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Giovanni Giolitti liberale e riformista

Creato il 04 marzo 2014 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Il-Tempo-e-la-StoriaNella puntata de Il tempo e la Storia, in onda su Rai3 e condotta da Massimo Bernardini, il protagonista del racconto televisivo è stato colui che nel bene o nel male, nei primi dieci anni del novecento, ha posto le basi dell’Italia di oggi.

1901 Giovanni Giolitti, entra nel governo Zanardelli, come ministro dell’interno. Da quel momento terrà le fila della politica italiana fino alla vigilia della prima guerra mondiale, nel 1914. Un periodo, dominato, così tanto dalla sua figura da passare alla storia come “età giolittiana”.

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Nascono le maggiori industrie del paese. Si costruiscono ferrovie. Le associazioni si trasformano in statali. La scuola diventa obbligatoria e gratuita fino a dodici anni. Si scava la montagna per il traforo del Sempione. Si conferisce il diritto di voto politico ai maschi maggiorenni, anche se analfabeti. Un’epoca di profondi cambiamenti, dove l’Italia si afferma e raggiunge un livello importante agli occhi del mondo. Ma sono anche gli anni dove fermentano  i miti della destra nazionalista e imperialista.

Insomma, Giolitti è davvero il padre dell’Italia contemporanea?

Emilio Gentile, storico e ospite della puntata, precisa:” Giolitti pensava di creare un’Italia stabile e solida. Una  monarchia più legata al popolo. Governa più di qualsiasi ministro del regno d’Italia,  ma alla fine della sua lunga esperienza politica, il paese precipita nella prima guerra mondiale e poi nel fascismo”.

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Uomo schivo, riservato, di origine piemontese. Orfano di padre ad appena un anno, vive prima a Cuneo, poi a Torino, dove si immerge nel clima risorgimentale senza mai infiammarsi per gli ideali patriottici bellici. Il suo amor di Patria è solido, monarchico, liberale, ma privo di enfasi.  Si trasferisce a Roma per cominciare la sua lunga carriera alla guida dell’Italia. Lavora al Ministero di grazia  e giustizia e a soli 27 anni è capo del Ministero delle Finanze che a quell’epoca è a Firenze, perchè Roma non è ancora la capitale. A 40 anni inizia a muovere i primi passi in politica. Con ventanni di esperienza sulle spalle il burocrate e amministratore sabaudo  approda alla Corte dei Conti e al Consiglio di Stato. Il pragamatismo che trarrà da questa esperienza professionale caratterizzerà tutti i suoi anni alla guida dell’Italia.  Il suo potere nasce in buona parte dalla sua capacità di controllolare, conoscendola, la macchina burocratica legislativa e finanziaria. Fu il leader del nuovo corso liberale che durò dal 1091 al 1914.

L’età giolittiana coincise con il decollo della rivoluzione industriale e si inserì nel momento storico in cui la classe operaria cominciò a far sentire la sua voce. Nel 1901, Giolitti dedicò il suo discorso in Parlamento, proprio al quarto stato: ” Per molto tempo si è impedita l’organizzazione dei lavoratori. Questa tendenza produce il deplorevole effetto di rendere nemiche dello Stato le classi lavoratrici. Le Camere del lavoro sono le rappresentanti di interessi leggittimi e potrebbero essere utilissime intermediarie tra capitale e lavoro. Questa è una nuova funzione che si impone allo Stato moderno”.

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È l’epoca della nascita del Movimento del lavoratori e dei primi scioperi che mandano in tilt le industrie e le città.  Nascono le prime leghe sindacali industriali che si allargano a contadini e braccianti. Nel 1904 i sindacati indicono il primo sciopero generale della storia italiana.

Giolitti è Presidente del Consiglio, e decide di non far intervenire l’esercito per reprimere le proteste. Al contrario lascia che lo sciopero si svolga naturalmente. Ai conservatori che lo criticarono aspramente per l’atteggiamento morbido verso i sovversivi rispose che “gli imprenditori farebbero bene a rassegnarsi a concedere aumenti salariali ai lavoratori”.

Inaugura il nuovo corso della politica liberale, di cui è ispiratore e artefice. Convinto che il progresso industriale, prosperità del paese, avanzamento culturale e miglioramento delle condizioni dei lavoratori fossero processi legati tra loro, e che dovessero passare dalla mediazione dello Stato attraverso un processo di riforme,  trovò forti appoggi nell’ala socialista e si inimicò  tutta la destra animata dallo spirito nazionalista e imperialista.

In un equilibrio delicato, il liberale riformista riuscì ad attuare riforme di carattere sociale, tra le quali:le assicurazioni obbligatorie per gli infortuni sul lavoro;la riduzione a dodici ore dell’ orario lavorativo giornaliero delle donne;l’ elevazione a dodici anni di età minima per l’ occupazione dei bambini;l’istituzione del

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l’ Ufficio del lavoro incaricato di studiare i problemi degli operai;l’istituzione del monopolio statale delle Assicurazioni sulla vita.

Gli uomini sono quelli che sono, in tutti i tempi e luoghi, con tutti i loro vizi, difetti, pensieri e debolezze e il governo deve essere adatto agli uomini. Deve mirare a migliorare, correggere, ma anche’esso è composto da uomini con tutti i loro difetti. Io non sono un conservatore. Vedo troppo chiaro quanto vi è di brutto e di spregevole nell’andamento attuale della politica italiana. Purtroppo non  vi è la scelta, tra il bene e il male ma, fra mali diversi e questo è il lato più triste della politica”. (Giovanni Giolitti)

Contrario alla guerra, fu considerato un traditore della Patria. Si ritirò proprio quando all’orizzonte avanzava un giovane Benito Mussolini. Morì in un’Italia ormai fascista che creò il regime. Il resto è storia.


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