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Giuliana De Sio: un Drammatico Notturno tra Pazzia e Solitudine

Creato il 07 gennaio 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Giuliana De Sio: un Drammatico Notturno tra Pazzia e Solitudine

Spettacolo tra i più attesi del cartellone 2014-2015 dell'Ermete Novelli ( Turno D - altri percorsi), ha fatto tappa anche a Rimini Notturno di donna con ospiti, di Annibale Ruccello, scrittore campano scomparso prematuramente nel 1986 all'età di trent'anni. Una scelta, di certo, impegnativa: già Francesco Bellomo, produttore della rappresentazione del 1996 dell'opera, aveva ammesso le difficoltà del testo e la generalizzata ostilità di certi teatri nei confronti della drammaturgia italiana contemporanea.

Notturno di donna con ospiti, datato 1983, parte della trilogia "teatro da camera" del compianto commediografo di Castellammare, è il dramma di Adriana, donna sola, casalinga sposata con un metronotte che non ama, madre di due figli piccoli ed in attesa del terzo. È la storia della solitudine di una casa "residenziale di periferia" ai margini di una metropoli, della routine e dell'alienazione; della quotidianità che riesce ad essere, talvolta, una straziante prigione. In questo contesto, nel torpore di una estate torrida, la notte di Adriana viene movimentata dall'arrivo di una sguaiata compagna di scuola, da un turbolento ex amante e da un misterioso e fascinoso sconosciuto. Gli avvenimenti della casa prendono una piega surreale, sospesi tra ricordi adolescenziali e desideri inappagati, tra paura per la normalità sconvolta ed esaltazione per una situazione tante volte desiderata, tra alcool, carte da gioco, pistole ed ammiccanti giochi di seduzione. Fantasmi, si intuisce da subito, presenti solo nella mente della povera donna, in una tragica costruzione onirica che la porta al delirio, ad uccidere i figli e a rinsavire solo all'arrivo dell'ignaro marito. In uno scenario volutamente studiato per rendere una paradossale idea di leggerezza, tra televisione e sprazzi di comicità, tra canzoni di Marcella Bella e Julio Iglesias ed abiti da sposa.

Giuliana De Sio dà forma e sostanza "ad una nuova Medea, che punisce solo se stessa"

Con interessanti, evidenti, riferimenti al cinema di Scorsese e Kubrick, peraltro confermati nelle note di regia, ed una chiara ispirazione a L'angelo sterminatore di Buñuel, pellicola del 1962 che racconta la surreale notte trascorsa da una famiglia alto borghese in salotto tra ospiti inattesi, greggi di pecore e cadaveri nascosti nell'armadio; così come è impossibile non pensare al recente Carnage (2011) di Roman Polanski, che seppure a tinte meno noir ricorda la natura ambigua e labile dell'essere umano e la farneticante convivenza nello stesso ambiente di quattro persone diverse.

Al centro del progetto del regista Enrico Maria Lamanna, una straordinaria Giuliana De Sio, appropriata per napoletanità e perfetta per energia, trasformismo, presenza; in uno spettacolo che sembra tutto costruito per la sua enigmatica e magnetica sensualità: e non è un caso che il notturno teatrale nasca proprio con lei, con le versioni del 1996 e 2003.

Assieme alla De Sio, sul palco riminese, un rodatissimo cast di grandi attori: Rosaria De Cicco nei panni dell'avvenente gattamorta Rosanna, Luigi Iacuzio ad impersonare Sandro, rude e taciturno ex amante di Adriana, Andrea De Venuti a dar volto ad Arturo, giovane marito di Rosanna e Mimmo Esposito, esemplare nel rendere la rozza superficialità del metronotte Michele. Ed una menzione particolare per Gino Curcione, altra vera anima dello spettacolo, ed esemplare nel dar forma, alternativamente, ai signori Imparato, genitori di Adriana: un ruolo chiave nella tragica vicenda della protagonista, ossessionata dai fantasmi inquietanti di una madre possessiva e di un padre debole e rassegnato.

Con una scenografia, curata da Roberto Ricci, identica alla versione del 1996, che ripropone fedelmente un tipico interno di una modesta abitazione periferica degli anni Ottanta con il mobilio dai colori accesi e le tende sgargianti.

Ed il pubblico, seppure a tratti provato dall'abbondante dialetto napoletano del testo, ha gradito lo spessore umano della De Sio, commossa nel giro dei saluti, e la sua eccezionale performance drammatica nel delineare uno spaccato di vita doloroso e nel dare forma, per citare un commento appropriato all'opera, "ad una nuova Medea, che punisce solo se stessa".

Fotografie di Federico Riva


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