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Giusy De Nicolo: Porcaccia, un vampiro! e Apocalypse Kebab

Da Sambruno
Giusy De Nicolo: Porcaccia, un vampiro! e Apocalypse Kebab
Solo una cosa, prima di passare ai commenti di questi due romanzi: conosco l'autrice. Le ho già detto quali sono state le mie impressioni dopo la lettura e la Maestrina dalla Penna Rossa, come al solito, non è stata capace di trattenersi dal rompere le pelotas. Lei ha risposto alle mie perplessità, ma non mi ha convinta ^^;
D'altra parte, l'avevo avvertita che sono una scassapalle.
Nei commenti c'è scritto tutto quello che ho scritto a lei, ovvero quelli che secondo me sono i pro e i contro dei romanzi.
ATTO DI DOLORE
Avevo promesso questo post a Giusy almeno un paio di mesi fa... mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. Mi scuso in ginocchio sui ceci per il mostruoso ritardo.
Porcaccia, un vampiro!
Giusy De Nicolo: Porcaccia, un vampiro! e Apocalypse Kebab Ecco, questo è il romanzo mi è piaciuto di meno: l'ho trovato carino, ma niente di più. Un esordio che si difende bene, nell'ambito del nostro desolato panorama degli esordienti, ma che non mi ha fatto gridare al "caspita, bello!". I personaggi, più che la storia, sono il suo punto di forza.
Andrea e Ludovico sono ragazzi come tanti, anche se uno dei due è un vampiro. Sono entrambi segnati da un dolore che non si può condividere con nessuno, se non con la persona che si ama, la cui presenza è un aiuto, il motivo che spinge a (cercare di) essere forti.
Ci si affeziona facilmente a Ludovico e Andrea.
Io, comunque, ho voluto più bene ad Andrea: per la sua ironia, per quel suo coraggio un po' incosciente che lo spinge prima ad andare a cercare Ludovico per sbatterlo come un tappetino, poi ad andare in suo aiuto. Mi è piaciuto anche per il suo modo di affrontare il vampiro, a viso aperto - nonostante la fifa, e di dargli la tara. E per la sua forza: bello, il suo resistere a oltranza a qualsiasi sfiga, a qualsiasi ostacolo, alla tentazione di alzare bandiera bianca quando tutto diventa semplicemente troppo da sopportare; bello, il suo non fare sconti a se stesso, quando capisce di aver umiliato Ludovico. Sono stata contenta quando, alla fine, si è deciso a fare chiarezza sul suo rapporto con lui.
Quanto a Ludovico, grande personaggio anche il vampiro. Che meraviglia, imbattersi in un succhiasangue diverso dal solito! Non un vampiro del passato, come Dracula. Ma, grazie agli Dei tutti!, nemmeno uno di quei pupattoli con zanne accessorie e con miele al posto del sangue, che infestano gothic e urban fantasy.
Il passato tormentato c'è, ma è un elemento che fa parte della figura del vampiro, quindi niente da dire; ed è stato gestito come si deve, schivando il proiettile del solito bello&seghe mentali addicted da stracciare i cosiddetti.
Ludovico non è superiperultra invincibile, ha le sue debolezze fisiche ed emotive, è molto umano - ho adorato la sua testardaggine, il modo in cui dice ad Andrea di amarlo... All'inizio è quello che dà l'impressione di essere il più debole, quello più succube del suo passato. Ma è Ludovico a ricambiare la forza e il coraggio di Andrea: aprendosi e confidandogli i propri sentimenti e ciò che lo ha segnato, mostra all'altro come sia possibile almeno condividere il dolore con qualcuno di importante, anche se questo non lo rende meno acuminato.
L'interazione tra i due è bellissima, soprattutto man mano che Andrea arriva a capire Ludovico.
Queste sono le cose che mi hanno conquistata.
Non ho sentito molto, invece, quella parte della storia che mette alla prova i due, anche se è lì che ci sono i momenti più forti tra Andrea e Ludovico. E infatti, tolto ciò che succede intorno a loro, quelli mi hanno coinvolta.
L'alchimia tra loro si sente molto; per questo, per me, è anche evidente un certo divario tra la parte di storia legata alla loro evoluzione come personaggi, come amici e come più che amici, e quella legata alla parte più avventurosa.
Per dirla francamente, mi è sembrata piuttosto debole.
Questo è l'unico scoglio che ho avvertito. Solo che ha avuto il suo peso, è quello che ha fatto la differenza tra il "romanzo carino" e il "bel romanzo".
Apocalypse Kebab Giusy De Nicolo: Porcaccia, un vampiro! e Apocalypse Kebab Decisamente migliore rispetto al precedente. Mi è dispiaciuto leggerlo a puntate, perché è uno di quei romanzi che avrei letto volentieri tutto d'un fiato - nelle mie full immersion organizzate: piumino, chipster, M&M's e the caldo a portata di mano, e i miei cani sdraiati al mio fianco.
