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gli amanti passeggeri

Creato il 22 marzo 2013 da Albertogallo

LOS AMANTES PASAJEROS (Spagna 2013)

locandina gli amanti passeggeri

Una commedia di Pedro Almodóvar a sfondo sessuale in cui tanti personaggi si ritrovano in un unico posto e la cui vicenda si svolge nell’arco di poche ore. Donne sull’orlo di una crisi di nervi? No, purtroppo stiamo parlando soltanto di Gli amanti passeggeri, che al capolavoro del 1988 vorrebbe rifarsi, ma con risultati parecchio deludenti.

La storia ruota intorno a un volo aereo Madrid-Città del Messico, fermo però sopra i cieli di Toledo per il guasto a un carrello. In attesa di un atterraggio d’emergenza si consumano le vicende familiari, amorose e sessuali di passeggeri, piloti e assistenti di volo. I veri protagonisti del film sono proprio questi ultimi, tre gay dalle caratteristiche comportamentali (definirli checche istriche col vizio di alcol e droga sarebbe politicamente scorretto?) e somatiche (sono tutti e tre bruttarelli e ben poco atletici) marcatamente caricaturali che, rimpinzando piloti e passeggeri di alcol e mescalina, scatenano in loro le reazioni più impensate.

È tutto piuttosto futile e stupidino in questo film, il cui momento tristemente più significativo è forse il (lunghissimo) balletto che gli steward improvvisano sulle note di So excited! (tra l’altro una delle canzoni più brutte della storia della musica): divertente, certo, scanzonato, ironico, ma completamente inutile e scollegato dalla pur esile trama del film, tanto da dare l’impressione di essere una scena aggiunta all’ultimo momento per scatenare nel pubblico qualche risata in più.

Per il resto è sempre il solito Almodóvar: fotografia dai colori molto accesi, personaggi dalla sessualità iperbolica e priva di limitazioni di genere, linguaggio colorito e una schiera di attori ben noti agli amanti del regista spagnolo (Cecilia Roth, Lola Dueñas, ma anche piccole parti per Penélope Cruz e Antonio Banderas).

Delusione. Ma c’era da aspettarselo, conoscendo la carriera del regista, che da anni, ormai, alterna pellicole svogliate o ben poco riuscite (Gli abbracci spezzati) ad altre che sono capolavori o giù di lì (Volver, La pelle che abito). Insomma, c’è da ben sperare per la prossima volta.

Alberto Gallo



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