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Giuliano Amato ovvero l'eterno ritorno del sempre uguale

Creato il 07 ottobre 2011 da Dagored
Giuliano Amato ovvero l'eterno ritorno del sempre uguale
Non so se sarà la solita boutade tanto per fare qualche nome e, magari, pure per bruciarlo nel timore che qualcuno possa davvero indicare come nuovo governatore della Banca D'Italia proprio lui, l'ex deputato socialista, ex ministro ed ex di un numero imprecisato di incarichi, Giuliano Amato.
Certo che a volte si ha proprio la sensazione di vivere nel Paese dei Campanelli. Un paese da Operetta, dove tutto scorre allegro e in superfice, con la certezza che in fondo nessuno si farà mai male e che tutto si sistemerà, in qualche modo.
Ecco pertanto sparire e rispuntare sempre gli stessi personaggi, che da decenni si spartiscono i ruoli da protagonisti in questa commedia all'Italiana che diverte tutti, grandi e piccini.
Quando Giuliano Amato divenne Presidente del Consiglio nel 1992, negli Usa il presidente era George Bush Senior, il Presidente francese era Francois Mitterand, mentre in Gran Bretagna governava il consrvatore John Mayor e in Germania il cancelliere della repubblica federale era Helmuth Kol; tutti personaggi che sono oggi fuori dalla vita politica  e si dedicano ad altre attività, compatibilmente con l'età avanzata di alcuni.
Pare che in tutto il mondo (tranne qualche eccezione, come Cuba, dove nel 1992 c'era al governo sempre Fidel Castro) ogni tre lustri circa il personale politico si rinnovi completamente, seguendo i ritmi naturali dell'esistenza umana: non esistono uomini per tutte le stagioni, tranne che in Italia.
Pare proprio che solo dai noi possano esistere tali camaleonti della politica e del resto fin troppo spesso i nostri pensatori e commentatori ripetono la celebre frase che Tommasi di lampedusa mise in bocca a Tancredi Falconeri: "Se tutto deve rimanere com'è, è necessario che tutto cambi". Ma almeno nel romanzo era il giovane Tancredi a salire alla ribalta, pur mantenendo il ruolo e la funzione dello zione, mentre il principe di Salina si ritirava nella penombra. Oggi invece si potrebbe dire che se tutto deve rimanere uguale meglio mantenere tutti gli stessi uomini al loro posto, a meno di scambi di poltrone giusto per fare un po' di ammuina, come dicono a Napoli.
Unica condizione necessaria è mantenere delle buone condizioni di salute, almeno sufficienti per sostenere il ruolo, che è quello che avviene in teatro e nel mondo dello spettacolo, dove solo la malattia può permettere al rimpiazzo del protagonista di debuttare.
Dobbiamo presumere quindi che solo l'età avanzata non ha permesso il ritorno negli uffici di via nazionale da parte di Carlo Azeglio Ciampi.
Del resto il garante per Amato è l'ottuagenario Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, uno che nella sua lunga vita ha avuto modo di passare dalle file del Guf a quelle del Pci e di vedere l'apogeo Staliniano e la fine dell'Unione Sovietica, passando indenne tutte le vicende che hanno segnato il mondo negli ultimi 50 anni.
Una capacità di sopravvivenza politica che accomuna un po' tutti i politici italiani che si sentono in fondo appartenenti ad una specie di confraternita.
Da qui anche l'unanime apprezzamento "bipartisan, che la nomina di Amato alla Banca d'Italia sembra riscuotere: da destra a sinistra Amato è considerato un amico e un politico affidabile, e qualcuno si affanna pure a mondarlo della cattiva frequentazione craxiana ricordando come in quel lontano 1993 il simpatico Topolino, come prese a chiamarlo il satirista Forattini, salvò la Lira con un lavoro attento e scrupoloso, che è dimostrare con i fatti come in questo paese manchi soprattutto l'esercizio della memoria: Amato e Ciampi, in quei frangenti, bruciarono per settimane miliardi e miliardi di lire per sostenere il cambio della Lira per poi essere costretti ugualmente alla svalutazione della moneta, presentando ppoi il conto agli italiani con una manovra da 93miliardi di lire.
La lira l'hanno salvata i contribuenti italiani, non Giuliano Amato.
Giuliano Amato ovvero l'eterno ritorno del sempre uguale
Ma a questo punto c'è poco da sperare in un rinnovamento almeno generazionale della politica italiana e aspettiamoci il ritorno di altre vecchie conoscenze in ruoli istituzionali, compreso quello che occupa il colle più alto.
Per vedere qualche 50enne accedere alle leve del potere i tempi non sono ancora maturi.

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