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Giudice USA ordina a Twitter di consegnare i dati di Occupy

Da Ilarius

Il giudice di Manhattan, Matthew Sciarrino, ha ordinato a Twitter di trasmettere i dati di uno dei suoi utenti coinvolti nel movimento Occupy Wall Street, la decisione è stata presa dal giudice dopo che era stata presentata una mozione nel tentativo di combattere un'ordinanza, che obbligava i responsabili di Twitter a consegnare i dati.

Giudice USA ordina a Twitter di consegnare i dati di Occupy


Il suo nome è Malcolm Harris, uno dei settecento attivisti di Occupy che il primo ottobre 2011 a Brooklyn ha fermato il traffico per protestare e sul quale le autorità investigative hanno puntato il mirino.
Malcom Harris, direttore responsabile del sito New Inquiry, ha destato i sospetti degli inquirenti che hanno subito chiesto di poter spulciare tra tutti i post inviati dall' utente tra il 15 settembre e il 31 dicembre e di ottenere anche il suo indirizzo mail e informazioni sulla localizzazione e indirizzo Ip .
Il giudice del Tribunale penale di Manhattan, Matthew Sciarrino, ha deciso che la legge consente di avere accesso ai ‘tweets’, infatti secondo il giudice “La costituzione riconosce il diritto di inviare tweet, ma come molte persone hanno imparato a loro spese, ci sono però le conseguenze di queste opinioni espresse pubblicamente. Quello che viene espresso in pubblico appartiene a tutti”.
A nulla è valso l’intervento dell’avvocato del manifestante, visto che i giudici non hanno dubbi: tutto ciò che viene pubblicato sul sito di microblogging è di proprietà di Twitter. Questo nonostante Twitter ha precisato che "i termini di servizio dicono chiaramente che l’utente mantiene i diritti per tutti i contenuti inviati, postati o visualizzati attraverso il servizio”. 

Inoltre secondo il bilancio del Transparency Report, prima statistica divulgata da Twitter si può notare un moltiplicarsi di questo tipo di richieste nell’anno in corso, infatti, le richieste dai governi nella prima metà del 2012 sono maggiori rispetto all'intero anno 2011.

La decisione del Tribunale penale di Manhattan segna un passo importante nel rapporto tra web, magistratura e libertà di espressione online.
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