò Orléans e la Loira (7 luglio 1429), e, sconfisse Enrico VI temutissimo sovrano inglese. Di lì a poco Carlo VII fu consacrato. Vittoria!

Purtroppo questo non bastò a spegnere le ostilità. L’ex Delfino preso dalla sua boria, non fu capace di far seguire un’ azione militare decisiva. Giovanna fu lasciata completamente sola! Organizzò una spedizione sotto le mura di Parigi (8 settembre 1429), fu ferita, ma questo non bastò a fermarla.

Suo malgrado, ebbe ordine dai suoi capitani (quelli che la carica ce l’avevano per iscritto), di abbandonare Parigi; obbedì. Tutto questo non la fermò, però, in seguito.

Nella primavera del 1430, soccorse Compiègne sotto assedio degli aglo-borgognoni, ma fu catturata in un agguato e fatta prigioniera da Giovanni di Lussemburgo, che la cedette come bottino di guerra (vendendola!!!) agli inglesi ed il suo amato ‘Gentil Delfino’, non provò minimamente a difenderla. (Vigliacco e privo di riconoscenza).

Cominciò per lei il martirio nel carcere ed un lungo processo per eresia ed empietà. All’alba del 30 maggio del 1431, fu arsa viva. Testi raccontano che, avvolta dalle fiamme, urlò per sei volte il nome Gesù e nello stesso momento i carnefici proferirono testuali parole: ‘”Siamo tutti perduti, abbiamo bruciato una Santa”.

Giovanna D’Arco, radici umili e volontà d’acciaio

Canonizzata nel 1920 ha un parterre notevole che a lei si è ispirato: Shakespeare, Schiller, Verdi, Listz e Shaw.

A me ricorda tanto un proverbio indiano che cita:  Una mamma che educa un bimbo educa un uomo, una mamma che educa una donna, educa un popolo…

Lei non è stata mai madre, ma la sua ne ha generata una che spiega alla perfezione il contenuto proverbiale.

                                                                                                                                            Lara Di Fonte


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