Quindi, per una volta, tutto bene? Niente da ridire?
In effetti sì, qualcosa ce l'ho. Ma ci arriverò a suo tempo. Dev'essere un tratto distintivo della scrittura di Giusy, mi sa, ma ancora una volta i personaggi sono sicuramente la parte migliore di Apocalypse Kebab.
Alexandra mi è piaciuta un botto, nonostante quel suo porsi come una wonder woman: il fatto è che, a differenza delle Mary Sue di troisiana memoria, Alexandra agisce e parla in un certo modo perché lo richiede il background che ha alle spalle, e perché - essendo quello che è - dimostrarsi meno che forte, meno che combattiva, meno che osso duro può fare la differenza tra il riportare la pellaccia a casa o lasciarla sul campo. E pur essendo forte e allenata, ne prende tante da ridursi a uno scassume. Quindi, up!
Di lei mi hanno divertita la sua ironia feroce e il suo modo di rivolgersi a Tamel, la sua passione per il lavoro a maglia e il suo affetto per Radicchio: questi sono gli aspetti che me l'hanno fatta trovare simpatica. È il tipo offre che al mondo un'apparenza solida, tenendo nascosto il suo lato più fragile e "bisognoso di coccole".
Anche lei, come Andrea e Ludovico, condivide parte di sé con gli amici e compagni di lotta - una manica di outsider, schizzati, adorabili, scapestrati... tranne un paio - ma concede tutto solo alla persona che ama.
Anche qui, l'incontrarsi di due solitudini fa sì che entrambe trovino la forza di sottrarsi a quello che sembra un destino già segnato.
La differenza è che Alexandra dice no fin da subito. Tamel, invece, deve prima scoprire e conoscere tutto ciò che perderebbe se continuasse sulla strada del "faccio quello che faccio perché devo, anche se non mi piace affatto" e del "vorrei, ma non posso".
E quando dico che deve prima scoprire e conoscere, lo intendo proprio letteralmente. Tamel ha avuto poco, in vita sua, e molto di quel poco non lo si può definire bello.
L'Arconte è, a sua volta, un personaggio riuscitissimo. Che ci sia una sostanziale discrepanza tra ciò che il lettore viene a sapere di lui tramite i Column e quello che vede (l'episodio dei cani! Okay, boccaccia chiusa), fa capire che le cose non sono affatto come sembrano.
Tamel colpisce tanto quanto la più tosta Alexandra e, alla pari di tutti i personaggi di Giusy, ancora una volta anche a livello di dettagli - come quello della posizione della testa che suggerisce timidezza.
L'unica cosa è che, per quanto forte, non l'ho mai percepito come una minaccia - per quel suo essere così pacato e tranquillo in ogni scontro, per quel suo tirarsi indietro.
Stessa cosa per quanto riguarda gli altri Inferenti, che comunque si vedono pochissimo.
E qui si viene alle dolenti note.
La minaccia rappresentata dagli Inferenti io l'ho sentita solo perché i Column ne discutono e ne fanno d'ogni per evitarla ma, a conti fatti, quando ci si trova davanti questi pericoli ambulanti... non succede niente. O meglio: succede, ma il lettore non ne è partecipe, e questo è dovuto solo in parte al fatto che l'Arconte e gli Inferenti non sono i soliti Kattivi luridi e fetenti che fanno un mucchio di scena nel liberarsi dei buoni.
A me, come lettrice, non basta che mi si dica: questi sono gli antagonisti e sono pericolosi. Io voglio vederlo! Invece, la morte di uno dei compagni di Alexandra avviene fuori scena e l'unico scontro diretto con un Inferente si conclude in una bolla di sapone.
L'impressione è che in Apocalypse Kebab, come in Porcaccia, ci siano più i personaggi che la storia. Però, rispetto a Porcaccia, la storia che c'è è più avvincente - imho - e fa il suo dovere. L'ho divorata, mi ha lasciata con la voglia di continuare e vedere come e quanto si sarebbero incasinate le cose per Alex, Tamel e il resto del mondo e poi...
E poi niente.
Ero lì, che divoravo una riga via l'altra, e smaniavo di sapere cosa avrebbe fatto Tamel e come ne sarebbero usciti quei due come coppia (a proposito: Alexandra che chiama Tamel "Figadoro" è spettacolare!) e come se la sarebbe cavata Radicchio... e nel giro di due paginette, il romanzo finisce.
Qui non si tratta di volere lo spiegone. Quel che accade si capisce. Solo che è tutto narrato così di fretta d'avermi lasciata a bocca asciutta. L'epilogo non mi ha dato nessuna soddisfazione e questo è un gran peccato. È l'unica cosa che mi ha dato veramente fastidio.
Ciò non toglie che Apocalypse Kebab sia un bel romanzo: divertente, trascinante. Leggerlo è stato un vero piacere.
In definitiva, quel che posso dire di questi due romanzi è: ma avercene di più così, cazzarola!
E scusate se poco.

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