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Giselle: una Tragica Storia d’Amore

Creato il 17 aprile 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Vittoria Averni 17 aprile 2013 Giselle: una Tragica Storia d’Amore

Probabilmente una delle cose peggiori che si possano sperimentare è essere ingannati in amore. Ci si aspetta che la persona amata sia sincera, onesta e le si dà ciecamente fiducia, almeno fino a quando non si scopre che la verità è tutt’altra. Ed è proprio quest’ingenuità universalmente condivisa che caratterizza la protagonista omonima del grande balletto classico Giselle portato in scena al Teatro Massimo Bellini di Catania dalla compagnia dell’Opera Nazionale di Minsk con la direzione artistica di Yury Troyan. È in una bella giornata di festa piena di sole che, come un fulmine a ciel sereno, si svela l’inganno di Albrecht, creduto leale da Giselle con quella genuinità e quel trasporto dei primi amori, una menzogna troppo forte e dura per la piccola ed inesperta ragazza che ne è stremata tanto da impazzire e morire. Tutto il primo atto del balletto fantastico nato dalla penna di Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges e Théophile Gautier e musicato da Adolphe-Charles Adam è incentrato sulla speranza e sul sogno d’amore, sulla promessa di gioia che anima Giselle e con lei tutto il villaggio. La danza dei paesani e i vari passi a due sottolineano l’aria di festa e leggiadra felicità sulla quale aleggia la tensione che presagisce l’inganno. Ed è con trasporto non comune e qualità tecnica che Lyudmila Kudriavtseva interpreta la Giselle innamorata e ingenua, che corre e balla con l’amato Albrecht (Igor Artamonov) e gioca a sfogliare le margherite. Ma ecco che nel momento di più colma letizia precipita nell’abisso della follia e la ballerina sfodera tutto il suo talento interpretativo nell’approfondire e colorare la tragedia: particolarmente intense le scene in cui ricorda i passi a due con Albrecht e mima i movimenti unendoli a corse forsennate fino a cadere a terra esanime.

Giselle: una Tragica Storia d’Amore

Ma sicuramente la parte più lirica, romantica e seducente del balletto è il secondo atto, ambientato nel cimitero di campagna in cui si trova la tomba di Giselle. In questa atmosfera cupa e notturna, resa molto bene nell’allestimento scenografico curato da Vyacheslav Okunev con luci fredde e nebbia artificiale, appaiono le altre grandi protagoniste del balletto, le Villi, anime di promesse spose morte prima del giorno delle nozze, il cui sogno d’amore è rimasto inappagato. Creature tra l’angelico e il demoniaco che nel biancore dei loro abiti e volti seducono come delle crudeli baccanti assetate di vendetta costringendo chi si trova sul loro cammino a danzare fino alla morte. Delle sirene terrestri che, riprendendo temi della cultura slava e tedesca confluiti nel genere letterario fantastico di Heinrich Heine e Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, caratterizzano la seconda parte del balletto con coreografie complesse che esaltano le ottime capacità tecniche del corpo di ballo dell’Opera Nazionale di Minsk. Infatti, il plotone di danzatrici che interpretano le terribili Villi, con movimenti leggeri e quasi impalpabili che denotano grande padronanza della tecnica di ballo sulle punte, sembra aleggiare come una nube e riesce ad alimentare l’atmosfera lunare e sinistra che connota il secondo atto.

Giselle: una Tragica Storia d’Amore

Grande capacità tecnica e interpretativa anche del ballerino Igor Artamonov che rende pienamente visibile l’evoluzione di Albrecht, pentito e disperato per la morte dell’amata Giselle. È inoltre degna di nota l’esibizione di Tatiana Podobedova nel ruolo di Myrtha, la temibile regina delle Villi, specialmente nel rappresentare la freddezza e la sete di vendetta che animano il personaggio con un’ottima mimica facciale. Una performance di grande spessore quella dell’intera compagnia ed in particolare del direttore d’orchestra Nikolai Kolyadko che ha guidato con grande maestria ed eleganza i musicisti del Teatro Massimo Bellini, riuscendo a proporre una convincente versione di un grande classico del balletto che coinvolge lo spettatore con i temi cari al Romanticismo: amore, morte e vendetta.

 

Foto di Giacomo Orlando per il Teatro Massimo Bellini


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